Tramonto vaticano
di Filippo Gentiloni (il manifesto, 21.11.2010)
In questo periodo tutte le librerie sono piene di libri sul Vaticano e sul papato: come al solito, sia favorevoli che contrari. Ma i contrari abbondano, forse più che nel passato. Se ne può citare qualcuno, fra i più noti: «La sfida oscurantista di Joseph Ratzinger» di Paolo Flores d’Arcais (Ponte alle Grazie) e «C’era una volta un Vaticano» di Massimo Franco (Mondadori).
Soprattutto quest’ultimo mi sembra significativo. Si chiede perché la chiesa sta perdendo peso in Occidente e risponde: «Investito dagli scandali, travagliato dalle lotte di potere, sfidato dal relativismo e dall’indifferenza, quale Vaticano riemergerà dalla grande crisi dell’Occidente?». Si noti: gli scandali vengono sottolineati ma non enfatizzati, mentre la crisi del Vaticano viene studiata nel quadro generale della crisi di tutto l’Occidente.
Il testo di Franco misura il peso e la crisi del Vaticano con la bilancia della novità di Obama negli Usa e nel mondo. «Un po’ alleati, ma un po’ alieni». Anche se i vescovi americani erano - e sono - divisi fra repubblicani e democratici, l’Osservatore Romano è sembrato a Franco eccessivamente schierato pro Obama.
Interessante anche il capitolo riguardante l’Italia, con un titolo significativo: «Italia, cattolici senza politica». La Democrazia cristiana è lontana, come è lontana l’idea di un Vaticano onnipotente. Nei decenni postdemocristiani si prepara l’egemonia berlusconiana. Il premier diceva, infatti: «Ho promesso collaborazione e credo che questa ci sarà, perché i valori della tradizione e della cultura cristiana mi appartengono . Quindi procederemo su una strada di collaborazione e di vicinanza».
Negli anni più recenti, Franco osserva la crisi dell’episcopato italiano: «Cattolici senza casa». Mentre la gerarchia è politicamente subalterna, di fatto, a un centrodestra nel segno di Berlusconi e di Bossi. «È il tramonto di un ceto politico cattolico sempre meno rappresentativo e sempre più estraniato».