ISTITUZIONI
Napolitano, monito al governo
"Il Parlamento è compresso"
Il capo dello Stato accompagna la firma della legge incentivi con una lettera al presidente del Senato e ai presidenti del Consiglio e della Camera. I contenuti del decreto, scrive il presidente della Repubblica, modificati "nel corso dell’iter di conversione". "Basta fiducia su maxiemendamenti". "A rischio equlibri costituzionali". "Firmo solo per la lotta all’evasione" *
ROMA - Nuovo, duro richiamo di Napolitano all’esecutivo. Il presidente della Repubblica ha accompagnato la firma al dl incentivi con una lettera indirizzata al presidente del Consiglio e a quelli di Camera e Senato, con al quale mette nero su bianco i rilievi alle modalità dell’iter di conversione. Un modo per ribadire tutte le sue perplessità sull’alterazione degli equilibri e delle prerogative degli organi costituzionali. Nella lettera, Napolitano sottolinea di aver apposto la sua firma sul decreto per evitare la decadenza di "disposizioni di indubbia utilità", come quelle relative al contrasto dell’evasione fiscale e al reperimento di nuove risorse finanziarie. Appena ricevuta la lettera, il presidente del Senato, Renato Schifani, ne ha trasmesso copia ai presidenti dei Gruppi parlamentari di Palazzo Madama.
Scrive Napolitano che "il decreto legge, che nella sua formulazione originaria conteneva disposizioni riguardanti esclusivamente la repressione delle frodi fiscali, la riscossione tributaria e incentivi al sostegno della domanda e delle imprese, nel corso dell’iter di conversione è stato profondamente modificato, anche mediante l’inserimento di numerose disposizioni estranee ai contenuti del decreto e tra loro eterogenee".
Tale tecnica, ricorda il capo dello Stato, è stata "criticata" sia da lui che dai suoi predecessori. Napolitano dice dunque ancora una volta "no" ai maxiemendamenti approvati con il voto di fiducia che ampliano il contenuto originario dei decreti legge. Tale procedura, sottolinea il capo dello Stato, incide negativamente "sulla qualità della legislazione" ed elude "la valutazione spettante al presidente della Repubblica in vista della emanazione" dei provvedimenti d’urgenza del governo. Inoltre, "si realizza una pesante compressione del ruolo del Parlamento, specialmente allorché l’esame da parte delle Camere si svolga con il particolare procedimento e nei termini tassativamente previsti dalla Costituzione per la conversione in legge dei decreti".
Fin quando non intervengano eventuali modifiche alla prassi e alle norme vigenti, "si impone un richiamo al senso di responsabilità del Governo e del Parlamento - aggiunge Napolitano -, in particolare dei gruppi di maggioranza, affinché non si alterino gli equilibri costituzionali per quel che riguarda i criteri per l’adozione dei decreti-legge e i caratteri di omogeneità che ne devono contrassegnare i contenuti, nonché sotto il profilo dell’esercizio delle prerogative del presidente della Repubblica".
Il presidente della Repubblica confida che "Parlamento e governo converranno sulla fondatezza dei rilievi di carattere generale che ho ritenuto di sottoporre alla loro attenzione, nonché di quelli concernenti specifiche disposizioni del provvedimento da me oggi promulgato, anche apportando, nei modi opportuni, possibili correzioni".
* la Repubblica, 22 maggio 2010