La Chiesa cattolica ha bisogno di riforma totale
di mons. Pat Power, vescovo ausiliare di Camberra
in “Koinonia-Forum” - n. 204 del 9 maggio 2010
originariamente pubblicato in “The Times Camberra” del 23 aprile 2010
L’attuale crisi che affronta la Chiesa cattolica, e che deriva dall’abuso sessuale, è probabilmente la sfida più grave che la Chiesa deve affrontare dopo la Riforma del 16° secolo. La risposta in primo luogo deve essere chiaramente concentrata sulle vittime di tali abusi, le loro famiglie e le altre vittime secondarie. Il fatto che reca danni incalcolabili alle persone innocenti e ha conseguenze di lungo termine in molti casi deve essere chiaramente ed onestamente riconosciuto. Io sono contento che ogni sforzo sia fatto a riguardo della giustizia per le vittime e che siano state adottate tutte le misure possibili per ottenere la guarigione e per la riparazione alle vittime.
Nel rispondere alle forme di abuso sessuale all’interno della Chiesa non è sufficiente concentrarsi sul peccato e il fallimento dei colpevoli di abuso. Non è solo una questione del pentimento individuale, ma è necessaria una riforma sistemico-totale delle strutture della Chiesa. Un ambiente ecclesiastico che ha consentito tale comportamento aberrante non può più essere tollerato.
Il Vescovo Geoffrey Robinson, nel suo libro “Confronting Power and Sex in the Catholic Church” del 2007, è giunto alla convinzione incrollabile che all’interno della Chiesa cattolica ci deve essere assolutamente un profondo e duraturo cambiamento. Difficilmente passa un giorno senza che senta un grido dal cuore per tale cambiamento dal popolo che ama veramente la Chiesa, giovani e vecchi, uomini e donne, laici, sacerdoti e religiosi. Durante questo Anno Sacerdotale, molti dei miei colleghi in tutta l’Australia chiedono a gran voce una leadership credibile da parte della gerarchia che si senta coinvolta coinvolge al di là di semplici parole. Sono certo che tali richieste si sentiranno ripetere quando il Consiglio Nazionale dei Sacerdoti si riunirà a Parramatta il prossimo luglio.
Eppure, spesso le persone sentono che nessuno ascolta le loro preoccupazioni. I Gruppi che invocano la riforma sono regolarmente respinti come fomentatori di disordini con poco amore per la Chiesa, mentre in realtà i loro cuori sono spezzati per la Chiesa, perché vedono che la Chiesa si sta allontanando sempre più dal messaggio di Gesù. Forse questa crisi che ci ha portato tutti noi di rinvenire ai nostri sensi.
Nel 1996, ho tenuto un discorso nel quale ho espresso le mie speranze per la Chiesa Cattolica.
Erano :
una Chiesa più umana
una Chiesa più umile
una Chiesa meno clericale
una Chiesa più inclusiva (e quindi veramente più cattolica)
una Chiesa più aperta
una Chiesa che trova l’unità nella diversità
una Chiesa che scopre la sua intera tradizione
una Chiesa che riflette realmente la persona di Gesù e dei Suoi valori.
Ho ribadito queste speranze molte volte, anche al Sinodo dei Vescovi dell’Oceania a Roma nel 1998 alla presenza di Papa Giovanni Paolo II, del futuro Papa Benedetto XVI e dei miei fratelli vescovi. Certamente tali aspirazioni sono ancora più urgente oggi.
Il Concilio Vaticano II (1962-65) chiamato da Papa Giovanni XXIII ha fornito molte opportunità di riforma dando importanza ai laici come parte del popolo di Dio, impegnandosi con il mondo contemporaneo, le altre Chiese e le Religioni non-cristiane, promuovendo la libertà religiosa, incoraggiando una maggiore partecipazione alla liturgia, consentendo a tutti di avere un rapporto più profondo con Dio. Purtroppo, in questi giorni noi siamo probabilmente più circospetti quanto agli “eccessi che derivano dal Concilio Vaticano II" e avvertiti quanto alla necessità di una "riforma della riforma" riguardo alla liturgia o alla “re-interpretazione del Concilio Vaticano II”.
La riforma di cui la Chiesa ha bisogno oggi richiederà molto di più che contentarsi di "ritoccare i bordi". Le questioni che riguardono la natura autoritaria della Chiesa, il celibato obbligatorio per il clero, la partecipazione delle donne nella Chiesa, l’insegnamento sulla sessualità in tutti gli aspetti non possono essere ignorati (messi da parte).
L’ascolto deve essere un elemento chiave della riforma e, alle volte, ciò richiederà ascoltare verità sgradevoli. Occorre riconoscere che tutta la saggezza non risiede esclusivamente nell’odierna leadership tutta maschile della Chiesa e che la voce dei fedeli deve essere ascoltata.
A Pasqua ho fatto notare che erano in gran parte i discepoli di Gesu’ di sesso femminile che stavano presso di lui al Calvario, che Maria Maddalena è stata la prima testimone della risurrezione e che avrebbe potuto legittimamente essere chiamata apostolo, essendo lei incaricata di portare la buona novella ai altri seguaci di Gesù.
Mi sono domandato ad alta voce se la Chiesa sarebbe nel suo stato attuale di crisi se le donne avessero fatto parte del processo di decisione nella vita della Chiesa. Ci possono essere delle persone pronte a discutere il mio punto di vista, ma vorrei riaffermare che vi è un intero corpo di fedeli cattolici che dicono "ne ho abbastanza" e che tutti noi dobbiamo cogliere questa occasione per permettere alla Chiesa di essere al meglio di sé nel portare il messaggio di Gesù ai suoi membri e al resto della società.
Pat Power
Vescovo ausiliare di Canberra-Goulburn/Australia
tradotto da P.Claudio Saldanha op.