Contro la barbarie la nonviolenza
di Giovanni Sarubbi
Sugli attacchi israeliani alla striscia di Gaza *
L’attacco di Israele contro la striscia di Gaza è l’ennesima barbarie di una guerra che dura da 60anni. Sessant’anni sono per qualsiasi uomo un tempo enorme, quasi un’intera vita. Rimanere in guerra per così lungo tempo stravolge completamente la vita, fa perdere qualsiasi umanità, distrugge qualsiasi possibilità di ritornare ad una vita pacifica in tempi ragionevoli. Troppi lutti e dolori ci sono stati per pensare che essi non abbiano strascichi duraturi. Ogni guerra getta le basi per quella successiva, per le vendette e le contro vendette in una spirale senza fine. E’ ora di dire basta, di fermare tutti gli eserciti, di deporre le armi, di cercare l’incontro con l’altro popolo.
Non è umano chi bombarda indiscriminatamente le città. Al momento in cui scriviamo le agenzie parlano di oltre 200 morti e quasi mille feriti gravi. E fra queste vittime innocenti centinaia sono i bambini. Che umanità è quella che distrugge i bambini? Può dirsi civile e democratico un paese che fa strage di bambini?
Ci chiediamo come sia possibile continuare in questo modo. Come sia possibile pensare, con i moderni mezzi di distruzione di massa, di condurre una guerra e vincerla, visto che questi mezzi di distruzione inquinano irrimediabilmente il terreno, l’aria, le acque che vengono colpite. Le guerre sono tutte assassine, ma distruggere e rendere inutilizzabile per le generazioni future persino quello che potrebbe essere il bottino della guerra non è solo una cosa criminale, ma è anche una grande stupidità. E’ noto, infatti, che Israele ha usato e continua ad usare nuove e sofisticate armi che inquinano e distruggono in modo mai visto finora. Qual è l’obiettivo, quello di desertificare la striscia di Gaza, distruggere i suoi abitanti e renderla inabitabile per i prossimi mille anni? E a che cosa serve una simile mostruosità?
Lo Stato di Israele è nato 60 anni fa per dare una patria agli ebrei perseguitati dall’occidente cristiano. A distanza di 60 anni si può ben dire che quel progetto non solo era una follia per come è stato realizzato e per l’ideologia che lo ha ispirato, ma esso è completamente fallito e la strage odierna ne è l’ennesima conferma. Che Stato è quello che è costretto ad essere perennemente in guerra con i suoi vicini o con una parte consistente dei suoi abitanti? Quale pace e quale sicurezza può garantire un simile stato ai propri cittadini che vengono per di più da una storia bi millenaria di persecuzioni? Nessuna!
Non ci vuole una grande intelligenza per capire che perseguendo su una strada sbagliata non possono esserci che errori su errori. E la strada della violenza e delle guerre preventive non porta da nessuna parte.
Chiediamo quindi a gran voce la cessazione di qualsiasi azione militare, il ritiro di tutte le truppe e il loro disarmo e l’apertura immediata di negoziati di pace. Chiediamo anche che la popolazione della striscia di Gaza venga aiutata ad uscire dalla situazione drammatica nella quale si trova.
Ma un’altra cosa crediamo sia necessario fare. Fino a quando si risponderà alla guerra con la guerra questa non avrà mai fine. C’è bisogno di dare una risposta nonviolenta alla guerra. E la risposta nonviolenta la possono dare solo i popoli in prima persona quando si muovono tutt’insieme per incontrare gli altri popoli con i quali si sta combattendo, per mettere i propri occhi negli occhi del “nemico” che è l’unico modo per scoprire in loro il volto del proprio fratello.
Ma altrettanto importante è una corretta informazione di quanto avviene in quelle terre ben sapendo che ogni falsità conduce solo a nuove violenze e a nuove guerre. Solo la nonviolenza potrà salvare il Medio Oriente e l’umanità.