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TERRA!!! TERRA!!! PIANETA TERRA: FILOLOGIA E ’DENDROLOGIA’ (gr.: "déndron" - albero e "lògos" - studio/scienza). L’ALBERO DELLA VITA ...

RIPENSARE L’EUROPA!!! CHE COSA SIGNIFICA ESSERE "EU-ROPEUO". Per la rinascita dell’EUROPA, e dell’ITALIA. La buona-esortazione del BRASILE (2005). Una "memoria" - di Federico La Sala.

(...) il “nuovo mondo” che abbiamo costruito dimostra quanto presto abbiamo dimenticato la ‘lezione’ delle foreste, dei mari, dei deserti, e dei fiumi e delle montagne!!!
giovedì 25 aprile 2024
Secondo quanto suggerisce Vitruvio (De architectura, 2,1,3) la struttura del tempio greco trasse la sua origine da primitivi edifici in argilla e travi di legno (Wikipedia)
IL SEGRETO DI ULISSE: "[...] v’è un grande segreto /nel letto lavorato con arte; lo costruii io stesso, non altri./ Nel recinto cresceva un ulivo dalle foglie sottili,/rigoglioso, fiorente: come una colonna era grosso./Intorno ad esso feci il mio talamo [...]"
(Odissea, Libro XXIII, vv. 188-192).
EUROPA. PER IL (...)

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> RIPENSARE L’ EUROPA!!! ---- Arrabbiati. Che cosa succede all’Europa se si spezza la coesione sociale (di Barbara Spinelli)

giovedì 10 maggio 2012

Arrabbiati.Che cosa succede all’Europa se si spezza la coesione sociale

di Barbara Spinelli (la Repubblica, 10 maggio 2012)

"Disperazione sociale": gli storici della Germania nazista danno questo nome, all’ansia che caratterizzò gli anni 30 e sfociò nel nazismo. Disperazione e rabbia per un collasso economico che travolgeva gli averi e le esistenze degli uomini. Disperazione che non tollerava più i corrotti compromessi della politica. Presentendo tempeste, Nietzsche aveva già parlato di un risentimento che come veleno corrode le scale dei valori. Nel Zarathustra, descrive una speciale forma di stanchezza, «che d’un sol balzo vuol attingere le ultime cose, con salto mortale: una misera ignorante stanchezza, che non vuol più nemmeno volere: essa ha creato tutti gli dèi e i mondi dietro il mondo».

È fatta di questo risentimento, la rabbia che si è fatta strada nelle ultime elezioni in Francia, Grecia, Italia, Germania. C’è questa stanchezza di una politica del rigore che colpisce senza aggiustare, e di un’Europa-Leviatano che soggioga senza dare sicurezza. Non sono tutti antieuropei né antipolitici, i partiti nei quali tanti arrabbiati si riconoscono. Ma tutti mettono in questione l’autorità castigatrice che è divenuta l’Unione europea, l’ossessione contabile che la anima. Tutti denunciano il potere anchilosato (l’impotenza, in realtà) di classi politiche che non hanno occhi né orecchie per capire quel che la crisi sta suscitando nelle società, sotto forma di dolori ma anche di speranze, innovazioni, reinvenzioni. Soprattutto le forze centriste sono sotto accusa, ovunque, perché non sono né calde né fredde ma tiepide, e gli arrabbiati vogliono l’estremo. Sono gli orfani dello scontro svanito fra vecchio e nuovo, reazione e cambiamento, destra e sinistra: tutte categorie che il centrismo, le Terze Vie, hanno gettato a mare. È quando questa contrapposizione manca che con un balzo mortale si anela alle ultime cose.

C’è chi si rifugia nei nazionalismi xenofobi, come in Francia e Grecia. Chi vede la salvezza nella fine dell’Euro. I Pirati, in Germania, cercano di presidiare nella crisi la libertà di un’informazione che aiuti i cittadini a conoscere quel che non sanno, a influire sulla politica non ogni 4-5 anni ma in permanenza. La collera imbocca vie diverse ma una cosa le accomuna: il desiderio di una politica che ridiventi lotta, il rigetto di numeri di bilancio assurti a valori supremi, non negoziabili.

Ci sono stati momenti profetici, nella campagna elettorale francese: momenti di acuta coscienza dei pericoli. Uno di questi s’è avvertito quando il centrista François Bayrou ha detto che avrebbe votato Hollande. È stato un inatteso autoaffondamento del centrismo. Bayrou non condivide praticamente nulla della politica economica di Hollande, ma si è esposto perché - ha detto- ritiene che i princìpi repubblicani e democratici siano più importanti delle cifre economiche. Una cosa simile ha detto il gollista Dominique de Villepin: «La sinistra mi inquieta, ma la destra mi spaventa».

Sono momenti profetici perché rivelatori: dicono lo spavento che ti può afferrare quando princìpi sin qui prioritari vengono retrocessi. Dicono le radici di una collera che è stanca della propria impotenza (speculare a quella del potere costituito) e o fugge non votando più, o urla, o s’inventa nemici come lo straniero, o escogita modi non ortodossi di far politica.

Un’economia più espansiva come quella di Hollande inquieta i mercati o i dogmi tedeschi, ma non sarà mai spaventosa come una democrazia che decade, o un popolo che si erge contro la grande conquista che è stata l’unità degli europei, il loro trionfo su se stessi. Keynes l’aveva detto dopo il ’14-18: il castigo economico umilierà i tedeschi, li precipiterà nel baratro.

Le cifre contabili saranno essenziali, ma le costituzioni democratiche ancora di più. Hollande ha vinto perché ha promesso di salvare le istituzioni, lo Stato sociale, la scuola pubblica, la convivenza con lo straniero, e, se non la società affluente, almeno il riparo dall’ingiustizia sociale. A che serve lo Stato, se non a custodire questi progressi? E l’Europa stessa, che nel dopoguerra spense i nazionalismi e costruì il Welfare contro la disperazione sociale: a che serve se si trasforma in un’enorme funesta Equitalia?

Il voto dei popoli dice questo, ai governanti: c’è bisogno di un’altra politica, che includa le persone nei parametri finanziari. Anche perché se entriamo nella logica dei numeri ne scopriremo di mortiferi: 36 suicidi in Italia dall’inizio del 2012, più di 1750 in Grecia dal 2009. Anche il suicidio causato dalla crisi è sete di estremo.

Ripensare l’Europa non può che partire da questa protesta, tutt’altro che omogenea. La rivolta di Grillo non ha nulla a vedere con la destra di Marine Le Pen. La sinistra radicale in Grecia chiede un’Europa diversa e non vuol uscire dalla moneta unica. I Pirati tedeschi prendono voti a sinistra come a destra, e conducono una battaglia antichissima: la battaglia che emancipa l’uomo dandogli informazione e libertà di giudizio.

Si parla di insolvenza degli Stati, ma esiste anche l’insolvenza della politica: soprattutto di quella moderata, che è stata l’ultima a vedere l’arrivo della crisi e a capirla. La democrazia regge in Francia (mentre è ingovernabile in Italia e Grecia) perché la contrapposizione destra-sinistra è preservata, anche se le linee divisorie mutano col tempo e l’esperienza. Hollande non è andato a caccia di centristi. Ne ha conquistati molti, ma prima si è preoccupato di radunare tutta la sinistra, compresa quella radicale.

Per molti anni, la parola d’ordine in Europa è stata la cultura della stabilità, dell’affidabilità economica. Adesso si tratta di darle una cultura politica: dunque un potere veramente sovrano, un Parlamento veramente europeo, un Tesoro veramente unico. E un’agorà, uno spazio di discussione dove le idee più antagoniste sull’Europa da edificare possano liberamente competere. L’Unione non può sopportare, senza autoaffondarsi, di buttare dalla nave gli Stati deboli, o i partiti e movimenti che chiedono un’Europa differente. Troppo grande e distruttiva è la stanchezza generata dal vuoto di alternative. Troppo spaventosa la collera che ti fa dire, con Rilke: «Alle somme indicibili aggiungi te stesso, e distruggi il numero».


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