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TERRA!!! TERRA!!! PIANETA TERRA: FILOLOGIA E ’DENDROLOGIA’ (gr.: "déndron" - albero e "lògos" - studio/scienza). L’ALBERO DELLA VITA ...

RIPENSARE L’EUROPA!!! CHE COSA SIGNIFICA ESSERE "EU-ROPEUO". Per la rinascita dell’EUROPA, e dell’ITALIA. La buona-esortazione del BRASILE (2005). Una "memoria" - di Federico La Sala.

(...) il “nuovo mondo” che abbiamo costruito dimostra quanto presto abbiamo dimenticato la ‘lezione’ delle foreste, dei mari, dei deserti, e dei fiumi e delle montagne!!!
giovedì 25 aprile 2024
Secondo quanto suggerisce Vitruvio (De architectura, 2,1,3) la struttura del tempio greco trasse la sua origine da primitivi edifici in argilla e travi di legno (Wikipedia)
IL SEGRETO DI ULISSE: "[...] v’è un grande segreto /nel letto lavorato con arte; lo costruii io stesso, non altri./ Nel recinto cresceva un ulivo dalle foglie sottili,/rigoglioso, fiorente: come una colonna era grosso./Intorno ad esso feci il mio talamo [...]"
(Odissea, Libro XXIII, vv. 188-192).
EUROPA. PER IL (...)

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> RIPENSARE L’ EUROPA!!! CHE COSA SIGNIFICA ESSERE "EU - ROPEUO". Per la rinascita dell’EUROPA, e dell’ITALIA. ----- "Ri­pensare il cristianesimo. De Europa" di Vincenzo Vitiello (rec. di Francesco Tomatis).

venerdì 16 maggio 2008

Vitiello: la pretesa di creare il Regno di Dio in terra, negando il rapporto col divino, porta violenza nella storia. Anche nazismo e comunismo sono figli degeneri della secolarizzazione delle radici greco-cristiane d’Europa

Ecco perché la bontà «impazzita» genera mostri e tiranni

di FRANCESCO TOMATIS (Avvenire, 16.05.2008).

Da molti anni e con molti libri il filosofo Vincenzo Vitiello ha percorso e sperimentato una propria personale via ad ap­profondire il cristianesimo: non solo la teologia ma an­che la nuda fede. Mai come nel suo ultimo volume, Ri­pensare il cristianesimo. De Europa (Ananke, pp. 288, eu­ro 16,50), ha tuttavia affron­tato direttamente e ampia­mente il nesso inscindibile, benché spesso contraddito­rio, fra cristianesimo ed Eu­ropa, nonché fra cristianità e grecità e ancora più a fondo fra Grecia e Asia. L’interroga­tivo e la cornice storica da cui Vitiello avvia la sua inda­gine è la conclusione di un’età recente, quella aperta­si nel 1789 e chiusasi con il 1989, cioè fra la Dichiarazio­ne dei diritti dell’uomo e la caduta del Muro di Berlino.

Età del «grande e nobile i­deale dell’autofondazione u­mana della comunità e della storia», la cui più alta teoriz­zazione sta nella concezione hegeliana dello Stato, ideale che tuttavia «non ha retto al­la prova della storia», dimo­strando come «un’ideologia fondata sui valori più alti del­la solidarietà umana sia ca­pace della più spietata op­pressione dei diritti dell’uo­mo ». Il filosofo napoletano dichiara subito la necessità di andare a scavare le radici remote di tale catastrofica tragedia europea. Nazifasci­smo e comunismo non sono che figli, benché degeneri, della secolarizzazione delle radici cristiane e greche del­l’Europa e ad esse dunque occorre volgere lo sguardo interrogativo, «per capire se non si celi proprio in esse quel ’male neces­sario’ che sot­traendosi alla vi­sta ci ha confuso e sviato».

Le prime tracce sono indi­viduabili - secon­do Vitiello - già in quelle teologie della storia che, secolarizzando il cristianesimo di Gesù, ne ri­ducono la carica redentiva, efficacemente attribuita in­vece dal Cristo all’istante stesso, secondo una conver­genza con la riflessione pla­tonica, come ben comprese Kierkegaard. Vitiello indivi­dua in certe interpretazioni delle epistole di san Paolo la originaria pretesa di realizza­re il Regno di Dio in terra, negando il rapporto verticale con il divino in una sua com­pleta umanizzazione e stori­cizzazione. Se si storicizza l’éschaton, facendone un fu­turo programmato, la violen­za entra nella storia come necessaria al bene, senza possibilità, da ultimo, di argi­nare veramente il male.

Se­condo Vitiello non c’è religio­ne senza che il rapporto reci­proco fra gli uomini, la di­mensione comunitaria oriz­zontale, lo stare assieme, sia ad un tempo apertura all’ob­bligo verticale, al divino mai umanizzabile, benché pro­prio umanamente rivelatosi, ma appunto attraverso il pa­radosso, l’antinomia, la lace­razione di cui non può pri­varsi un cristianesimo vera­mente salvifico, non secola­rizzato, umanizzato, annichi­lizzante e annichilito. Un cri­stianesimo evangelico e quindi ecclesiale assieme, che colga il senso giovanneo dell’escatologia: «Viene l’ora ed è adesso» (Gv. 5, 25), è per Vitiello la possibile esperien­za nell’istante della stessa parousía del Dio vivente: uno stare-accanto a tutti gli altri uomini, senza violenze stori­cizzatrici, di fronte all’acco­munante grande mistero. Quello stesso mistero rivela­to sulla croce dal Dio senza braccia nell’abbandono, che è assieme un uomo abbrac­ciante a sé ogni straniero.


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