Dalle origini greco-romane all’apporto essenziale del Vangelo
di Giuseppe Galasso (Corriere della Sera, 18.02.2011)
Periodicamente le «origini cristiane dell’Europa» tornano all’ordine del giorno sia sul piano culturale che, forse, più ancora, su quello politico; e sempre si contrappongono chi crede che quel carattere cristiano sia indiscutibile e chi crede che lo si debba negare; e, come spesso accade in simili casi, è proprio questa contrapposizione a fuorviarne i discorsi. Chiediamoci, piuttosto: la tradizione europea è nata col cristianesimo oppure ha già una sua delineazione precristiana? La risposta si presta a pochi dubbi.
Nell’antica storia mediterranea, e in specie in Grecia e in Roma, hanno le origini e le prime forme, spesso altissime, punti decisivi dell’identità europea. Tali sono lo spirito critico, il razionalismo storico e filologico, la filosofia, concetti basilari dell’etica e della politica (dignità dell’uomo, libertà, democrazia) così come dello spirito religioso, espressioni fondative nella tradizione poetico-letteraria e artistica, un’amplissima terminologia nei più vari campi dello scibile, elementi centrali nella contrapposizione tra Occidente e Oriente, vicende storiche (di Grecia e di Roma) che sono servite poi sempre agli europei da modelli o da materia di riflessione, una mitologia che ha nutrito per secoli l’immaginario europeo...
Una eredità di enorme e determinante spessore, di cui, tra l’altro, anche la radicale rivoluzione cristiana è largamente vissuta. Si può ignorare tutto ciò in qualsivoglia visione del passato e dei «fondamenti» dell’Europa, senza privare le «origini» europee di connotati imprescindibili, e senza, quindi, impoverire fortemente qualsiasi concezione della storia e della realtà europea?
Altra cosa sono, invece, è ovvio, la parte del cristianesimo nella storia europea e il suo contributo a questa storia. Parte e contributo tali che per moltissimi secoli «europeo» e «cristiano» sono stati termini equivalenti e interscambiabili, e le innovazioni e gli sviluppi della civiltà europea si sono largamente modellati nello stampo cristiano.
Sul piano dell’etica, in specie, l’Europa moderna ha ricevuto un’impronta cristiana profonda, indiscutibile (e perciò un pensatore del tutto laico come Benedetto Croce affermava che «non possiamo non dirci cristiani» , mostrando in ciò ben altra intelligenza rispetto ai tanti che, come Bertrand Russell, pensavano che «non possiamo dirci cristiani» ). Cose ovvie, se si vuole, ma non perciò meno meritevoli di essere ribadite; e il discorso sarebbe, così, chiuso, se con quanto si è qui detto non interferissero a fondo altri elementi. Eccone qualcuno.
In primo luogo, il cristianesimo non è mai stato un monolite indifferenziato. Ci sono almeno tre confessioni cristiane in Europa, e in ognuna di esse le differenziazioni interne sono non poco rilevanti.
In secondo luogo, nel corso dei secoli l’Europa ha largamente importato dall’esterno concetti fondamentali e altrettanto differenziati e diversi per la sua identità e per il suo patrimonio storico, morale e culturale. Rilevanti e importanti sono state soprattutto le derivazioni dal mondo dell’Islam.
In terzo luogo, non solo confessioni cristiane e derivazioni dall’esterno non sono blocchi monolitici, ma non sono nemmeno costanti o, all’opposto, dati una volta per tutte, poiché hanno avuto intensità molto varie nel tempo.
In quarto luogo, nella storia europea si è formata una sempre più consolidata tradizione umanistica, laica, scientifica, più o meno lontana da quella cristiana, o anche vicina a essa, o perfino conforme, nella quale è di certo un altro tratto fondante dell’identità europea. E, tutto ciò, a non parlare del crescente processo di secolarizzazione, che ormai da un paio di secoli ha investito l’Europa, e che certo è nato anch’esso dalle viscere della realtà europea e ne è parte costitutiva. In realtà, a ben riflettere, è il concetto stesso di origini a non attagliarsi alla discussione.
Le origini, si sa, sono sempre, per lo più, un mito, anche se dei più essenziali e fondanti nella vita degli uomini. Nell’epoca romantica l’identità, la nascita e lo sviluppo di una realtà e coscienza europea sul fondamento della fede cristiana, e, meglio, cattolica, furono elaborati nelle loro versioni più alte e feconde. È dubbio che la stessa altezza di pensiero e fecondità di svolgimenti abbia o possa avere quella tesi oggi, in un mondo e in un’Europa tanto mutati. Il che non toglie, peraltro, che si debba appieno riconoscere alla tradizione cristiana in Europa il luogo eminente, anche se non monopolizzante, che essa ha avuto, e continua, in altro modo e misura, ad avere.