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TERRA!!! TERRA!!! PIANETA TERRA: FILOLOGIA E ’DENDROLOGIA’ (gr.: "déndron" - albero e "lògos" - studio/scienza). L’ALBERO DELLA VITA ...

RIPENSARE L’EUROPA!!! CHE COSA SIGNIFICA ESSERE "EU-ROPEUO". Per la rinascita dell’EUROPA, e dell’ITALIA. La buona-esortazione del BRASILE (2005). Una "memoria" - di Federico La Sala.

(...) il “nuovo mondo” che abbiamo costruito dimostra quanto presto abbiamo dimenticato la ‘lezione’ delle foreste, dei mari, dei deserti, e dei fiumi e delle montagne!!!
giovedì 25 aprile 2024
Secondo quanto suggerisce Vitruvio (De architectura, 2,1,3) la struttura del tempio greco trasse la sua origine da primitivi edifici in argilla e travi di legno (Wikipedia)
IL SEGRETO DI ULISSE: "[...] v’è un grande segreto /nel letto lavorato con arte; lo costruii io stesso, non altri./ Nel recinto cresceva un ulivo dalle foglie sottili,/rigoglioso, fiorente: come una colonna era grosso./Intorno ad esso feci il mio talamo [...]"
(Odissea, Libro XXIII, vv. 188-192).
EUROPA. PER IL (...)

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> RIPENSARE L’ EUROPA!!! CHE COSA SIGNIFICA ESSERE "EU-ROPEUO". ---- Come favorire l’integrazione dei musulmani di seconda generazione (di Paolo Branca - il coraggio di essere diversi).

martedì 1 dicembre 2009


-  Musulmani di seconda generazione: a Torino si discute su come favorirne l’integrazione
-  La scommessa dei figli- Riuscire a essere moderni senza rinunciare alla propria tradizione

Il coraggio di essere diversi: la sfida dei ragazzi 2G

-  Come favorire l’integrazione dei musulmani di seconda generazione è il tema di un convegno che si tiene oggi e domani a Milano.
-  L’islamista Paolo Branca ci racconta quali sono le sfide dei ragazzi 2G.

-  di Paolo Branca (l’Unità, 1.12.2009)

La seconda generazione di giovani musulmani, nati in Italia o arrivatici in tenera età, non si trovano nella stessa situazione dei loro genitori da nessun punto di vista. Lingua e cultura d’origine sono per loro essenzialmente quelle del Paese in cui sono nati, cresciuti e andati a scuola. Anche se in casa e coi parenti rimasti nella terra d’origine parla- no arabo, l’italiano è l’idioma che conoscono meglio, che approfondiscono e sviluppano nel percorso educativo e del quale si fanno interpeti in varie occasioni verso madri troppo confinate nel ruolo domestico e addirittura rispetto ai padri che ancora sbagliano qualche pronuncia o coniugazione.

La cultura, essendo codificata assai meno rigidamente della grammatica, è un campo di mediazione molto più ampio e variabile. In fondo, ogni famiglia anche italiana, ha propri riti, abitudini, persino tabù propri che i piccoli imparano ad accogliere come un dato di fatto, poco problematico proprio perché condiviso nel ristretto gruppo casalingo, dove il mutuo affetto incide in modo decisivo sull’accettazione reciproca. La religione, specie nelle sue manifestazioni esterne, visibili agli altri e riconoscibili, diventa presto per loro qualcosa su cui decidere: una scelta personale, cosa che nel paese originario della famiglia non sarebbe accaduta in quanto essere musulmani è là la condizione normale della maggioranza, per cui ci si può considerare tali per tradizione e/o abitudine. Non è una differenza da poco.

INDIVIDUO E GRUPPO

Anzi, dato il carattere tradizionalista delle società originarie sono proprio le articolazioni e le gerarchie tra individuo e gruppo a rappresentare il punto di maggior distinzione rispetto a un contesto laico, secolarizzato e moderno.

Quest’ultimo, pur essendo nello stesso Occidente qualcosa di relativamente recente, è ormai a tal punto consolidato da aver profondamente trasformato concetti quali «autorità» e «obbedienza» e forse definitivamente archiviato pratiche conformistiche dipendenti da quello che la gente potrebbe pensare nel caso le sue scelte fossero parzialmente o totalmente in dissonanza da quelle altrui. Non tutti e non sempre colgono l’occasione o accettano la sfida. L’opzione di rimanere ancorati a regole e usi del mondo da cui si proviene e al quale si vuol restare fedeli può anche condurre a concepirsi e porsi come alternativi o antagonisti rispetto al contesto. Ma, inevitabilmente, sarà ancora una volta qualcosa da ridecidere e riaffermare ogni volta soprattutto in quanto individui, salvo casi estremi e molto rari di autoconfinamento totale all’interno di gruppi autoreferenziali.

Non si può tuttavia negare che, con il pretesto del rispetto della loro diversita culturale e religiosa, alcuni adulti pretendono non solo di continuare a vivere come se fossero nel villaggio natio, ma addirittura di polemizzare su cose che in patria avrebbero accettato senza discutere. Qualche papà si rifiuta di parlare con insegnanti donne, relega la propria moglie a svolgere compiti domestici impedendole di uscire e di imparare la lingua locale che l’aiuterebbe invece ad occuparsi meglio dell’educazione e della salute dei figli.

Ciò rischia in qualche caso di favorire nei giovani una sorta di doppia morale, in casa formalmente rispettosa di tradizioni ataviche mai messe in discussione, fuori varie forme di compromesso delle quali quelle assimilazioniste non sono sempre necessariamente migliori di quelle conservatrici: portarsi nella borsa abiti con cui cambiarsi appena fuori dalla portata dello sguardo paterno può preludere a esiti peggiori che un velo autonomamente indossato, per convinzione o per far piacere ai genitori.

Anzi, in questo caso, dover affrontare le non poche riserve dei coetanei e dell’ambiente in un’età delicata dove prevale lo spirito del branco e l’acritico uniformarsi all’ultima moda può perfino produrre effetti positivi sulla formazione di un carattere indipendente più di qualsiasi microgonna portata con disinvoltura. Il coraggio di essere diversi, diversi davvero e per questo magari dileggiati, accettare di essere minoranza non è cosa da poco: tingersi i capelli di verde, mettersi un piercing o tatuarsi come un aborigeno è in fondo molto più semplice.

Nella maggioranza dei casi, di volta in volta e in base al contesto, una continua mediazione viene operata con successo, benché senza escludere qualche scossone che fa parte del naturale «conflitto» generazionale. Riuscire ad essere ragazze e ragazzi moderni, spigliati e persino alla moda senza rinnegare valori e credenze tradizionali è una sfida quotidiana e silenziosa che molti affrontano e superano nella totale indifferenza della società circostante e soprattutto dei media. Eppure è una notizia di non poco conto, oltre che l’unica vera alternativa ai rari ma drammatici casi che sfociano in tragedia, come accade anche a famiglie «nostrane» quando sono lasciate sole.❖


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