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TERRA!!! TERRA!!! PIANETA TERRA: FILOLOGIA E ’DENDROLOGIA’ (gr.: "déndron" - albero e "lògos" - studio/scienza). L’ALBERO DELLA VITA ...

RIPENSARE L’EUROPA!!! CHE COSA SIGNIFICA ESSERE "EU-ROPEUO". Per la rinascita dell’EUROPA, e dell’ITALIA. La buona-esortazione del BRASILE (2005). Una "memoria" - di Federico La Sala.

(...) il “nuovo mondo” che abbiamo costruito dimostra quanto presto abbiamo dimenticato la ‘lezione’ delle foreste, dei mari, dei deserti, e dei fiumi e delle montagne!!!
giovedì 25 aprile 2024
Secondo quanto suggerisce Vitruvio (De architectura, 2,1,3) la struttura del tempio greco trasse la sua origine da primitivi edifici in argilla e travi di legno (Wikipedia)
IL SEGRETO DI ULISSE: "[...] v’è un grande segreto /nel letto lavorato con arte; lo costruii io stesso, non altri./ Nel recinto cresceva un ulivo dalle foglie sottili,/rigoglioso, fiorente: come una colonna era grosso./Intorno ad esso feci il mio talamo [...]"
(Odissea, Libro XXIII, vv. 188-192).
EUROPA. PER IL (...)

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> RIPENSARE L’ EUROPA!!! CHE COSA SIGNIFICA ESSERE "EU-ROPEUO". ---- Una e molteplice - Ripensare l’Europa (pagine conclusive del libro di G.Bocchi - M.Ceruti).

lunedì 1 giugno 2009

Ripensare l’Europa “provincia globale” *

di G.Bocchi - M.Ceruti

Le frontiere esterne dell’Europa e il ruolo dell’Europa nel mondo sono due aspetti della medesima questione. Il mondo, sempre più policentrico, è oggi dominato dalle politiche e dalle strategie di veri e propri attori globali - Stati Uniti, Russia, Cina, India, e forse in un prossimo futuro anche Brasile e Australia. Tali attori giocano a tutto campo, tessono una complessa rete di coopetition (conflittualità, ma anche collaborazioni in molti ambiti) e sono sempre più interdipendenti.

L’Europa è oggi sul punto di diventare a sua volta un attore globale in grado di stabilire rapporti paritari con gli altri attori globali già consolidati. Proprio per questo va in cerca di una politica estera comune e coerente, e di regole di governo atte a superare il particolarismo delle singole prospettive nazionali.

Ma l’Europa potrà raggiungere tali obiettivi solo valorizzando i tratti specifici della sua identità e della sua storia.

Frontiere interne ed esterne del continente europeo sono permeabili. In Europa non si danno spazi, stati, luoghi privilegiati, che incarnino meglio di altri valori comuni, staticamente intesi, che sarebbero definitori della civiltà europea. Se oggi molti valori sono effettivamente condivisi dalla gran parte degli stati e dei popoli europei è perché sono stati elaborati insieme, attraverso lunghi e tormentati processi storici, attraverso interazioni e conflitti, cooperazioni e incomprensioni fra attori diversi e talvolta eterogenei, alle origini come ai nostri giorni.

Questo spiega perché, nelle varie fasi dei suoi sviluppi e delle sue espansioni, l’Unione europea abbia continuato a definirsi come un progetto e non come, un territorio, a definirsi come entità politica e non geografica, a definire i suoi confini momentanei attraverso il buon esito di pragmatici negoziati con gli interlocutori del momento e non attraverso dichiarazioni di principio sulle demarcazioni ultime della civiltà europea.

Questo è un progetto scaturito dalla storia e dalle memorie europee, e soprattutto dalle catastrofiche esperienze delle due guerre mondiali e della Guerra fredda che ne è seguita. Un valore ha accomunato i padri fondatori del nucleo dell’Unione europea nell’immediato dopoguerra e le generazioni successive, che hanno operato per la riunificazione politica del continente: è l’opposizione ai totalitarismi e agli autoritarismi che avevano portato l’intera civiltà europea a un passo dal crollo completo. Tale opposizione si è però subito definita in positivo, con l’impegno a valorizzare e attuare, nelle politiche europee, quella dichiarazione dei diritti umani che è stato uno degli esiti più importanti della reazione antitotalitaria. A tale impegno i governi dell’Unione sono stati in gran parte fedeli, anche in occasione di problematici negoziati con stati e governi non ancora a loro volta compiutamente impegnati nella difesa dei diritti umani.

L’Unione europea ha preso il via proprio nel momento dell’ultimo, definitivo fallimento delle prospettive europee di controllo del mondo. Il primo nucleo delle attuali istituzioni europee si delineò in quegli stessi anni dell’immediato dopoguerra in cui si disgregò l’impero più esteso che la storia europea abbia mai conosciuto: l’impero britannico, che allora dovette concedere l’indipendenza ai suoi possedimenti indiani. Destino analogo segnò, con una sincronia quasi perfetta, i resti di altri ordini coloniali, come quello francese e olandese. L’Europa, dunque, non è più dominatrice: è diventata una provincia del mondo, peraltro sempre meno importante per peso demografico, forza militare, risorse energetiche e minerali.

Proprio per questo, il ruolo dell’Europa nel governo dei processi di globalizzazione è unico e irrinunciabile: non più centro del mondo, volto a esercitare il controllo degli scenari internazionali, ma sua «provincia», tesa ad affrontare le difficoltà e le controversie che i processi di globalizzazione comportano, e nella condizione di sperimentarne soluzioni innovative, attraverso la specificità della sua storia e della sua identità, che è una e molteplice.

Proprio per la sua storia, per la sua identità, una e molteplice, e per la sua attuale condizione di «provincia globale», l’Europa può essere laboratorio di innovazione istituzionale e culturale, per affrontare le sfide cruciali del «mondo globale»: governare i disordinati processi di globalizzazione economica; prospettare modalità di integrazione dinamica tra pubblico e privato, laddove hanno fallito sia il liberismo sia il dirigismo unilaterali; sviluppare la qualità della vita degli individui e delle collettività attraverso le opportune riforme ed estensioni del welfarestate; riannodare i legami sociali e difendere le specificità culturali; concepire relazioni sostenibili fra la specie umana e gli ecosistemi; porre un termine all’età delle energie fossili e rendere economicamente produttive le energie rinnovabili; intervenire sul riscaldamento globale e stabilizzare il clima del pianeta...

L’Europa ha imparato, dalla sua storia remota e recente, a pensare insieme, come complementari e non opposte, identità e diversità, unità e molteplicità; ha iniziato a concepire ogni identità come incompiuta ed evolutiva, come irriducibilmente multipla, generata dall’intreccio di molteplici storie; ha compreso che la valorizzazione delle diversità delle culture e delle persone nonché della biodiversità è la vera opportunità antropologica e politica dell’età globale; ha elaborato il nucleo di un umanesimo planetario, imperniato sulla coscienza della comunità di destino di tutti i popoli della Terra, e di tutta l’umanità con la Terra stessa.

G.Bocchi - M.Ceruti

* pagine conclusive del libro di

-  Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti
-  Una e molteplice - Ripensare l’Europa
-  Tropea Editore 2009, pp. 90, € 8,00

-  Articolo tratto da:

-  FORUM (101) Koinonia

-  http://www.koinonia-online.it

-  Convento S.Domenico - Piazza S.Domenico, 1 - Pistoia - Tel. 0573/22046

* Il Dialogo, Lunedì 01 Giugno,2009 Ore: 16:46


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