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TERRA!!! TERRA!!! PIANETA TERRA: FILOLOGIA E ’DENDROLOGIA’ (gr.: "déndron" - albero e "lògos" - studio/scienza). L’ALBERO DELLA VITA ...

RIPENSARE L’EUROPA!!! CHE COSA SIGNIFICA ESSERE "EU-ROPEUO". Per la rinascita dell’EUROPA, e dell’ITALIA. La buona-esortazione del BRASILE (2005). Una "memoria" - di Federico La Sala.

(...) il “nuovo mondo” che abbiamo costruito dimostra quanto presto abbiamo dimenticato la ‘lezione’ delle foreste, dei mari, dei deserti, e dei fiumi e delle montagne!!!
giovedì 25 aprile 2024
Secondo quanto suggerisce Vitruvio (De architectura, 2,1,3) la struttura del tempio greco trasse la sua origine da primitivi edifici in argilla e travi di legno (Wikipedia)
IL SEGRETO DI ULISSE: "[...] v’è un grande segreto /nel letto lavorato con arte; lo costruii io stesso, non altri./ Nel recinto cresceva un ulivo dalle foglie sottili,/rigoglioso, fiorente: come una colonna era grosso./Intorno ad esso feci il mio talamo [...]"
(Odissea, Libro XXIII, vv. 188-192).
EUROPA. PER IL (...)

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> ESSERE "EU-ROPEUO". -- Che nessuno in Europa alzi muri contro i bambini (di Andrea Iacomini - UNICEF Italia)

venerdì 15 aprile 2016

Che nessuno in Europa alzi muri contro i bambini

di Andrea Iacomini
-  Portavoce dell’UNICEF Italia
-  (L’Huffington Post, 15/04/2016)

Ci sono 22mila bambini fuggiti da tutto, fame, guerre, povertà, chiusi in Grecia in condizioni assurde, contrarie ad ogni norma di diritto internazionale, di cui si parla poco o nulla. Ci sono loro e ci sono migliaia di bambini greci che vivono per le strade delle città elleniche in condizioni di povertà estrema, una notizia oramai che fa meno scalpore di altre ma reale. Eppure la Grecia accoglie tutte queste umanità mentre molti paesi d’Europa alzano muri.

L’Europa nel 2012 è stata insignita del Premio Nobel per la Pace. Tutti ne fummo fieri. Noi, come agenzie umanitarie perché conoscevamo il grande impiego di risorse che l’Ue aveva messo a disposizione per le nostre attività nei paesi della diaspora siriana per allestire, scuole, campi d’accoglienza e tante altre attività.

Mi chiedo: l’Europa di oggi è la stessa del 2012? Quella che sembrava non accorgersi che di lì a poco sarebbe "scoppiata" la rotta balcanica che avrebbe portato sulle sue terre migliaia di profughi provenienti da quella guerra in Siria che nessun paese occidentale è riuscito a fermare? È la stessa Europa? Sicuri? Quella che silenziosa da settembre osserva morire in 6 miglia di mare tra la Turchia e la Grecia 2 bambini al giorno, innocenti, li guarda annegare nell’Egeo mentre i loro genitori cercano un luogo sicuro dove iniziare una nuova vita? E di quale popolo continente o nazione parliamo quando ci siamo nutriti in televisione del fango di Idomeni, che ha visto nascere nella sua melma bambini e crescere la disperazione di popoli che altra scelta non hanno se non la fuga?

L’elenco dei paesi "europei" (ma possiamo ancora definirli tali?) culle di grandi civiltà, che hanno deciso di alzare barriere, si fa tristemente più lungo di giorno in giorno. Per ogni muro che si alza però, per ogni lacrimogeno sparato in faccia ai bambini ai confini, per ogni treno che fa sempre la stessa rotta, avanti e indietro, non vedo corrispondere la stessa indignazione, il coro dei "fanno bene" sembra più forte di quelli che dovrebbero urlare "fermatevi"!

Sapete che penso, che l’Europa unita ha meritato il premio Nobel, perché il paese che stava per essere buttato fuori da essa stessa, la Grecia, incredibile, oggi è l’ultimo avamposto di resistenza umana e di civiltà che a nome di tutti i membri, tutti i membri, ha deciso di non chiudere le sue frontiere, di non usare le ruspe malgrado le mille difficoltà, di metterci la faccia. E’ paradossale vero? Ma è così. E noi italiani? Noi siamo alla sfida finale. Noi che fino ad oggi abbiamo accolto, salvato tante vite umane dal mare, noi che abbiamo ospitato migliaia di migranti e rifugiati, moltissimi bambini, noi che da Lampedusa a Belluno abbiamo deciso di integrare, di tollerare, diciamolo anche di amare chi sta peggio di noi, ci ritroveremo forse chiusi tra la Libia e l’Austria, come la Grecia tra Macedonia e Turchia e dovremo essere pronti, più e meglio della Grecia.

Arriveranno dopo giorni di cammino, in tutti i modi, spinti dalla disperazione che non conosce limiti e non potremo rimandarli in Libia dove il solo pensiero delle condizioni dei luoghi di detenzione e l’instabilità politica fanno venire i brividi, né in Egitto (lasciamo perdere), né in Nigeria dove c’è Boko Haram, né in Siria dove c’è una tregua fragile ma si continua a morire. Perché per noi l’alternativa non può essere morire in mare.

Arriveranno e punteranno a Nord. Padri, madri e tanti figli e prima che arrivino al Brennero sarà bene assicurarsi con l’aiuto dell’ "Europa che resta" che non vengano davvero alzati muri perché i bambini, che sono innocenti, che volevano restare a casa loro, che fuggono dalle guerre che non riusciamo a risolvere NOI, che se ne fregano di conoscerne le cause, meritano di stare in posti sicuri non di sbattere il muso contro un muro che neanche mai gli Asburgo si sarebbero sognati di alzare.

Non li vogliamo vedere nascosti nei bagagliai dei Tir in fila, non vogliamo vederli camminare disperati per le vie di Bolzano, ne fermarsi a migliaia nei posti di frontiera. Vogliamo vedere uno sforzo di tutti per accoglierli, non perché siamo più bravi degli altri ma solo perché nel 1989 anche l’Austria come tutti i paesi dell’Ue ha firmato la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, il trattato più violato al mondo che vincola alla protezione di ogni bambino.

Io non voglio che un giorno questi "figli di un Dio minore" raccontino da adulti ai loro figli il calvario che hanno subito per colpa delle grandi democrazie europee che si indignano per i propri morti ma non si commuovono per loro disperazione, specie se ci sono le elezioni alle porte. Che nessuno tocchi i bambini. Quando arriveranno al Brennero o quando sbarcheranno a Lampedusa e soprattutto che nessuno di quelli con la coscienza sporca inizi ipocritamente a lodare Papa Francesco quando sarà a Lesbo domani e ci richiamerà tutti ai nostri doveri perché è inutile, retorico e poco serio. Sappiamo già come andrà a finire. Ora bisogna agire.


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