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TERRA!!! TERRA!!! PIANETA TERRA: FILOLOGIA E ’DENDROLOGIA’ (gr.: "déndron" - albero e "lògos" - studio/scienza). L’ALBERO DELLA VITA ...

RIPENSARE L’EUROPA!!! CHE COSA SIGNIFICA ESSERE "EU-ROPEUO". Per la rinascita dell’EUROPA, e dell’ITALIA. La buona-esortazione del BRASILE (2005). Una "memoria" - di Federico La Sala.

(...) il “nuovo mondo” che abbiamo costruito dimostra quanto presto abbiamo dimenticato la ‘lezione’ delle foreste, dei mari, dei deserti, e dei fiumi e delle montagne!!!
giovedì 25 aprile 2024
Secondo quanto suggerisce Vitruvio (De architectura, 2,1,3) la struttura del tempio greco trasse la sua origine da primitivi edifici in argilla e travi di legno (Wikipedia)
IL SEGRETO DI ULISSE: "[...] v’è un grande segreto /nel letto lavorato con arte; lo costruii io stesso, non altri./ Nel recinto cresceva un ulivo dalle foglie sottili,/rigoglioso, fiorente: come una colonna era grosso./Intorno ad esso feci il mio talamo [...]"
(Odissea, Libro XXIII, vv. 188-192).
EUROPA. PER IL (...)

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> RIPENSARE L’ EUROPA!!! ---- Verso il secondo suicidio dell’Europa e della sua tradizione culturale e sociale (di Fulvio Papi - Letteratura e nazionalismi).

lunedì 14 ottobre 2013

LETTERATURA E NAZIONALISMI

di Fulvio Papi *

Se c’è ancora qualcuno che ama leggere la letteratura mitteleuropea del primo Novecento, scopre facilmente che in alcuni autori vi è la convinzione sulla superiorità etica del sovranazionale impero austriaco rispetto alle affermazioni delle singole nazionalità. L’impero, con l’efficienza della sua celebre burocrazia, consentiva una vita pacifica e tollerante alle diverse popolazioni che vi facevano parte rispetto alla reciproca aggressività delle diverse nazionalità divise e competitive. Al di là della nostalgia di un autore importante come Zweig (e dei suoi ripetitori italiani di una volta con il “complesso dell’imperatore”), credo di non essere lontano dalla verità se considero questo mito come un’elaborazione di una parziale verità storica.

Per esempio non dimentico l’ “azione parallela” de L’uomo senza qualità di Musil dove l’inconcludente e formale iniziativa celebrativa non riuscendo a diventare un progetto, declinava nella ripetizione e nella estensione delle sue pratiche formali, quasi simbolo della vita viennese che ascoltava se stessa, le proprie passioni, i propri teatri interiori ed esteriori, le proprie procedure come un corpo chiuso in una conchiglia. Ma, al tempo, le povere comunità degli ebrei polacchi erano libere nelle loro tradizioni religiose, costumi di vita, rapporti sociali.

Un mondo che qualche decennio dopo nel dominio di un grande Reich, fondato sull’unità di sangue, di lingua, di popolo, sterminò con una ferocia ideologica che un grande scrittore come Joseph Roth, prima di morire (nel 1939) riuscì perfettamente a comprendere e a odiare. Credo di sapere anche che culturalmente il nazionalismo nei Balcani, spesso così atroce e pericoloso, derivò dagli scrittori nazionalistici tedeschi dell’Ottocento. E sono anche sicuro che è un grandissimo errore scambiare l’affettivo e comunitario luogo della propria vita, la Heimat, con il superbo e aggressivo Vaterland.

Questa pericolosa confusione non è solo nella propaganda che per anni ha impestato l’Europa ma talora anche in persone di ottimo intelletto quando, per tara di pregiudizi, non riescono a distinguere. Oggi il diritto di cittadinanza a chi nasce nel nostro paese è il superamento di una patria chiusa e aggressiva. La storia si rinnova, e bisogna distinguere il positivo dal negativo, anche se nella realtà non sono come A e non-A nella logica formale. L’impero non era in grado di integrare quelle minoranze rigorose che desideravano una loro identità simbolica (nazionale e anche repubblicana), e quivi il conflitto diventava molto grave.

Ricordiamo tutti i grandi (Stuparich, Slataper, ecc.), e anche nella mia famiglia triestina due miei zii (oggi dimenticati da tutti) fuggirono dalla città per unirsi all’esercito italiano, e poi morirono nella terribile guerra sul Carso. Ma a me che vivo qui non dispiace ricordare che, quanto agli imbrogli, la legislazione dell’impero era molto severa, e ogni lettore di Svevo ricorderà che il cognato del suo protagonista Zeno, si uccide per evitare l’immagine del carcere che poteva attendere i falsificatori di bilanci.

Tutte queste chiacchiere sull’impero per concludere dicendo che i nazionalismi di stato furono la catastrofe dell’Europa. Un suicidio che nella prima guerra mondiale non fu minimamente compreso dagli accademici tedeschi, fedeli al potere guglielmino e persuasi dell’opposizione tra “Kultur” e “civiltà”, che invece gli intellettuali francesi ritenevano di incarnare e di difendere contro i nuovi barbari. E chi ricorda più l’assassinio di Jaurès, grande leader socialista francese che aveva tentato (e tentava sino all’ultimo) di impedire la catastrofe?

Tredici milioni di morti nella prima guerra mondiale, e cinquanta milioni nella seconda furono il prezzo tragico che fu necessario (ma perché necessario?) pagare perché l’Europa dopo il 1945 cercasse di inventare un’ altra strada (che socialisti come Spinelli e Colorni avevano indicato). In fondo fu trovata nel modo più semplice: il terreno fu quello economico. Dopo il piano Marshal e la ricostruzione, la strada, a parte le indubbie capacità politiche dei capi di stato, non fu complicata, e in certo senso mostrò una sua linearità storica: i trattati sul carbone e l’acciaio, il mercato comune, la moneta unica, e un tentativo di architettura politica del continente, tuttavia insufficienti per dirigere una economia integrata non solo nella dimensione del mercato, ma relativo ad un identico apparato legislativo nei settori fondamentali. Era un’impresa difficilissima che non è stata realizzata con il risultato, del tutto prevedibile, che in una crisi sarebbe rinata una dimensione nazionalistica a livello economico. La diversa forza produttiva di ogni paese, e rapporti sociali, la conduzione politica (dove la democrazia spesso è diventata demagogia di ceti oligarchici), le diseconomie - che in Italia meritano un libro a parte - sono tutti fattori che non possono non provocare forme di nazionalismo economico, terapizzate solo in parte dalle reciproche dipendenze di mercato.

Dobbiamo fare gli stati uniti d’Europa, dicono i saggi. Non sarà facile, ma così restando le cose con una direzione economica liberista senza una buona programmazione, è quasi certo che ci possiamo anche avviare verso il secondo suicidio dell’Europa e della sua tradizione culturale e sociale.

Mentre la storia del mondo, che è l’espressione dei nuovi capitalismi -dall’Asia all’America del Sud- mostra che in Africa si è sviluppato un nuovo potente colonialismo che ha messo in crisi quel principio di “autodeterminazione dei popoli” che fu l’ideologia un po’ ingenua del nostro anti-colonialismo. “Così va il mondo” diceva Hegel, ma sarebbe bene saperlo con chiarezza.

* Filosofo, vice-presidente della Casa della Cultura di Milano e presidente della Fondazione Corrente.

* FONTE: ODISSEA."Nessuna grande cultura può trovarsi in rapporto obliquo con la verità" (Robert Musil).


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