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TERRA!!! TERRA!!! PIANETA TERRA: FILOLOGIA E ’DENDROLOGIA’ (gr.: "déndron" - albero e "lògos" - studio/scienza). L’ALBERO DELLA VITA ...

RIPENSARE L’EUROPA!!! CHE COSA SIGNIFICA ESSERE "EU-ROPEUO". Per la rinascita dell’EUROPA, e dell’ITALIA. La buona-esortazione del BRASILE (2005). Una "memoria" - di Federico La Sala.

(...) il “nuovo mondo” che abbiamo costruito dimostra quanto presto abbiamo dimenticato la ‘lezione’ delle foreste, dei mari, dei deserti, e dei fiumi e delle montagne!!!
giovedì 25 aprile 2024
Secondo quanto suggerisce Vitruvio (De architectura, 2,1,3) la struttura del tempio greco trasse la sua origine da primitivi edifici in argilla e travi di legno (Wikipedia)
IL SEGRETO DI ULISSE: "[...] v’è un grande segreto /nel letto lavorato con arte; lo costruii io stesso, non altri./ Nel recinto cresceva un ulivo dalle foglie sottili,/rigoglioso, fiorente: come una colonna era grosso./Intorno ad esso feci il mio talamo [...]"
(Odissea, Libro XXIII, vv. 188-192).
EUROPA. PER IL (...)

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> RIPENSARE L’ EUROPA!!! --- «Europa in trappola» (C. Offe). Berlino, gli intellettuali tacciono E intanto il ripiegamento tedesco rischia di fermare la Ue (di Giuseppe Sarcina)

sabato 5 ottobre 2013

Berlino, gli intellettuali tacciono

E intanto il ripiegamento tedesco rischia di fermare la Ue

di Giuseppe Sarcina (Corriere della Sera, 05.10.2013)

L’Europa è in trappola, sostiene Claus Offe, 73 anni, uno dei più importanti intellettuali tedeschi, politologo di ascendenze marxiste, già professore all’Università Humboldt di Berlino e oggi docente di sociologia politica nell’Università Hertie School of Governance, nella capitale tedesca.

L’affermazione perentoria («Europa in trappola») è anche il titolo del libro che uscirà in Italia a gennaio, per le edizioni del Mulino e con la presentazione dell’economista Michele Salvati. Dopo aver dominato le elezioni, Angela Merkel si prepara a cristallizzare lo status quo dell’Unione europea, senza intaccarne i limiti politici e gli squilibri economici.

La Germania oggi si sta richiudendo su se stessa con placida naturalezza in una sorta di pax merkeliana: inutile aspettarsi da Berlino la spinta necessaria per ripensare e rifondare l’Europa. Vigilanza, disciplina, manutenzione: questo è il massimo che può offrire ai partner comunitari il Paese più grande e più ricco. Offe ne ha parlato a lungo, ospite di un seminario organizzato dall’Associazione il Mulino, lunedì 23 settembre. Ne è uscito un dibattito in chiave minimalista, a tratti crepuscolare. L’orizzonte appare piatto. Gli antichi motori dell’integrazione, a cominciare dall’alleanza tra Francia e Germania, sono spenti.

L’analisi di Offe parte dal quadro socio-politico emerso nel voto di domenica 22 settembre. Le grandi forze del Paese, i cristiano democratici e, molto più in giù nella scala del consenso, i socialdemocratici, sono riuscite a neutralizzare le spinte eterodosse: la furia anti-euro dell’Alleanza per la Germania; le tentazioni stataliste della sinistra raccolta nella Linke. Ma sul piano propositivo non c’è nulla di nuovo. La coraggiosa epopea della riunificazione tedesca guidata dal conservatore Helmut Kohl (1989) e la stagione delle grandi riforme del Welfare promossa dal socialdemocratico Gerhard Schroeder (2003) sono come sparite in un denso grigiore, nel piccolo cabotaggio interno. Come se la Germania fosse semplicemente un’Olanda o una Finlandia più grande e non il Paese decisivo per il futuro dell’Europa.

Se le cose stanno così, l’Europa è in trappola perché la Germania è in trappola. Prigioniera di divisioni sociali che spaccano in modo trasversale gli schieramenti. Da una parte spezzoni della classe media sempre più inquieti, sempre più suggestionati da un irrealistico ritorno all’autarchia germanica, senza Grecia, senza Italia, senza conti da regolare per le indiscipline altrui. Sull’altro versante, in modo speculare, si fanno sentire larghe fasce di cittadini più svantaggiati: pretendono che neanche un euro vada disperso all’estero, quando milioni di tedeschi sono costretti ad accettare lavori part-time o precari (i cosiddetti mini-job a 400 euro al mese).

Il risultato, anche se in verità Offe non si è spinto fino a questo punto, è qualcosa che somiglia al Falso movimento, il film di Wim Wenders (1975). Uno scrittore tedesco viaggia in Europa, dal Mare del Nord fino alle Alpi per ritrovarsi alla fine con un senso di indifferenza, di vacuità nei confronti degli altri europei. Difficile aspettarsi qualcosa di più dal terzo governo di Angela Merkel. Ma, e su questo Offe è particolarmente severo, sarebbe illusorio attendersi almeno un sussulto anche dagli intellettuali, dalla cultura tedesca. Una «congiura del silenzio» copre le contraddizioni della Germania. Solo in via incidentale gli analisti spiegano che cosa sarebbe, per esempio, l’economia tedesca senza l’euro. Le esportazioni, il volano della crescita, si rivaluterebbero almeno del 20%; i tassi di interesse sui titoli del tesoro, oggi vicini allo zero, salirebbero inesorabilmente.

Poche idee, allora, anche sull’Europa. Eppure, argomenta Offe, la crisi finanziaria ha messo in chiaro che cosa servirebbe: eurozona più integrata; istituzioni più legittimate; crescita economica più sostenibile. Il politologo tedesco propone anche misure concrete. Qualcuna suggestiva: fissare un obiettivo minimo di redistribuzione del reddito per tutti i Paesi, prendendo come riferimento l’indice di Gini (l’indicatore che misura la disuguaglianza) dell’Olanda. Altre poco convincenti, come l’introduzione della progressività nella tassazione indiretta (Iva ed equivalenti), che con tutta probabilità avrebbe come effetto immediato un ulteriore calo dei consumi.

L’importante è convincere i tedeschi e tutti gli europei, a rimettersi in moto. C’è, però, un ulteriore problema. Offe chiama in causa Jurgen Habermas, il suo principale riferimento culturale. Oggi la politica, sostiene l’epigono della Scuola di Francoforte, più che dalla distinzione tra destra e sinistra, è dominata dalla separazione tra populismo e tecnocrazia. I populisti sono i più abili nella raccolta del consenso, ma non sono in grado di governare. I tecnocrati, invece, sono capaci di applicare le decisioni, ma senza l’appoggio dell’opinione pubblica. In Italia, esemplifica Offe, la linea divisoria corre tra Silvio Berlusconi e Mario Monti. In Europa tra le diverse anime dell’antieuropeismo e i funzionari di Bruxelles. E anche questo rende ancora più scomoda la trappola in cui, sembra, siamo caduti.


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