Oslo, il premio Nobel alla Ue.
Proteste con Syriza e no global
OSLO - Contestazioni ad Oslo per il premio Nobel per la pace assegnato alla Unione europea. Nel pomeriggio è in programma una fiaccolata di protesta in una delle piazze centrali della capitale norvegese cui partecipano anche i greci della sinistra di Syriza, insieme ai no-global del gruppo Attack.
Tra le organizzazioni che prendono parte alla manifestazione vengono indicate anche il tea party di Norvegia ed i gruppi Attack di Islanda, Svezia, Francia, Austria, Novergia. Principale organizzatore il gruppo norvegese ’Nei til eu’ (No alla Ue) di opposizione all’Unione Europea: la Norvegia alla fine degli anni ’80 aveva chiesto l’ingresso nella Ue, respinto con due referendum popolari l’ultimo dei quali nel 1994, vinto dal no con il 51%. Gli ultimi sondaggi danno il no attorno al 70%.
In città sono intanti giunti il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, il presidente della Commissione Ue Manuel Barroso e il presidente del Parlamento Europeo Martin Schultz. E’ "sicuro che ce la faremo" e che l’Unione europea "sarà più forte di prima", ha detto Van Rompuy, nel suo intervento di apertura della conferenza stampa tenuta con il presidente della Commissione e del Parlamento europeo, Martin Schulz, alla vigilia della consegna del Premio Nobel per la pace all’Ue. "L’Unione - ha sottolineato - sta attraversando un periodo difficile, certamente lo supereremo, uscendo più forti dalla recessione e dall’incertezza". Barroso ha poi sottolineato il bisogno di maggiore integrazione e autorità per risolvere i problemi, inclusi quelli economici dell’eurozona.
A Oslo le celebrazioni prendono il via già oggi, tra divisioni e qualche gaffe, come quella del video realizzato per il premio, in cui in un primo momento non c’era alcuna traccia dell’Italia tra i padri fondatori dell’Europa unita, né riferimenti al ruolo del nostro Paese nella storia dell’integrazione europea. Dopo le proteste della diplomazia italiana, il video è stato corretto, con le scuse ufficiali di Van Rompuy.
* la Repubblica, 09 dicembre 2012