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Pacs, Don Gallo contro la Chiesa: intollerante* - a cura di pfls

mercoledì 24 maggio 2006 di Emiliano Morrone
Sui Pacs l’Osservatore Romano e la Curia fanno ’’acrobazie’’. Ma, soprattutto, con un atteggiamento simile si entra nel campo dell’ ’’intolleranza religiosa’’, perche’ ’’le religioni non devono dire al fedele come devono vivere e votare’’.
In un’intervista al quotidiano online ’Affariitaliani.it’, don Andrea Gallo risponde all’Osservatore Romano che ieri ha attaccato le posizioni del ministro della famiglia Rosy Bindi definendole ’’acrobazie dialettiche a danno della famiglia’’. ’’Se vuole (...)

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> Pacs, Don Gallo contro la Chiesa: intollerante* - a cura di pfls

domenica 25 febbraio 2007

(Agenzia Fides) Taluni cattolici tendono a ritenere l’impegno politico e legislativo come svincolato dalla dottrina morale e sociale della Chiesa cattolica e ancor più dalla loro appartenenza alla Chiesa: un dualismo nella coscienza. E’ necessario allora riproporre i contenuti essenziali di due documenti della Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicati rispettivamente nel 2002 e 2003: la Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica e le Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali.

Cosa sia la persona umana in quanto uomo e donna e come l’essere insieme di uomo e donna possa ricevere una forma giuridica non è più, nella cultura dominante, un dato univoco. Il relativismo gnoseologico e morale ha intaccato anche l’antropologia filosofica e teologica e si sono delineate nuove opinioni, che portano ad una dissoluzione dell’immagine dell’uomo, le cui conseguenze possono essere estremamente gravi, anzi già si intravedono nello scivolamento dal dibattito sulle coppie di fatto, a quello sulla fecondazione artificiale, al cosiddetto “matrimonio” tra omosessuali con possibilità di adozione di bambini.

Nella valutazione di tali opinioni erronee, la dottrina cattolica innanzitutto riafferma l’incondizionatezza della dignità umana e dei diritti umani, quali valori che precedono qualsiasi giurisdizione statale e che rinviano, quanto all’origine, al Creatore: viene cioè riaffermato il valore permanente del Decalogo. In tal senso risulta importante, come ha fatto Giovanni Paolo II, l’analisi del rapporto tra libertà e natura dell’uomo: “Si deve comprendere il vero senso della legge naturale. Essa si riferisce alla natura propria e originale dell’uomo, alla natura della persona umana, che è la persona essa stessa nell’unità dell’anima e del corpo, delle sue inclinazioni d’ordine spirituale e biologico e di tutte le altre caratteristiche specifiche necessarie al perseguimento del fine”.

In secondo luogo, poiché in certo senso è cambiata la fede nella Rivelazione, in quanto il relativismo porta a non percepire l’ordine naturale come fonte di razionalità, oggi paradossalmente la Chiesa è chiamata a difendere la ragione prima della fede; quindi il nesso tra la ragione e la fede al fine di sanare la separazione mortale tra il pensiero e l’etica; come pure a mettere in rilievo l’aspetto razionale della natura umana come ha fatto Giovanni Paolo II nel suo commento all’enciclica Humanae vitae. In proposito, basterebbe portare quanti sostengono la ‘naturalità’ dell’omosessualità a porsi la domanda: perché nel mondo esistono uomini e donne, e non soltanto gli uni o soltanto gli altri? Dinanzi a questa evidenza, l’omosessualità appare come un tentativo impossibile di omologazione della natura umana sull’uno o sull’altro sesso fino ad annullare quella differenza evidente, pronti a ripristinarla poi nel momento in cui si deve rivendicare il “diritto alla differenza” al fine di ottenere il riconoscimento giuridico.

Conviene a questo punto poter dire quello che significa il termine “diritto”: se esso è personale, se si tratta di un diritto civico, o di un diritto di una minoranza attiva, e mostra di costituirsi in gruppo di pressione non implica necessariamente il riconoscimento del diritto. La riflessione si colloca qui sul terreno del diritto, della filosofia del diritto. Per quanto concerne la rivendicazione gay di un matrimonio omosessuale, è utile sapere e dire che si tratta di una minoranza che non rappresenta affatto l’insieme delle persone omosessuali, ma che pretende di rappresentarli e trova appoggi politici per imporre le sue vedute. Dunque, i leaders gay e quant’altri, per assurdo, finiscono senza accorgersi per riaffermare la differenza, nel momento in cui postulano il “matrimonio”, l’unione o il patto tra loro. Dunque, in contraddizione con quanto da loro presupposto, ossia che lo Stato e la società siano incompetenti in merito alla loro unione perché ritenuta appartenente alla sfera privata delle relazioni interpersonali affettive, finiscono per richiedere proprio allo Stato quel riconoscimento giuridico pubblico, anche per noti motivi di convenienza economica. Se di “sfera privata” trattasi, lo Stato dovrebbe restare fuori sempre. Analogo discorso vale per le cosiddette coppie di fatto.

Di fronte alla realtà che non pochi cattolici hanno adottato un’idea “liberal” di coscienza, individualistica, rifiutando invece quella comunionale, che vede il cristiano e la Chiesa come un solo corpo, data la gravità della materia e l’urgenza del momento, è necessario far luce anche sulle manipolazioni delle percentuali del fenomeno, sul fatto che la tendenza omosessuale sia innata o sia un “terzo genere” , quasi una condizione naturale e normale della persona, e su tutti gli altri aspetti misconosciuti, ponendo soprattutto l’attenzione nel dimostrare il fatto fondamentale che la dignità umana risiede nella capacità sovrana dell’uomo di decidere delle sue azioni e di porre atti liberi, non certo solo nell’orientamento omosessuale o eterosessuale; che esso, in sé, sia una anomalia psicologica (neurosi, ecc).

Il fenomeno ha una psicogenesi e sociogenesi complessa, la quale potrebbe al limite dar luogo ad alterazioni ormonali o funzionali (ma questo fino adesso non è dimostrato e sembra improbabile). In termini generali va affrontata in una prospettiva di terapia e cambiamento. Se ci sono l’impegno e le motivazioni giuste, esistono buone prospettive terapeutiche.

L’azione da parte dei cattolici, dovrebbe partire dal richiamare l’attenzione sugli articoli in merito del Catechismo della Chiesa Cattolica; poi dovrebbe sottolineare l’importanza della grazia di Dio per influire positivamente sulla libertà della persona e sui suoi atti, al fine di rafforzarla nella virtù; la grazia non resta senza effetto nell’aiutare a resistere alle tentazioni omosessuali. Ancora, dovrebbe sganciare le idee sull’omosessualità da altre convinzioni giuste presenti nella coscienza (rispetto, uguaglianza, discriminazione ingiusta...). Infine, dovrebbe segnalare gli studi seri e aperti alla prospettiva di cambiamento e alla conversione che riguardano le persone omosessuali, come tutti i cristiani, criticando e mettendo in guardia da quelli difformi. La verità sull’omosessualità va detta con carità, rompendo l’indifferenza.

Infine, tutta la questione deve portare a dimostrare l’inseparabilità dei diritti dai valori. Assistiamo a questo paradosso. Le autorità invocano i “valori”, ma poi chi li pratica è trattato con una certa sfiducia. Chi poi li fa propri è trattato a volte persino come uno squilibrato o un oscurantista. La sana mentalità umana esiste ancora, anche se c’è stata una progressiva erosione concettuale del diritto. Bisogna andare all’origine illuministica del diritto europeo. C’erano valori riferiti alla ragione umana e alla religione, non solo per debito storico ma per ragioni filosofiche. E’ sempre stato chiaro che il diritto alla libertà individuale è decisivo. Ma è inevitabile, se non si vuole il disfacimento dello Stato, che il soggettivismo abbia dei limiti. La società deve continuamente stabilire delle regole se vuole sopravvivere. La natura umana, in seguito al peccato originale, è ferita, non vede sempre con chiarezza ciò che è necessario per sopravvivere. Ci vuole, oltre alla ragione umana, la luce della Rivelazione, anche se non è politicamente corretto.


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