RINASCIMENTO, OGGI: TEMPO, FILOLOGIA E STORIOGRAFIA *
La Vergine delle Rocce tra i Templi di Agrigento
di Mario Barbagallo *
Il centro del Mediterraneo si trova in una sala di Villa Aurea, non di certo per meriti geografici ma per una questione d’incontri.
Varcate le soglie del sentiero che porta all’ingresso del percorso espositivo, con gli occhi ancora pieni della maestosità delle colonne doriche, con le gambe cariche del piacevole peso della scoperta ma con la vista addolcita dal fluente divenire del paesaggio che si apre a sud verso il mare, si fa l’esperienza dell’incontro.
Una serie di opere provenienti dalla bottega di Leonardo accolgono il visitatore, comprendendo così quali novità l’artista abbia portato da Firenze e quali nuove soluzioni formali stesse sperimentando a Milano. Le opere di Cesare da Sesto, Marco d’Oggiorno, Giampietrino, Martino Piazza da Lodi, Bernardino Lanino, Bernardino de’ Conti mostrano una nuova attenzione al paesaggio, all’intensità dei corpi che si stagliano naturalisticamente sul cielo scuro: dipinti che invadono gli spazi della sala principale nella quale si confrontano, riprodotte in due schermi differenti, la versione della Vergine delle Rocce del Musée du Louvre di Parigi e quella della National Gallery di Londra.
In un’atmosfera intima, creata da un’attenzione meticolosa nell’allestimento e avvalorata dalla scelta garbata dei direzionamenti dei fasci di luce, i quali accarezzano le morbidezze dei chiaroscuri e degli sfumati senza offenderne le figure, l’anima viaggia nei secoli cogliendo quel balzo temporale che dalla classicità greca arriva alle soglie del Rinascimento.
Percorrendo l’esposizione in senso orario si arriva alla piccola sala che custodisce gelosamente la perla della mostra: dischiudendo leggermente la tenda il Rinascimento viene svelato agli occhi e l’anima non può che cogliere gli elementi che il Divino ha manifestato sulla Terra.
La Vergine delle Rocce nella versione Cheramy, proveniente da una collezione privata e attribuita, come riportato dal cartiglio, allo stesso Leonardo con l’ausilio di collaboratori, nello specifico Boltraffio, esterna quella chiarissima discendenza dalla versione del Louvre di Parigi. È una di quelle opere che segna per sempre l’anima. L’occhio attento coglie le differenza che l’artista a livello iconografico mette in opera, sinonimo di un dibattito teologico che in quegli anni doveva essere particolarmente acceso. Ma non lascia dubbi all’occhio il resto: è Leonardo che parla.
La Vergine patrocina l’incontro. Maria è colei che sa e che fa da intermediaria per il piccolo Battista in atto di adorazione verso il Bambin Gesù mentre l’Angelo ci invita direttamente ad assistere con reverenza all’episodio con la stessa osservanza del Battista. Maria al centro della composizione con la mano “svolazzante” e tutta di scorcio all’altezza del viso dell’angelo, appena sopra la mano stessa dell’angelo e sul capo del piccolo Gesù in segno di protezione: un’immagine che viene fissata per l’eternità e nella quale Leonardo stesso si fa interprete di un’ iconografia unica che ne segnerà per sempre il proprio genio. Attorno alle figure le aspre rocce addolcite solo dal lento fluire delle acque e dai profumi estasianti delle piante in primo piano.
La scena deriverebbe, seppur con i necessari adattamenti derivanti dal dibattito teologico coevo, dai Vangeli Apocrifi, nello specifico il Protovangelo di Giacomo, conosciuto nella Firenze del Quattrocento in cui nell’episodio della “Fuga in Egitto” la Sacra Famiglia incontra il Battista già proiettato alla vita eremitica.
La roccia si irradia idealmente e, nonostante la propria natura aspra e desertica, si confronta con quella domata e plasmata appena fuori dalle sale, dove le colonne calcaree s’innalzano fino a toccare l’azzurro, slanciate sinuosamente tra la fertile campagna siciliana, dove i profumi dei fiori dei mandorli inebriano l’aria. In quel preciso istante il confronto diviene questione di sensi.
Akragas e la Milano della fine del XV secolo si trovano in contatto per la prima volta, fuori dal tempo ma non per questo in antitesi con la storia, soprattutto se questa è legata all’arte. In questi termini assume un maggior valore la scelta di una location d’eccezione dove il fil rouge è questione squisitamente “geologica”.
È un viaggio a ritroso nel tempo alla scoperta di una delle opere più importanti del Rinascimento, quella che permetterà a Leonardo di studiare quei meccanismi in grado di dare “moto e fiato” alle figure, di esprimere emozioni e stati psicologici che saranno visibili, di lì a poco, nel Cenacolo di Santa Maria delle Grazie.
Un dialogo inedito. Un confronto che parla espressamente di matericità, di ricerche verso una nuova monumentalità, di ambienti sacri che fanno da sfondo e accolgono chi porta dentro di sé la propria missione. In quella visione archetipica che Leonardo elabora nella propria mente, coadiuvato da una committenza attenta al dibattito teologico intorno alla Immacolata Concezione di Maria, si fa l’esperienza concreta della materia e di un silenzioso affaccio verso le braccia aperte della Vergine, dove terreno e ultraterreno s’incontrano verso una nuova ricerca di forme che Leonardo elabora a Milano e che segnerà, per citare Vasari, il raggiungimento della “Maniera Moderna”.
La mostra La Bottega di Leonardo - La Vergine delle rocce, visitabile dal 31 luglio al 31 dicembre 2023, a cura di Vittorio Sgarbi e Nicola Barbatelli è prodotta da Mediatica, Ellison, Samar e patrocinata dal Ministero della Cultura, dalla Regione Siciliana, dal Comune di Agrigento e dal Parco della Valle dei Templi di Agrigento. Una proposta espositiva alla portata di tutti che ben si configura come conoscenza storico artistica che ciascuno di noi dovrebbe inserire nel proprio bagaglio esperienziale e culturale.
Un’occasione per staccarsi dalla contemporaneità e vivere l’eterno presente dell’opera d’arte. I templi custodi della memoria dello spirito dell’uomo divengono un tutt’uno con l’opera di Leonardo vivendo una raffinata simbiosi simbolo di manifestazione del Divino.
La presenza di Leonardo in Sicilia è un evento che riporta l’isola al centro del dibattito storico artistico in vista del 2025, quando Agrigento sarà capitale della Cultura Italiana. Un’occasione per respirare la storia, per ricordare a noi stessi che la cultura è dibattito, incontro e confronto.
* Fonte: Tota Pulchra News, 8 Settembre, 2023 (ripresa parziale - senza immagini).
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Nota:
RINASCIMENTO, OGGI. Antropologia, Filologia, Arte e Storia d’#Europa. Sul filo di #Eleusis2023 (e a ricordo della figura di #Demetra), una brillante indicazione (ed ’operazione’) per il Giubileo 2025 (Chiesacattolica, 2025) e per la #memoria di #Nicea2025.
UNA "OPERAZIONE" STRAORDINARIA E UN GRANDE OMAGGIO A #LEONARDODAVINCI E ALLA #CULTURA DELL’#UMANESIMO E DEL #RINASCIMENTO: C’E’ UNA #MEMORIA DA RITROVARE ( "W O ITALY", #Agrigento 1993) E, OLTRE #COSTANTINO (E #NICEA 2025), UNA #FILOLOGIA DA #RICOMINCIARE A STUDIARE (#LORENZOVALLA, 1440), E IL #CAMMINO DI #PROFETI E DI #SIBILLE DA RIPRENDERE... BUON LAVORO E ONORE AD #AGRIGENTO2025
FLS