VETRO SOFFIATO*
Quando Citati si identifica con Dio
di Eugenio Scalfari *
Lo scrittore, dopo le biografie di Goethe, Tolstoj, Kafka, ora affronta i Vangeli. Ma immedesimarsi in un romanziere è possibile. Diverso farlo con Gesù Cristo
Pietro Citati ha scritto un libro uscito di recente con l’editore Mondadori. È intitolato “I Vangeli” e dice con chiarezza qual è l’argomento. Sono 152 pagine e illustrano i quattro Vangeli sinottici valendosi anche di alcune interpretazioni specialistiche ma soprattutto dell’eccezionale capacità di Citati di raccontare il testo che gli interessa.
Uso la parola “raccontare” perché è così che lavora Citati ed è così che è diventato uno dei più importanti scrittori italiani anzi, almeno secondo me, il più importante. Conosco Citati da molti anni durante i quali abbiamo lavorato insieme per “Repubblica”. Di solito veniva definito un critico letterario e forse lo fu nei suoi primissimi anni, ma non è mai stata questa la sua vocazione. Non era un critico letterario e non è stato neppure un romanziere anche se un paio di romanzi li ha scritti e non erano affatto male, anzi furono giudicati positivamente dai suoi recensori e da lui stesso. Di solito Citati non si autoelogia ma in questo caso lo ha fatto, probabilmente perché essere un romanziere lo tenta molto. Però non lo è. È uno scrittore molto particolare, sceglie un autore e lo racconta, lo fa vivere a suo modo sulle sue pagine, lo interpreta, lo riscrive, si identifica con lui. Addirittura diventa lui stesso. Il testo non è più di quell’autore ma è suo. Così ha fatto con Goethe, con Kafka, con Tolstoj, con Leopardi e con una infinità di altri, alle volte dedicando loro un libro oppure un ampio articolo sul giornale dove da alcuni anni scrive, il “Corriere della Sera”.
Qualche giorno fa è stato intervistato sul “Foglio” da Gloria Piccioni sul tema dei Vangeli. È un’intervista interessante perché Citati racconta in quale modo ha letto le Sacre Scritture, i Vangeli certamente, ma anche i libri dei profeti, di Isaia soprattutto, ma non soltanto. Insomma il suo personaggio è Gesù, anzi Gesù Cristo, Figlio dell’Uomo e Figlio di Dio; Dio a sua volta non è soltanto il Padre, ma è anche il Figlio prima ancora di incarnarsi. Il libro che Citati ha scritto ha dunque Dio come personaggio. Attenzione però: Citati è cristiano, non è agnostico, non è ateo. Non so fino a che punto sia un cristiano praticante, di quelli che vanno alla Messa tutti i giorni o almeno tutte le domeniche e frequentano regolarmente i Sacramenti. Ma questi sono dettagli, l’importanza è la fede e Citati la fede ce l’ha e non ne fa mistero.
A questo punto la lettura del suo libro mi pone una domanda: può un cristiano scrivere un libro che usa le Scritture e ricostruisce attraverso di esse la vita di Dio? Del suo Dio? Nel libro “I Vangeli” l’autore usa le Sacre Scritture come testi veridici prodotti direttamente da Gesù Cristo: Gesù disse, Gesù fece, Gesù pensò, Gesù era Dio e Dio Gesù, Gesù nato da Maria, Giuseppe avvertito dall’Arcangelo Gabriele, la natività a Betlemme, il Sacro Bambino deposto nella mangiatoia e così via, fino alle parole dette al Getsemani, ma forse non dette, e quelle pronunciate mentre spirava sulla Croce ma forse non dette neppure queste.
Gesù Cristo parla, Citati lo fa parlare, ma lui ha anche la fede con la quale deve irrevocabilmente fare i conti ed ha anche il suo impegno di scrittore ed anche con quello (dovrebbe) fare i conti. E il conto principale è questo: i Vangeli furono scritti da evangelisti che non conobbero Gesù, vissero e scrissero alcuni anni dopo la sua morte, non furono testimoni diretti, salvo forse Giovanni, del quale però molte analisi storiche mettono in dubbio che sia stato l’Apostolo. Marco a un certo punto dice che fu chiamato da Gesù ma lo dice Marco, perché di Gesù di Nazareth non possediamo alcun segno e alcuna parola che non sia riferita e quindi interpretata da chi la riferisce. Citati cita spesso nel suo libro Gesù come se fosse una fonte diretta, ma non lo è affatto.
Per me, che sono miscredente, i Vangeli sono racconti e non possono essere scambiati come fonti della Sacra Parola. Citati scrive a suo modo quattro racconti ma lui, cristiano, ce li presenta come fonti dirette. È accettabile questo metodo da me che non credo?
Io non so se avrà voglia di rispondere a questa domanda, ma quello che a me pare sicuro è che questa volta si è accinto ad un compito affascinante quanto impossibile: ci si può identificare sicuramente con Tolstoj o con Dostoevskij ma può un cristiano identificarsi con Dio?
Certamente lo può, i mistici nei loro momenti più intensi riescono proprio a far questo e lo racconta molto bene Agostino in un punto essenziale delle sue “Confessioni”. Il mistico si identifica con Dio quando riesce a dimenticare il proprio io, la propria memoria, la propria esistenza e fa tutt’uno con la Luce che emana dal Signore. Questi momenti di identificazione mistica durano un attimo perché poi l’io ritorna ad esistere e quando l’io esiste il misticismo non c’è più.
Citati non è certamente un mistico, Citati è uno scrittore e come tale si identifica con gli altri scrittori, prende il loro posto, diventa l’autore della loro opera e ne risponde direttamente. Ma può fare questo con Dio-Cristo essendo cristiano?
* Fonte: L’Espresso, 07 novembre 2014