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ANTROPOLOGIA, FILOSOFIA E PSICOANALISI: APPRENDERE DALLA "METAFISICA" DELL’ESPERIENZA...

LA NASCITA DELL’ESSERE UMANO E IL GIOCO DEL ROCCHETTO. Al di là del giogo di Edipo e Giocasta - di Federico La Sala

"LA FRECCIA FERMA". La connessione emersa tra il gioco del rocchetto del nipotino di Freud e la metafisica greca, e l’ipotesi marxiana che noi siamo ancora fermi nell’orizzonte dei greci ... non mostra noi stessi ancora fanciulli?!
giovedì 20 luglio 2023
FILI DI ’FUGA’ INTORNO A UN ROCCHETTO. Tracce per una discussione...*
Freud, in Al di là del principio di piacere (1920), riporta il caso di un bambino di un anno e mezzo che non piangeva mai quando la sua mamma lo lasciava per alcune ore, "sebbene fosse teneramente attaccato a questa madre che non solo lo aveva allattato di persona ma lo aveva allevato e accudito senza aiuto esterno".
"Ora questo bravo bambino aveva l’abitudine - che talvolta disturbava le persone che lo circondavano - di (...)

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> IL GIOCO DEL ROCCHETTO --- NOTE SULLO SVILUPPO MENTALE DEL BAMBINO: PIAGET CRITICATO DA VYGOTSKY.

mercoledì 24 aprile 2024

PIAGET CRITICATO DA VYGOTSKY *

I) Gli esperimenti condotti da Vygotsky condussero lo scienziato russo a risultati opposti a quelli ottenuti da Piaget. Secondo Vygotsky, Piaget è andato a cercare nell’analogia con la logica formale e matematica (contemporanea) la possibilità di dare un fondamento razionale alla psicologia. Egli si è rivolto alla logica formale perché con essa credeva di poter stabilire definitivamente il concetto di invarianza dell’oggetto, per eliminare così le rappresentazioni illusorie del soggetto. Non a caso la maggior parte delle sue ricerche si riferisce alla ricostruzione delle tappe evolutive del principio di conservazione (o invarianza) della quantità-sostanza-peso-volume degli oggetti. La matematica infatti possiede il più forte apparato di descrizione delle invarianti. Di qui il formalismo di Piaget: il suo pensiero è genetico solo in senso cronologico non ontologico, è classificatorio-combinatorio-meccanico, non concettuale-dialettico.

II) Secondo Piaget il legame che unisce tutte le caratteristiche specifiche della logica infantile è l’egocentrismo, che sarebbe una posizione intermedia tra il pensiero autistico e quello controllato (adulto). Il pensiero del bambino sarebbe originariamente autistico e solo con la pressione sociale diventerebbe realistico: questo perché ciò che interessa al bambino è la soddisfazione di piaceri, in antitesi al principio di realtà. Piaget avrebbe preso da Freud: a) l’idea che il principio del piacere preceda quello di realtà; b) l’idea che il piacere sia una forza vitale indipendente.

Vygotsky invece afferma che lo sforzo per ottenere la soddisfazione di un bisogno e lo sforzo per adattarsi alla realtà non sono separabili né opponibili, altrimenti c’è patologia.

III) Piaget sostiene che il gioco (immaginazione) è la legge suprema dell’egocentrismo fino a 7-8 anni. Vygotsky invece sostiene che la funzione primaria del linguaggio -nei bambini e negli adulti- è la comunicazione. Il primo linguaggio è quello sociale (globale e plurifunzionale); in seguito le funzioni si differenziano, cioè si egocentrizzano, permettendo allo sviluppo del pensiero e del linguaggio d’interiorizzarsi. In altre parole, ad una certa età il linguaggio diventa anche egocentrico, ma resta sociale, poiché l’egocentrismo rappresenta soltanto un’interiorizzazione di forme di comportamenti sociali. Nell’adulto c’è il linguaggio interiore (linguaggio egocentrico in profondità), che si sviluppa all’inizio dell’età scolare.

Vygotsky poté costatare che di fronte alle difficoltà il coefficiente del linguaggio egocentrico raddoppiava, ma proprio perché con esso il bambino realizzava un processo di presa di coscienza che lo portava, in un modo o nell’altro, a cercare una soluzione del problema.

E’ noto il suo esempio: mentre un bambino di 5 anni stava disegnando un tram, gli si ruppe la matita. Accortosi ch’era del tutto inservibile, decise di usare gli acquerelli, disegnando un tram rotto dopo un incidente; egli continuava di tanto in tanto a parlare con se stesso circa il cambiamento del suo disegno. In pratica il linguaggio egocentrico fungeva da mediatore fra quello vocale (se vogliamo "autistico") e quello "interiore" (quello che dà "senso" alle cose).

Qual è la differenza, sotto questo aspetto, fra l’adulto e il bambino? Secondo Vygotsky, il linguaggio egocentrico del bambino è stato così interiorizzato dall’adulto che nell’adulto stesso non si manifesta più come tale. Piaget direbbe che non si manifesta più perché è scomparso; in realtà esso è stato solo "interiorizzato".

L’egocentrismo quindi è quella molla che permette di non essere soffocati dal conformismo sociale, per sua natura ripetitivo. Piaget invece pensava che il bambino diventasse adulto nel momento stesso in cui usciva dal piacere egocentrico per entrare nel dovere sociale.

IV) Secondo Vygotsky il pensiero autistico è un risultato del pensiero realistico di Piaget, poiché questi pretende che il pensiero realistico - sganciato da bisogni-interessi-desideri - sia "puro", capace di ricercare la verità per se stessa. Secondo Vygotsky il pensiero realistico di Piaget si trasforma in autistico perché presume di soddisfare con la fantasia i bisogni frustrati della vita (la logica staccata dalla vita porta all’irrazionalismo).

Va considerata superata la tesi che vede il pensiero egocentrico come un legame genetico tra quello autistico e quello logico-controllato. Nelle sue prime pubblicazioni, Piaget spostava addirittura fino all’età di 7-8 anni la presenza del pensiero egocentrico dominato dall’esperienza del gioco.

V) In Piaget l’apprendimento del bambino avviene utilizzando i risultati dello sviluppo senza modificarlo. Piaget vuole studiare l’apprendimento a prescindere dalle esperienze e conoscenze (cultura) del bambino. Ecco perché egli pone dei quesiti ai quali il bambino non è in grado di rispondere: p.es. "perché il sole non cade?". Piaget vuol costringere il bambino a lavorare su problemi del tutto nuovi, illudendosi di poter studiare le tendenze del suo pensiero in forma pura.

VI) Piaget si è preoccupato di descrivere le operazioni mentali, ma non si è preoccupato di delineare una didattica che modifichi la situazione in cui si svolge l’apprendimento.

VII) Piaget non prende in considerazione i fattori culturali che condizionano le risposte del bambino (cioè le acquisizioni anteriori, ovvero l’appartenenza a un gruppo, ceto sociale...). Gli interessa soltanto descrivere le differenze del comportamento mentale del bambino, a seconda delle età, rispetto al comportamento mentale dell’adulto. Ciononostante può essere considerata acquisita la sua ripartizione degli stadi conoscitivi: intelligenza senso-motoria, esperienze concrete, operazioni formali.

* Cfr. "LA TEORIA DI PIAGET SULLO SVILUPPO MENTALE DEL BAMBINO" ("Homolaicus" - ripresa parziale - seconda parte).


NOTA A MARGINE DI UNA FOTO Di JEAN PIAGET NEL SUO STUDIO (1979) RIPRESA NEL PROFILO "IL MESSIA DEI LIBRI" (FACEBOOK, 20 APRILE 2024) *:

#EPISTEMOLOGIA, #GENESI, #BIGBANG, #ANTROPOLOGIA E #COSMOLOGIA. Enza Sim ... geniale commento! Condivido: "Penso che [Piaget] col dito indichi il #thermos" (e che, come #Newton, con la famosa "mela", abbia avuto una ’illuminazione’) In principio era il #calore "thermico" del "big bang": alla #luce della #fotografia (1979), si può ben #osare #pensare (#Kant204) che la #ricerca di Piaget fosse ben intesa a rendere pensabile una "epistemologia #genetica" che chiarisse il tema stesso del biblico "Genesi", che fosse antropologicamente e filosoficamente una "epistemologia geneSica" e, finalmente, rendesse possibile l’#analisi della #bellezza di tutte le cose, prodotte dall’#amore cosmogonico che "move il #Sole e le altre stelle" (#DanteAlighieri, Par. XXXIII, 145).

*

Federico La Sala


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