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CHI INSEGNA A CHI CHE COSA COME?! QUESTIONE PEDAGOGICA E FILOSOFICA, TEOLOGICA E POLITICA

INSEGNAMENTO E COSTITUZIONE: "CHI INSEGNA AI MAESTRI E ALLE MAESTRE A INSEGNARE?"! Una nota - di Federico La Sala

Una ’risposta’ e un omaggio a una ragazza napoletana frequentante la classe prima della scuola media, incontrata a Certaldo, in occasione del “Premio Nazionale di Filosofia” (VI Edizione, 20.05.2012), che ha posto la domanda
venerdì 14 settembre 2012
SONNAMBULISMO STATO DI MINORITA’ E FILOSOFIA COME RIMOZIONE DELLA FACOLTA’ DI GIUDIZIO. Una ’lezione’ di un Enrico Berti, che non ha ancora il coraggio di dire ai nostri giovani che sono cittadini sovrani. Una sua riflessione
KANT E SAN PAOLO. COME IL BUON GIUDIZIO ("SECUNDA PETRI") VIENE (E VENNE) RIDOTTO IN STATO DI MINORITA’ DAL GIUDIZIO FALSO E BUGIARDO ("SECUNDA PAULI").
FOTO ACCANTO AL TITOLO: GIOVANNI BOCCACCIO.
CERTALDO: PREMIO NAZIONALE DI FILOSOFIA (VI EDIZIONE - LE FIGURE DEL (...)

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> INSEGNAMENTO E COSTITUZIONE --- LA SCUOLA CON LA SUA AUTONOMIA "AZIENDALE", UNA "TRAPPOLA PER TOPI"? LA LEZIONE TEOLOGICO-POLITICA DI AMLETO SUL PROBLEMA DEL"PIFFERO" E DEL "RE DEL MONDO".

lunedì 1 luglio 2024

LA SCUOLA DI UNA "ITALIA" CON LA SUA AUTONOMIA "AZIENDALE" , UNA "TRAPPOLA PER TOPI"?

      • COMUNICAZIONE (LINGUAGGIO) E METACOMUNICAZIONE (METALINGUAGGIO) E LETTERATURA (DANTE ALIGHIERI, "DIVINACOMMEDIA").

DATO E ACCERTATO, DA ANNI, CHE NELLA SOCIETA’ "LIQUEFATTA" CI SONO MOLTI PIFFERAI CHE VANNO IN GIRO A VENDERE #GRATIS "FORMAGGI" PER I "TOPOLINI" E LE "TOPOLINE" DI TUTTA L’ITALIA, una piccola proposta: in tutte le scuole di ogni ordine e grado dello "stato di Danimarca", perché non preparare con alunni e alunne una bella azione teatrale, rappresentando proprio lo spettacolo dentro lo spettacolo del ’magico’ "Amleto" (III.2) di Shakespeare, "LA TRAPPOLA PER TOPI" ("THE MOUSETRAP")?

***

TEATRO (FILOSOFIA) E METATEATRO (METAFILOSOFIA): UNA QUESTIONE "ANTROPOLOGICA" DI GATTI DI TOPI E UNA CARTINA AL TORNASOLE PER IL "PIFFERAIO MAGICO".

A SCUOLA DA SHAKESPEARE, PER DIVENTARE UN GATTO, UNA GATTA...

"THE MOUSETRAP" ("LA TRAPPOLA PER TOPI"). SE PER AMLETO (figlio della regina Gertrude e del re defunto Amleto, e nipote del nuovo re, lo zio Claudio, diventato il nuovo sposo della regina-madre), tutto il "mondo" è diventato una immensa trappola, "una gran bella galera con tante celle e bracci e segrete. E la Danimarca è una delle peggiori" (II.2. 245-246), i nodi da sciogliere sono molti, tutti vitali e importanti: "O Dio, potrei venir chiuso in un guscio di noce e considerarmi re dello spazio infinito, se non fosse che faccio brutti sogni" (II.2.254-256). E tutti questi "brutti sogni" toccano la radice stessa dell’essere (e del non-essere): la "testa" e tutto il "corpo" della stessa società! Detto in breve, è la questione del "Re del Mondo" - e del suo "corpo mistico"; un problema che tocca ogni cittadino e ogni cittadina e la vita della intera "Danimarca", e così, in quanto tale, del "principe" e del "giovane" Amleto. Come si suol dire: chi ha orecchie per intendere, intenda, e, "abbia il coraggio di servirsi della propria intelligenza" (Kant).

      • A) - AMLETO (II. 2): “[...] Svegliati mio cervello! Ho inteso che talora criminali, stando a teatro, tanto impressionati siano rimasti dalla realtà a bella posta messa sulla scena, da spiattellar là stesso i loro crimini. Perché il delitto, se pur non ha lingua, ha una sua voce, che sa di miracolo. Devo far recitar da questi attori qualcosa che, in presenza di mio zio, richiami l’assassinio di mio padre. Starò poi a spiar la sua reazione. Lo voglio scandagliare fino in fondo. Se appena accenna a un minimo sussulto, so quel che fare. Il fantasma che ho visto potrebb’essere un diavolo; e il diavolo ha il potere di comparire agli uomini in forme seducenti e ingannatorie; e chissà che non voglia profittare della mia debolezza e del mio stato di malinconia - due umori su cui ha gran potere - per ingannarmi e indurmi a dannazione. Voglio avere più positive prove. E il dramma recitato sarà il mezzo per catturar la coscienza del re.

      • B) - AMLETO AD ORAZIO (III.2): “[...] Stasera qui si rappresenta un dramma innanzi al re; una scena del lavoro è molto simile alle circostanze ch’ho avuto già occasione di accennarti in riguardi alla morte di mio padre. Ti prego d’osservare attentamente, durante tutto il corso dell’azione, l’aspetto di mio zio: se a un certo punto il rimorso della sua colpa occulta non vien fuori da solo dalla tana, quella che abbiam veduto l’altra sera è l’ombra d’uno spirito dannato, e le mie sono solo fantasie più annebbiate dell’antro di Vulcano. Scrutalo attentamente; per mia parte, io gli terrò piantati gli occhi in faccia. Confronteremo poi i due giudizi su quello ch’egli avrà fatto apparire alla vista d’entrambi".

      • C) LA QUESTIONE DEL PIFFERO ("AMLETO", III.2):

      • "[...] ROSENCRANTZ
        -  Signor mio, cos’è che vi angustia? Sbarrate la porta in faccia alla vostra guarigione, se nascondete i dolori a un amico.
        -  AMLETO Amico mio, è che non ho prospettive.
        -  ROSENCRANTZ Ma come, se il re stesso s’impegna a farvi succedere al trono!
        -  AMLETO Sì è vero, ma mentre l’erba cresce... il proverbio è alquanto ammuffito.
        -  Entrano gli attori coi flauti. -Ah, i flauti. Datemene uno.
        -  In confidenza, perché cercate sempre di cogliermi da sopravvento, come per spingermi in qualche rete?
        -  GUILDENSTERN Oh, monsignore! Se il dovere mi fa importuno, il mio affetto supera ogni misura.
        -  AMLETO Questa non la capisco bene. Vorreste suonare questo flauto?
        -  GUILDENSTERN Non so farlo, monsignore.
        -  AMLETO Ve ne prego.
        -  GUILDENSTERN Credetemi, non ne sono capace.
        -  AMLETO Ve ne scongiuro.
        -  GUILDENSTERN Non saprei dove metter le dita, monsignore.
        -  AMLETO È facile come mentire. Controllate questi fori con dita e pollice, date fiato con la bocca, e lui parlerà in musica con grande eloquenza. Ecco qui le chiavi.
        -  GUILDENSTERN Ma non saprei cavarne nessuna armonia. Non conosco l’arte.
        -  AMLETO Ma allora lo vedete, che cosa indegna fate di me. Vorreste suonarmi, vorreste dare a intendere che conoscete i miei tasti, vorreste svellere il cuore del mio mistero, e farmi cantare dalla nota più bassa fino in cima al mio registro. C’è tanta musica, c’è una voce eccellente in questo piccolo strumento, eppure non sapete farlo parlare. Sanguediddio, mi credete più facile a suonarsi d’un piffero? Prendetemi pure per lo strumento che preferite: per quanto stiate a grattarmi non potrete farmi cantare. (cfr. Shakespeare Italia, "AMLETO", ATTO TERZO, SCENA SECONDA).


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