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EVANGELO (= BUONA-NOTIZIA): IL CRISTIANESIMO NON E’ UN CATTOLICISMO! "Dio è al di là delle frontiere che vengono erette" (Carlo Maria Martini).

ESSERE CRISTIANI: OGGI COME IERI VUOL DIRE RINASCERE, MA NON ALLA BUSH O ALLA RATZINGER. Come Nicodemo, Hans Kung esorta a tornare a Gesù, ma non sa ancora "come si nasce" e da quale "Spirito" - a c. di Federico La Sala

Gesù nelle cerimonie pontificie della basilica di S. Pietro? Oppure nella preghiera con il presidente George W. Bush e il Papa alla Casa Bianca? Inconcepibile!
martedì 24 gennaio 2012 di Federico La Sala
[...] Chi è, dunque, un cristiano? Non chi dice soltanto «Signore, Signore» e asseconda un «fondamentalismo» - sia esso di tipo biblico-protestante, o autoritario-romano-cattolico oppure tradizionalista-oriental-ortodosso. Cristiano è piuttosto colui che in tutto il suo personale cammino di vita si sforza di orientarsi praticamente a questo Gesù Cristo. Di più non è richiesto.
La mia vita personale, e così ogni altra vita, con i suoi alti e bassi, e anche la mia lealtà verso la
Chiesa e la (...)

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> ESSERE CRISTIANI: OGGI ---- CARD. CHRISTOPH SCHÖNBORN: NELLA CHIESA, O SI CAMBIA O SI MUORE (di Ludovica Eugenio).

lunedì 23 gennaio 2012

CARD. SCHÖNBORN: NELLA CHIESA, O SI CAMBIA O SI MUORE *

36504. VIENNA-ADISTA. Nel corso del 2011 sono stati 58.603 i cattolici austriaci che hanno deciso di abbandonare la Chiesa, a fronte dei quasi 86.000 del 2010, annus horribilis per la Chiesa austriaca, coinvolta in pieno dallo scandalo degli abusi sessuali. D’altronde il primate della Chiesa austriaca, nonché arcivescovo di Vienna card. Christoph Schönborn lo aveva ammesso, alla fine del 2010: lo scandalo dei preti pedofili ha inflitto un durissimo colpo (v. Adista n. 3/11). E non ha torto, a guardare il significativo calo di abbandoni di quest’anno appena chiusosi. Un anno nient’affatto tranquillo anche su un altro fronte: basti ricordare l’appello dei parroci «disobbedienti» che chiedono con toni perentori una riforma della Chiesa, e che, diffuso la scorsa estate, ha ottenuto un largo consenso anche fuori dai confini del Paese (v. Adista nn. 55, 65, 67, 84, 91, 93/11).

L’iniziativa ha persino ottenuto il premio 2012 della Fondazione Herbert Haag (fondata e presieduta dal teologo Hans Küng) per la libertà nella Chiesa: «Ha portato a discutere pubblicamente - afferma la motivazione - della precaria situazione pastorale austriaca con postulati chiari e azioni decise, coraggiose e impavide». Il premio - 10mila euro - sarà consegnato ad aprile al promotore e presidente dell’iniziativa p. Helmut Schüller, attualmente parroco nei dintorni di Vienna e cappellano universitario, in passato vicario generale dell’arcidiocesi di Vienna.

Schönborn è consapevole del fatto che la posta in gioco è molto alta, per la Chiesa del suo Paese. Il 16 gennaio scorso, in una conferenza stampa a sorpresa che ha spiazzato molti, il cardinale, per nulla sordo alle voci che si levano nella Chiesa, ha affermato che i cambiamenti sociali degli ultimi decenni in Europa richiedono un diverso tipo di Chiesa.

La Chiesa a cui i cattolici austriaci erano abituati, ha detto, è ormai «cosa del passato», e dunque non si può andare avanti come se niente fosse. «È giunto il momento - ha detto - di affrontare i cambiamenti avvenuti nella società in modo molto più serio di quanto abbiamo fatto finora»; in una società libera, caratterizzata da un ampio spettro di possibilità, la Chiesa sarebbe soltanto «un attore tra tanti altri». Quanto all’iniziativa dei preti “disobbedienti”, Schönborn ha affermato che in linea di principio «tutti gli sforzi di riforma della Chiesa sono benvenuti»; quando le persone investono «cuore anima e cervello» nel processo di riforma sono ben accolte.

Certo, l’iniziativa ha sollevato questioni di portata planetaria che devono essere affrontate più in alto, ma ciò non toglie che si debba riflettere, intanto, sul cambiamento entro i limiti delle possibilità giuridiche esistenti. Da ora in poi si cambia musica, ha avvertito, e la professione personale di fede di ogni cattolico sarà decisiva. La sfida del presente impone un cambiamento a livello di strutture parrocchiali: «Le parrocchie saranno in parte più grandi, ma in ogni caso aperte, più snelle, più efficaci e in linea con la realtà di una società flessibile», ha annunciato il cardinale, spiegando che la parrocchia, in futuro, dovrà avere almeno 4.000 cattolici, che il 5% del bilancio parrocchiale dovrà essere impiegato per nuove iniziative e progetti e che il costo della casa parrocchiale e della canonica non dovrà essere superiore al 20% delle entrate. (ludovica eugenio)

* Adista Notizie, n. 5, 28/01/2012


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