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PER LA DEMOCRAZIA REALE SUBITO: "DEMOCRACIA REAL YA"!!! CON LA SPAGNA DI "PUERTA DEL SOL"...

"INDIGNADOS" NELLE PIAZZE DI TUTTA LA TERRA. Al G20, in sintonia con il manager americano Black Rock, Mario Draghi sui giovani: «Ascoltare il loro appello», "Hanno ragione ad arrabbiarsi. Gli scontri al corteo? Un gran peccato"!!!

Sul tutto Draghi ha riconosciuto che "se siamo arrabbiati noi per la crisi figuriamoci loro che sono giovani, che hanno venti o trent’anni e sono senza prospettive".
giovedì 20 ottobre 2011 di Federico La Sala
[...] è stato lo stesso governatore Mario Draghi, futuro presidente della Bce, ad affermare di comprendere le ragioni dei manifestanti. [...] poco dopo a fargli eco è stato anche Timothy Geithner, segretario di Stato al Tesoro di quegli Stati Uniti dove la versione del movimento ha preso il nome "Occupy Wall Street" [...] Queste autorevoli espressioni di comprensione nei riguardi di questo movimenti, giungono dopo che negli ultimi giorni perfino da manager di alcuni dei maggiori fondi (...)

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> "INDIGNADOS" NELLE PIAZZE DI TUTTA LA TERRA. ---- In piazza contro i banchieri (di Gad Lerner)

sabato 15 ottobre 2011

In piazza contro i banchieri

di Gad Lerner (la Repubblica, 15.10.2011)

Lungi dal rallegrarsi per il prestigioso incarico che un nostro connazionale verrà chiamato ad assolvere fra due settimane al vertice della Banca centrale europea, gli indignados lo demonizzano. Per loro, Draghi ribelli, il governatore rappresenta la personificazione di una cupola tecnocratica che impone sacrifici ai poveri e protegge i ricchi, costringendo i governi a onorare i debiti sovrani e finanziare le banche in crisi. Lo stesso presidente Napolitano viene criticato dai manifestanti per la sua "sottomissione" alle richieste della finanza internazionale, di cui Draghi sarebbe il rappresentante.

Fino a ieri nel nostro paese era più facile trovare qualcuno disposto a parlar male di Garibaldi, piuttosto che a criticare apertamente la Banca d’Italia, istituzione che ha sempre goduto di un raro rispetto bipartisan. Mai prima d’ora Palazzo Koch e le sedi periferiche della Banca d’Italia erano stati oggetto di azioni dimostrative e tentativi d’occupazione. È doveroso che tali proteste si mantengano entro i limiti della legge e della nonviolenza, ma, ciò premesso, sarebbe ingenuo liquidarle come isolato fenomeno estremista.

I giovani scolarizzati ma precari, i lavoratori autonomi della conoscenza e i dipendenti delle aziende in crisi, masticano abbastanza di economia e sono abbastanza informati sui meccanismi di arricchimento al vertice della piramide sociale, da trarne una consapevolezza divenuta senso comune: il potere e i soldi si allontanano; la finanza convive sempre peggio con la democrazia.

Ciò spiega il palese disinteresse rivelato dagli indignados nostrani, tutt’altro che provinciali, anzi, compiaciuti del proprio gergo poliglotta, nei confronti delle convulsioni parlamentari e governative in atto. Snobbano Berlusconi, marionetta in disuso; prendono sul serio Napolitano, quale garante della sovranità nazionale; ma gli preme di misurarsi con Draghi, figurandoselo entità sovrastante. È come se volessero sottolineare l’irrilevanza della politica, imbelle nel fronteggiare la Grande Depressione. Una politica soggiogata per intero al diktat che Jean-Claude Trichet e Mario Draghi il 5 agosto scorso hanno avuto l’ardire di certificare per iscritto, nella loro lettera ultimativa al governo italiano. Procedura inusitata, quella lettera, ma senza la quale probabilmente la Bce non avrebbe mai approvato il provvidenziale piano d’acquisti di Titoli di Stato italiani.

Ecco spiegata la ruvida attenzione concentrata sulla Banca d’Italia, di per sé un’istituzione dotata di poteri d’indirizzo e vigilanza tutto sommato ridotti, da quando non c’è più la lira; eppure riconosciuta più autorevole degli altri Palazzi, in quanto "succursale" di un vero potere sovranazionale. Perfino la torbida controversia sulla nomina del successore di Mario Draghi, irresponsabilmente trascinata oltre i limiti della decenza, contribuisce a enfatizzare Via Nazionale come nuovo Palazzo d’Inverno.

Mercoledì scorso, quando hanno consegnato al Presidente della Repubblica una lettera alternativa a quella firmata da Draghi e Trichet, chiedendo un rovesciamento delle priorità in essa contenute, i Draghi ribelli hanno compiuto un gesto tutt’altro che sprovveduto. Segnalano l’emergere su scala planetaria di un pensiero fortemente alternativo ai vincoli imposti dai mercati finanziari.

C’è molto imbarazzo nella sinistra italiana a discuterne, per il timore di figurare poco affidabili in Europa proprio ora che sembra riavvicinarsi la prospettiva del governo. Ma con le istanze del movimento che scende in piazza oggi a Roma sarà doveroso fare i conti. Perché la sinistra del futuro non potrà contraddistinguersi per il solo risanamento finanziario. Dovrà cimentarsi in un difficile tentativo di redistribuzione della ricchezza, dopo la lunga stagione dell’iniquità.


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