Per un giorno il mondo parla spagnolo
Novecento città unite nella protesta nata 5 mesi fa a Madrid
Il mondo parla con inconfondibile accento spagnolo. Sono più di novecento le città di oltre 80 paesi dei cinque continenti che oggi scenderanno in piazza rispondendo a un appello venuto da lontano.
di Manuel Anselmi, Alessandro Oppes e Angela Vitaliano (il Fatto, 15.10.2011)
MADRID Era il 30 maggio, appena due settimane dopo la nascita del movimento degli “indignados”, quando nel clima di euforia della Puerta del Sol, fra tende da campeggio, gruppi di lavoro e assemblee permanenti, nacque l’idea un po’ folle di trasformare una protesta locale in manifestazione planetaria. Lo slogan globale venne scandido la prima volta nelle piazze di Spagna il 15 maggio: “Uniti per un cambiamento globale. Non siamo merce nelle mani di politici e banchieri, loro non ci rappresentano”. Parole concordate nell’assemblea preparatoria che, nei giorni scorsi, ha riunito a Barcellona i rappresentanti di una quindicina di paesi.
In Spagna saranno oltre 60 le città che scenderanno in piazza, ma il cuore della protesta sarà, ancora una volta, la Puerta del Sol, dove tutto prese il via in un pomeriggio di primavera, a pochi giorni dalle elezioni amministrative che segnarono la disfatta del Psoe di Zapatero. Anche questa volta, ci sono elezioni in vista: manca un mese alle politiche. Ma loro, gli “indignados” di Spagna, ripetono: “Non ci interessa. Questi politici non ci rappresentano”.
NEW YORK Alla fine, gli “indignados” di Wall Street si sono armati, ma solo di scope, disinfettanti e strumenti da giardinaggio per rifare un po’ il make up delle aiuole di Zuccotti Park. La decisione degli occupanti è scattata dopo che il sindaco Bloomberg, giovedì sera, aveva annunciato che ieri mattina, alle 7, gli addetti alla sanitation si sarebbero recati nell’area per il regolare lavoro di pulizia che, da circa un mese, non viene effettuato proprio per la protesta in atto. Il sindaco, che aveva fatto una visita a “sorpresa” agli “occupanti”, spiegando che Zuccotti Park doveva essere sgomberato prima dell’arrivo degli spazzini, aveva provato anche a rassicurarli sul fatto che, subito dopo, la protesta avrebbe potuto ricominciare regolarmente. Un’ipotesi che, però, non è andata giù ai ragazzi che temevano la messa in atto di regole ancor più restrittive, come il divieto di utilizzo di sacchi a pelo, unica difesa contro il freddo e la pioggia che nella notte di giovedì è caduta copiosa. Intanto per oggi, è prevista una mobilitazione degli studenti delle scuole di ogni grado, in supporto all’occupazione di Zuccotti Park la cui onda d’urto non accenna a diminuire.
SANTIAGO Sono giovani, sono comuniste e sono donne. Hanno dei ruoli di dirigente, di portavoce, di responsabili. L’opinione pubblica mondiale, conosce soprattutto il nome di Camila Vallejo. Soprattutto grazie alla sua bellezza. Ma la Vallejo il 15 novembre, data della rielezione del portavoce della Confech, la confederazione dei movimenti universitari, molto probabilmente lascerà. Forse sparirà nell’anonimato come molti suoi predecessori, forse, come invece spera il Pc cileno che l’ha già inserita nel coordinamento nazionale del partito, continuerà a fare politica. Di sicuro, dietro di lei, tra le fila de movimento, ci sono tante ragazze pronte a prendere il suo posto. Come Camila Donato, Daniela Serrano o come Karola Carioli. Ancora più giovani della già giovane Vallejo. È singolare che molte di loro si chiamano Camila, qualcuno ipotizza in onore di Camilo Cienfuegos, il compagno di lotta di Fidel Castro morto per un incidente subito dopo la rivoluzione. Di sicuro molte di queste ragazze vengono da famiglie di comunisti che hanno sopportato duramente gli anni della dittatura di Pinochet.