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> GUARIRE LA NOSTRA TERRA. --- Israele prepara l’invasione. Bombe sui bimbi in spiaggia. La denuncia del Guardian: colpiti a freddo senza preavviso


giovedì 17 luglio 2014


-  Con il sangue dei bambini
-  Gaza, l’orrore senza fine uccisi 4 bimbi palestinesi
-  Erano cugini: colpiti in un raid israeliano mentre giocavano in spiaggia
-  La denuncia del Guardian: colpiti a freddo senza preavviso

-  Oltre 216 i morti, almeno 1550 i feriti

di Umberto De Giovannangeli (l’Unità 17.07.2014)

Dopo una giornata segnata dalla crudeltà contro i più piccoli, quattro bimbi palestinesi uccisi sulla spiaggia e altri due più tardi, scatta una breve tregua umanitaria tra Israele a Gaza. Tel Aviv ha accettato, infatti, la proposta Onu per far giungere aiuti alla popolazione. La morte viene dal mare. E fa ancora vittime innocenti. I più indifesi: i bambini. Ieri 4bambini sono stati uccisi a Gaza, nel corso dei raid israeliani. Le vittime, riferiscono fonti palestinesi, sono state colpite da proiettili provenienti dal mare, probabilmente da una motovedetta. I bambini uccisi erano quattro cugini di età compresa tra 9e 11 anni, uccisi mentre giocavano su una spiaggia di Gaza City. Lo fa sapere il medico palestinese Ashraf al-Kedra, mentre Israele annuncia che sta indagando sui fatti. I piccoli sono stati colpiti mentre si trovavano su una spiaggia lungo una strada costiera e altre sette persone, tra cui adulti e bambini, sono rimaste ferite, riporta ancora il medico. Lozio dei bambini uccisi, il 41enne Abdel Kareem Baker, accusa Israele: «È un massacro a sangue freddo. È una vergogna che non li abbiano identificati come bambini, con tutta la tecnologia avanzata che stanno utilizzando».

ORRORE INFINITO Il corrispondente del Guardian, Peter Beaumont, ha sostenuto sul proprio profilo Twitter che «non c’è stato nessun colpo di avvertimento, i ragazzi sono stati uccisi al primo giro, poi gli artiglieri hanno aggiustato la mira e preso i sopravvissuti». «Ero a 200 metri da lì», ha aggiunto. Sul quotidiano britannico è apparso un suo lungo articolo in cui ha raccontato l’intera dinamica dei fatti. Le ambulanze hanno evacuato morti e feriti dalla spiaggia, tra cui anche altre persone che si trovavano sulla spiaggia. I corpi dei bimbi sono stati trasferiti alla moschea di Abu Hasira, lì vicino, e avvolti nelle bandiere gialle del partito Fatah del presidente Abu Mazen.

Tra le vittime della nuova escalation di violenze a Gaza, «una su cinque è un bambino», spiega i in un comunicato l’organizzazione non governativa Save the Children. Si stima che almeno25mila bambini avranno bisogno di aiuto sostegno psicologico per affrontare il trauma che stanno vivendo. L’organizzazione ha esortato tutte le parti in conflitto a mettere urgentemente fine alla violenza, prima che altri civili innocenti siano feriti o uccisi, o costretti a vivere nella paura di esserlo. «Oltre al cessate il fuoco, solo un accordo negoziato tra tutte le parti in conflitto, farà la differenza nella durata della tregua e dovrà affrontare le cause a lungo termine di questo conflitto, promuovendo la dignità e la sicurezza per israeliani e palestinesi», ha insistito l’ong che ha chiesto infine la revoca del blocco di Gaza, che sta causando gravi disagi, incidendo sul benessere di tutti i bambini e le loro famiglie.

CRONACA DI GUERRA Nono giorno. Continuano i raid israeliani su Gaza, continuano i lanci di razzi dalla Striscia al territorio israeliano. E continua ad aumentare il numero delle vittime: dall’ inizio dell’operazione «Confine protettivo» sono stati uccisi 213 palestinesi, in maggioranza civili. I feriti sono 1550. Ma è un numero che sale ogni ora. Dopo il no di Hamas alla tregua proposta dall’Egitto, le forze dello Stato ebraico hanno ripreso i bombardamenti e hanno chiesto a circa 100mila abitanti del nord e dell’est di Gaza, vicino al confine con Israele, di lasciare le loro abitazioni. Secondo fonti militari, messaggi vocali sono stati diffusi in particolare per il quartiere orientale di Shujàiyya: i residenti sono stati chiamati ad «evacuare nell’interesse della loro sicurezza».

Hamas risponde chiedendo agli abitanti della Striscia di non muoversi, denunciando una «guerra psicologica». Secondo il ministero dell’Interno di Gaza, infatti, «non c’è alcun motivo di preoccupazione né alcuna ragione per cooperare». Durante l’altra notte aerei da combattimento israeliani hanno attaccato a Gaza le abitazioni di diversi alti dirigenti di Hamas. Tra le case colpite c’è quella di Mahmoudal-Zahar, centrata da almeno due missili: in quel momento nell’edificio non c’era nessuno, sono state danneggiate anche alcune abitazioni e una moschea delle vicinanze. I raid israeliani hanno inoltre preso di mira le case di un Bassem Naim, dell’ex ministro Fathi Hammad e dell’ex deputato Ismail al-Ashqari.

MISSIONE DIPLOMATICA «Oggi la situazione è chiara, perché l’Egitto ha offerto un cessate il fuoco. Israele lo ha accettato. La Lega Araba lo ha accettato. L’unico che lo ha rifiutato e continua a sparare è Hamas», rimarca il presidente israeliano Shimon Peres, durante l’incontro con la ministra italiana. «Stiamo cercando di difendere la nostra gente, come dobbiamo, e stiamo anche cercando di non colpire persone in nocenti a Gaza», aggiunge Peres che ha poi voluto ringraziare l’Europa, ricordando che insieme agli Stati Uniti ha «preso una chiara posizione contro la politica unilaterale, irragionevole e crudele di Hamas».

Una tregua è «nell’interesse sia di israeliani che dei palestinesi », sottolinea a sua volta la titolare della Farnesina, rilevando che «Europa e Usa faranno il possibile per sostenere un cessate il fuoco». In serata, la ministra degli Esteri italiana incontra a Gerusalemme il premier israeliano. Il mondo deve condannare Hamas per i lanci di razzi contro Israele, dichiara Netanyahu, rivolgendosi a Mogherini. La parola resta alle armi. Come sempre nell’insanguinata Terra Santa.


Bombe sui bimbi in spiaggia

Israele prepara l’invasione

di Fabio Scuto (la Repubblica, 17.07.2014)

CORRISPONDENTE GERUSALEMME. GIOCAVANO a pallone su quel tratto di spiaggia che c’è tra il vecchio porto e l’Hotel Al Deira, nella segreta - e sbagliata - convinzione che stare nei pressi dell’albergo usato dai giornalisti stranieri nella Striscia li mettesse al sicuro.

LA PARTITELLA l’ha interrotta la Marina da guerra israeliana centrando con un colpo di cannone sparato dal mare quel gruppetto di “sospetti” e portandosi via la vita di Ahed e Zakarya di 10 anni, Ramez di 11 e Mohammad di 9. Il resto dei ragazzi della famiglia Bakr, che vive nel campo profughi di Shati, è all’ospedale Al Shifa, con i corpi straziati dalle schegge e bruciati dal calore delle esplosioni, in lotta tra la vita e la morte.

I testimoni e i primi soccorritori delle vittime della strage sulla spiaggia sono stati i fotografi e i giornalisti che a quell’ora del pomeriggio si trovavano sul terrazzo dell’hotel. Fra le onde del mare, la spiaggia, le barche dei pescatori, i capanni dei caffè dai colori sgargianti, quei bambini non potevano certo immaginare che ci potesse essere da quelle parti un “obiettivo militare”. Né quel punto figurava tra le quattro zone della Striscia dove Israele aveva ordinato l’evacuazione a 100mila abitanti.

«I ragazzini stavano facendo una partita sulla spiaggia», ci racconta Ahmed Abu Adera, uno dei camerieri dell’albergo, «un primo colpo si è schiantato sulla spiaggia come un tuono, hanno iniziato tutti a scappare, ma un secondo colpo ha centrato un gruppetto che correva... Sembrava come se i proiettili li stessero inseguendo». Diversi giovanissimi sono corsi a ripararsi verso l’hotel Al Deira, poco distante, in cui alloggiano diversi giornalisti che coprono il conflitto. Racconta Paul Beaumont, corrispondente del Guardian, fra i primi soccorritori, che «non c’è stato nessun colpo di avvertimento, i ragazzi sono stati uccisi al primo sparo, poi gli artiglieri hanno aggiustato la mira e colpito i sopravvissuti. Ero a meno di 200 metri da lì».

«C’è stata un’esplosione assordante verso le 4 del pomeriggio, in quel tratto di spiaggia dove i pescatori stendono le reti ad asciugare », continua. «Quando si è dipanato il fumo, ho visto quattro figure correre verso il nostro albergo in cerca di riparo: un adulto e tre ragazzini. Il secondo colpo è arrivato quando ci avevano quasi raggiunto. Siamo saltati tutti in piedi, urlando verso gli artiglieri israeliani, come se pola tessero sentirci: sono solo dei bambini!!!».

L’uomo che prima correva arriva all’hotel, si appoggia, geme e tiene con le mani la tshirt intrisa di sangue all’altezza dello stomaco, dove è stato colpito. «Era bianco come la neve, ha perso conoscenza», prosegue Beaumont. «Mentre i ragazzi dell’albergo fermavano un taxi sul lungomare per portalo in ospedale, altri hanno strappato le tovaglie dai tavoli per usarle come barelle e soccorrere gli altri ragazzi».

«Tirando su la maglietta al primo bambino, ho visto subito il buco nel petto lasciato da una scheggia», racconta Ashraf, un altro dei camerieri- soccorritori, «piccolo e tondo come il cappuccio di una penna, fra la prima e la seconda costola. Gemeva: “ho male, ho male, il petto mi brucia”. Abbiamo preso altre tovaglie per comprimere la ferita e fermare l’emorragia ». Altri si sono occupati del ragazzo più grande: aveva le braccia bruciate, sanguinava dalla testa e dalle gambe. Qualcuno è corso in strada per fermare qualche macchina di passaggio, ma sono arrivate due ambulanze che hanno caricato i tre ragazzi.

Solo ieri il presidente Peres aveva lodato “l’umanità” dei piloti israeliani nello scegliere solo obiettivi militari. Il numero delle vittime ha superato quota 220, i feriti sono oltre 1500. Alla vigilia di una tregua umanitaria di 5 ore mediata dall’Onu, ieri sera l’Idf che ha aperto un’inchiesta si è giustificato così: «Stavamo colpendo un obiettivo terroristico, l’uccisione dei bambini è un fatto tragico». E una fonte israeliana ha rivelato che la probabilità che Israele lanci un’operazione di terra è “molto alta”.

La notizia della strage si è diffusa in un attimo nella Striscia, mentre le quattro piccole vittime venivano trasferite nella vicina moschea Abu Hasira. I corpicini in terra, avvolti nelle bandiere gialle del Fatah, il partito del presidente Abu Mazen. In migliaia, sfidando i raid che proseguono, hanno partecipato in serata ai funerali. Urlando la rabbia e la disperazione per le vittime innocenti di questa tragedia, bambini che volevano solo giocare al pallone in un pomeriggio d’estate sulla spiaggia nel posto peggiore al mondo dove crescere. Si chiama Gaza e dista solo tre ore d’aereo dall’Italia.


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