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martedì 3 settembre 2024

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> GUARIRE LA NOSTRA TERRA. --- LO SPIRITO CREATORE IN UN MONDO CHE EVOLVE (di Elizabeth Johnson). Stralci del capitolo relativo all’ecoteologia (a c. di Ludovica Eugenio - "Adista").

sabato 12 gennaio 2013

L’INTERVENTO DIVINO

La presenza creatrice, sofferente, piena di promesse dello Spirito nel mondo naturale solleva in modo diretto la questione dell’intervento divino. Come agisce Dio nel cammino di un universo evolutivo? Le forme moderne di teismo affermano che Dio interviene nel mondo a sua discrezione, per portare a compimento il proprio progetto indipendentemente dai processi naturali. L’immagine scientifica dell’universo, tuttavia, indica che ciò non è necessario. La natura si autorganizza attivamente in nuove forme a ogni livello. Anche la nascita della vita e poi del pensiero può essere spiegata senza fare ricorso a uno speciale intervento sovrannaturale. L’asprezza degli attuali dibattiti tra alcuni scienziati e i credenti seguaci del “disegno intelligente” deriva proprio da queste affermazioni discordanti: i primi non trovano traccia di attività divina nel mondo fisico, mentre i secondi postulano una qualche forma di azione diretta e di progetto complessivo da parte di Dio. Il concetto fondamentale di intervento divino da cui entrambi gli schieramenti partono, tuttavia, non è più adeguato.

Le dispute teologiche sulla mediazione divina possono essere feroci quanto quelle tra scienza e religione. Almeno sei sono le posizioni che rivendicano un ruolo nel dibattito. (...) Tutti questi punti di vista, però, hanno molto in comune. Rifuggono da un modello dichiaratamente interventista dell’azione divina, cercano di rendere comprensibile l’idea che lo Spirito Creatore, in quanto potere fondante che tutto sostiene e in quanto fine ultimo del mondo in evoluzione, agisce consentendo il processo dall’interno, e vedono la creatività di Dio attiva all’interno dei processi cosmici, insieme a essi e come loro fondamento. Dio crea il mondo, in altre parole, consentendo che il mondo crei se stesso.

Il caso

Anche ammettendo ciò, a rendere il dibattito tanto rischioso per la teologia, con la sua fede in un Dio provvido, è l’elemento del caso. A differenza della scienza del periodo illuminista, che concepiva un universo operante in modo predeterminato, meccanicistico, la scienza contemporanea ha rivelato l’esistenza, nella natura, di ampie aree aperte nelle quali è intrinsecamente impossibile prevedere quale sarà l’evento successivo. (...).

-  Il regno microscopico studiato dalla fisica quantistica è una di queste aree. La nostra incapacità di rilevare contemporaneamente tanto la posizione quanto la velocità di una singola particella ha dato origine a ciò che è stato giustamente chiamato «principio di indeterminazione». Invece di fare semplicemente riferimento ai limiti della misurazione, e dunque alla nostra conoscenza, i filosofi della scienza ora suppongono che ciò abbia a che fare con la natura stessa del fenomeno. (...).

-  Gli ampi sistemi non lineari e dinamici studiati dalla fisica del caos rappresentano un’altra di queste aree. Qui, la cosa impressionante è che i nuovi modelli autorganizzati emergenti sono estremamente reattivi alle condizioni iniziali. (...). Non c’è un semplice rapporto di causa ed effetto, ma un sistema aperto e dinamico che può prendere una direzione o un’altra a seconda di cambiamenti minimi. Nel corso del tempo, dal ripetersi di questo meccanismo, emergerà un determinato modello. In nessun caso, però, è possibile fare una previsione sicura.

-  Lo sviluppo biologico delle specie grazie alla selezione naturale è la terza area. Un gene muta in seguito al bombardamento dei raggi solari, un uragano devia la rotta di qualche uccello verso una nuova isola, la Terra è colpita da un asteroide. Gli esemplari che si adatteranno meglio al cambiamento dell’ambiente (...) saranno in grado di arrivare alla generazione successiva, ma non c’è modo di prevederlo in anticipo.

In questi come in altri casi, la scienza contemporanea ha messo a nudo l’esistenza, nella natura non umana, di sistemi emergenti, capaci di adattarsi e di autorganizzarsi, il cui funzionamento nel tempo ha portato ad autentiche novità nell’universo. Il modello si dispiega in un modo regolare, codificato, poi viene interrotto dal caso ma, anziché andare in pezzi, al culmine del disordine compaiono nuove forme di ordine, più ricche, complesse e belle. Il futuro continua ad aprirsi. (...). Se ci fosse solo la legge, nell’universo, la situazione stagnerebbe in un ordine ripetitivo e sterile. Se ci fosse solo il caso, le cose diventerebbero talmente caotiche che non potrebbe esserci alcuna struttura ordinata. Ma il caso che lavora all’interno della legge interrompe la regolarità del modello pur tenendola sotto controllo, e nel corso di milioni di millenni la loro interazione consente al mondo di progredire a uno stadio più complesso di quanto sarebbe possibile altrimenti. (...).

Ciò significa che, nella misura in cui la scienza può comprenderlo, il dispiegarsi dell’universo non è avvenuto secondo un piano predeterminato. Poiché la casualità autentica non può essere prevista, vi è un’indeterminatezza nel processo grazie alla quale l’universo genera nuovi modi di essere di cui si può dar conto solo retrospettivamente. È stato sconvolgente quando, a un incontro annuale della Catholic Theological Society of America, William Stoeger, astrofisico gesuita del gruppo di ricerca dell’Osservatorio Vaticano all’Università dell’Arizona, ha chiesto: se riportassimo indietro al primo istante le lancette dell’orologio del mondo e lo lasciassimo ricominciare a ticchettare, le cose andrebbero nello stesso modo? Il consenso scientifico propende decisamente per il no. È sceso un silenzio attonito e poi è esplosa la discussione, in una sala piena di teologi che cercavano di fare i conti con quest’idea e di conciliarla con le proprie supposizioni di fondo.

Mettendo in relazione questa idea con la presenza dello Spirito di Dio, l’ecoteologia sostiene che, in quanto amore sconfinato che si esprime nella continua evoluzione dell’universo, la creatività divina è la sorgente non soltanto dell’ordine cosmico, ma anche del caso che consente la comparsa della novità. Dando potere al mondo dall’interno, lo Spirito non solo dà origine a eventi regolari che rispondono a delle leggi, ma abbraccia anche la rischiosità dei mutamenti casuali e delle condizioni caotiche dei sistemi aperti, essendo molto più affine al disordine di quanto la nostra teologia naturale di un tempo abbia mai immaginato. Gli sconvolgimenti imprevedibili possono essere distruttivi, ma hanno anche la capacità di portare a forme di ordine più complesse. Nell’evoluzione dell’universo, non dobbiamo stupirci di trovare la creatività divina librarsi accanto alla turbolenza. (...).

Considerata l’apertura del mondo naturale, John Haught suggerisce, opportunamente, a mio modo di vedere, di pensare a un Dio che non ha tanto un progetto per l’universo in evoluzione, quanto piuttosto una visione. Questa visione ha come obiettivo la creazione di una comunità d’amore. Al cuore di questo processo c’è lo Spirito Creatore, che guida il mondo in quella direzione, allo stesso tempo invitando il mondo a prendere parte alla propria creazione grazie alla libera attività dei suoi sistemi. (...).

AMARE LA TERRA

È chiaro che questa teologia dello Spirito Creatore che crea, è sempre presente, ama compassionevolmente e mette il mondo nella condizione di affrontare la propria avventura ha delle implicazioni per la ricerca teologica nel suo complesso. Essa è, in particolare, il fondamento di un’etica responsabile e rigorosa di cura della Terra. Un universo morale limitato agli esseri umani non è più sufficiente. Se la Terra è davvero un sacramento della presenza divina, luogo della compassione di Dio e portatrice della sua promessa, allora il danno irreversibile e continuo arrecatole dall’ecocidio, dal biocidio e dal geocidio è un gravissimo sacrilegio. Nella tradizione della profezia biblica e nello spirito di Gesù, i credenti devono reagire in modo profetico e provocatorio, promuovendo la cura, la salvaguardia, il risanamento del mondo naturale anche qualora ciò dovesse andare contro potenti interessi economici e politici, come di fatto accade. Dobbiamo fare ricorso a tutte le tecniche di resistenza nonviolenta attiva per fermare l’aggressione contro ciò che è vulnerabile (...). Il criterio rigoroso che deve ora misurare la moralità delle nostre azioni è se esse contribuiscano o meno a rendere sostenibile la vita sulla Terra. (...).

Ciò, a sua volta, esige che superiamo la nostra esclusiva attenzione etica verso gli esseri umani e che individuiamo come nuovo centro di una solida riflessione morale la comunità di vita nel suo complesso. In un’etica ecologica, il grande comandamento di Gesù «ama il tuo prossimo come te stesso» arriva a includere tutti i membri della comunità di vita. «Chi è il mio prossimo?», si chiede Brian Patrick, «il Samaritano? L’emarginato? Il nemico? Sì, certo. Ma lo è anche la balena, il delfino, la foresta pluviale. Il nostro prossimo è l’intera comunità di vita, l’intero universo. Dobbiamo amarlo tutto come noi stessi». Se la natura è il nuovo povero, come afferma Sallie McFague, allora la nostra passione nell’istituire la giustizia per i poveri e gli oppressi ora va estesa in modo da includere il mondo naturale, gli ecosistemi e le altre specie minacciate. «Salva la foresta pluviale» diventa un’applicazione morale concreta del comandamento «Non uccidere». (...).

Oggi scopriamo che il grande, inintelligibile mistero di Dio, totalmente trascendente e al di là del mondo, è anche il potere dinamico al centro del mondo naturale e della sua evoluzione. Gemendo con il mondo, gioendo dei suoi progressi, conservando la fiducia nonostante i suoi fallimenti, rafforzandolo dall’interno con amore, lo Spirito Creatore è con tutte le sue creature nella loro finitudine e nella loro mortalità e resta legato a loro grazie al suo amore redentivo, portandole con sé, in un futuro imprevedibile, in una vita divina di comunione. Non sono semplici passi sulla strada verso l’Homo sapiens: tutto il complesso arazzo dell’ordine creato ha un suo valore intrinseco, poiché è il luogo in cui Dio esprime la sua presenza creatrice. (...).

* Adista Documenti n. 1 del 12/01/2013


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