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MARCIA PERUGIA-ASSISI. PER LA PACE E LA FRATELLANZA DEI POPOLI ....

INSURREZIONE MORALE DEL POPOLO ITALIANO. DOMENICA 25 SETTEMBRE IN MARCIA DA PERUGIA AD ASSISI - del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo

(...) marciare per la pace significa marciare contro la guerra, e l’ideatore della marcia Perugia-Assisi Aldo Capitini era di una chiarezza cristallina nel proporre l’opposizione integrale alla guerra. (...)
domenica 25 settembre 2011 di Federico La Sala
[...] affermare la fratellanza tra i popoli implica riconoscere i diritti umani di tutti gli esseri umani, e l’ideatore della marcia Perugia-Assisi Aldo Capitini era di una chiarezza cristallina nel proporre l’opposizione al razzismo come ad ogni altra forma di discriminazione, oppressione, sfruttamento e persecuzione [...]

CONTRO LA GUERRA E CONTRO IL RAZZISMO DOMENICA 25 SETTEMBRE IN MARCIA DA PERUGIA AD ASSISI
Il "Centro di ricerca (...)

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> INSURREZIONE MORALE DEL POPOLO ITALIANO. --- "Alla Marcia della Pace, qui ad Assisi, marciamo per san Francesco per ciò che ha rappresentato. Ma anche per il nostro Francesco, affinché riottenga presto la libertà come riconoscimento del suo essere un operatore di pace" (di Alberto Custodero - In marcia per la pace la famiglia Azzarà).. "Ad Assisi anche per il nostro Francesco".

domenica 25 settembre 2011

IL CASO

"Ad Assisi anche per il nostro Francesco" In marcia per la pace la famiglia Azzarà Il cugino dell’operatore di Emergency rapito racconta questi quaranta giorni vissuti con il congiunto nelle mani dei rapitori. "Lui è un operatore di pace ". "Le ultime notizie sono di una settimana fa e sono rassicuranti, ma ora attendiamo risposte istituzionali"

di ALBERTO CUSTODERO *

ASSISI - "Alla Marcia della Pace, qui ad Assisi, marciamo per san Francesco per ciò che ha rappresentato. Ma anche per il nostro Francesco, affinché riottenga presto la libertà come riconoscimento del suo essere un operatore di pace". Quaranta giorni dopo il sequestro avvenuto a Nyala, capitale del Darfur, i familiari dell’operatore di Emergency, il trentaquattrenne Francesco Azzarà, rompono il silenzio stampa che si sono imposti. Non lo fanno i suoi genitori, ancora chiusi nel massimo riserbo. Ma i suoi cugini, Paolo Laganà, il sindaco di Motta San Giovanni (paese natale del sequestrato, nel Reggino), e Antonino Chilà. Gigantografie di Azzarà sono state esposte un po’ dappertutto in Italia: al Campidoglio a Roma, a Palazzo Marino a Milano e ai balconi del palazzo del Consiglio comunale a Napoli. La sua immagine compare anche nella marcia Perugia-Assisi voluta cinquant’anni fa da Aldo Capitini, il capifila del pensiero non violento e del pacifismo ante-litteram non a caso soprannominato il "Gandhi italiano". Laganà è l’unico sindaco oggi ammesso a parlare dal palco di Assisi.

"All’appuntamento con i mille giovani per la pace - dice Laganà - lanciamo il nostro appello alla Farnesina affinché ci sia una svolta nella trattativa coi rapitori. Questa vicenda porta all’attenzione dell’opinione pubblica non solo il dramma di Francesco, ma anche quello del popolo del Sud del Sudan che proprio qualche giorno fa ha ottenuto il riconoscimento dall’Onu". "Le ultime notizie, che risalgono a una settimana fa - aggiunge il sindaco - ci rassicuravano sulla salute e sulle condizioni di Francesco. Ma 40 giorni senza avere la libertà è già di per sé una condizione estrema. Siamo preoccupati, ma attendiamo. Ora è il momento delle risposte istituzionali: aspettiamo anche queste".

"Francesco - dichiara l’altro cugino, Antonino Chilà - è l’espressione di quella nazione pulita, intelligente, solidale. Rappresenta la Calabria migliore, la sana voglia dei tanti giovani calabresi di mettersi in gioco e di aiutare gli altri, di rendersi utili e porsi al servizio di chi vive situazioni di disagio estremo, senza se e senza ma, nei confronti dei dimenticati del mondo, con abnegazione ed incosciente passione, coerente con se stesso e con il proprio modo di intendere la vita, come espressione simbolica di un mondo giovanile proteso al prossimo, fatto di ragazzi che si impegnano nel sociale, che dedicano il loro tempo agli ultimi, sopperendo talvolta alle mancanze delle istituzioni preposte all’uopo". "Francesco - dice ancora Chilà - è uno di questi giovani, che non dobbiamo dimenticare ed il cui dramma attuale dobbiamo vivere con profonda compartecipazione, auspicando l’interessamento, a più livelli, ed uno sforzo maggiore di quello fino ad oggi profuso, per la sua immediata liberazione e per il suo ritorno a casa. Persone e ragazzi come Francesco ci fanno sentire orgogliosamente calabresi e italiani".

"Abbiamo avuto un contatto diretto con Francesco - aveva riferito Cecilia Strada, figlia di Gino e presidente di Emergency, alla Commissione straordinaria per i diritti umani del Senato presieduta da Pietro Marcenaro - ci ha detto che sta bene, per quanto possibile nella situazione in cui si trova. Mangia e beve e tiene duro". Per la pace, e per la sua liberazione, marceranno oggi migliaia di persone tra Perugia e Assisi.

* la Repubblica, 25 settembre 2011


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