Inviare un messaggio

In risposta a:
MEDICINA E ILLUMINISMO KANTIANO. L’OMEOPATIA E IL CORAGGIO DI SERVIRSI DELLA PROPRIA INTELLIGENZA ("SAPERE AUDE!": KANT, 1784). "ORGANON DELL’ARTE DEL GUARIRE": "AUDE SAPERE" (HAHNEMANN, 1819).

C. F. SAMUEL HAHNEMANN: CRITICA DELLA RAGIONE MEDICA. LINEE-GUIDA PER DIVENTARE MEDICI RESPONSABILI (SENZA VIRGOLETTE). Alcune sue pagine (del 1825) tutte da rimeditare - a c. di Federico La Sala

La migliore occasione per esercitare e perfezionare la nostra capacità di osservazione è fornita dall’istituire esperimenti con farmaci su noi stessi.
mercoledì 28 maggio 2014
"Era angosciante per me procedere sempre al buio, senz’altra luce se non quella che si poteva ricavare dai libri, quando dovevo guarire i malati [...] Non potevo curare coscienziosamente le nuove e ignote affezioni morbose dei miei fratelli malati con quei farmaci sconosciuti [...] Diventare in tal modo l’assassino o il torturatore dei miei fratelli era per me un’idea tanto terribile e opprimente che, subito dopo il mio matrimonio, rinunciai all’esercizio della professione medica e mi (...)

In risposta a:

> C. F. SAMUEL HAHNEMANN: CRITICA DELLA RAGIONE MEDICA. LINEE-GUIDA PER DIVENTARE MEDICI RESPONSABILI --- Intervento di Prof. Paolo Roberti di Sarsina - membro del comitato scientifico dell’Aiot.

mercoledì 28 maggio 2014

La risposta di chi pratica medicina non convenzionale

di Prof. Paolo Roberti di Sarsina, medico psichiatra, docente al master in Sistemi sanitari dell’Università Bicocca di Milano... *

      • Pubblichiamo per dovere di ospitalità questa presa di posizione dell’Aiot su alcuni pezzi pubblicati da Wired, dalla quale dissentiamo radicalmente. Consentire negli ospedali pubblici terapie non scientificamente provate è sbagliato e non ci stancheremo di sostenerlo in tutte le sedi. Quanto al fatto che milioni di persone vi si affidino, non crediamo costituisca una prova. Altrimenti dovremmo finanziare con fondi pubblici anche tarocchi e oroscopi. (Massimo Russo, direttore di Wired Italia) **

Ho letto con stupore l’ennesimo attacco della redazione di Wired alle Medicine Non Convenzionali, che non fa che dimostrare superficialità nell’analisi di un fenomeno non certo ipersemplificabile, come in Italia spesso la stampa tenta di fare.

Innanzitutto, nella letteratura scientifica internazionale indicizzata - contrariamente a quanto si sostiene nell’articolo - vi sono certamente prove di efficacia in ambito clinico umano che mostrano nessi funzionali tra le medicine tradizionali, complementari e alternative, la diagnostica preventiva, la prevenzione mirata e i trattamenti personalizzati, sia nella formazione alla salute sia nella pratica clinica.

Vi sono già molte ricerche inerenti l’efficacia di trattamenti non convenzionali della persona, nella sua natura di unicum fisico e psichico che vive in relazione dinamica con la natura e la società. Nelle Mnc si realizza per ciascuna persona un processo terapeutico tailored-made, grazie alla rinnovata relazione tra la persona e il terapeuta con fiducia, compassione e rispetto delle scelte individuali.

Vi sono metodi di ricerca clinica innovativi per valutare le medicine tradizionali, complementari e alternative e altri interventi di tipo salutogenetico, che, attraverso la promozione dei comportamenti favorevoli allo star bene - proprio e dei propri cari - forniscono alla persona gli strumenti per scegliere compiutamente con consapevolezza e responsabilità i propri percorsi di salute, riducendo così, tra l’altro, le disuguaglianze culturali, sociali, razziali e religiose.

La parola “medicina” è diversa per ogni cultura e popolo che ne ha tratto beneficio, per cui esistono de facto tanti sistemi di guarigione e cura quante culture esistono nel mondo. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità circa l’80% della popolazione mondiale che vive nei paesi del Terzo Mondo dipende dai loro sistemi autoctoni tradizionali quali fonti primarie di cura, ed esse sono certamente efficaci, ovviamente in misura diversa le une dalle altre. Non meno di 100 milioni di europei fanno abituale ricorso a prestazioni sanitarie di medicine non convenzionali.

In Italia ricorre alle medicine non convenzionali il 14,5% della popolazione (Eurispes 2012). Tutte vittime dell’effetto placebo? Tutti irresponsabili o ignoranti i medici iscritti all’Albo che le prescrivono? Il problema è che le istituzioni sanitarie nazionali non hanno finora voluto né sono state capaci di mettersi al passo di questa realtà sociale ampiamente diffusa, disattendendo anche le risoluzione sia del Parlamento europeo sia del Consiglio d’Europa, e non adottando il piano strategico sulle Mnc dell’Organizzazione mondiale della sanità. L’Oms è un’altra pericolosa organizzazione new-age lontana dalla scienza...?

Pubblicare articoli come il vostro, sottendendo questo, dimostra una provincialità tutta italiana e che non vi fa onore. È patrimonio comune, ampiamente consolidato a livello nazionale e internazionale, che le medicine tradizionali e non convenzionali hanno definitivamente acquisito un ruolo stabile d’innovazione nel campo della salute, circostanza questa che è confermata anche dall’enorme interesse teorico e pratico che si manifesta sempre più in ambito universitario, ospedaliero e di assistenza sanitaria territoriale.

Peccato che per produrre una grande mole di prove di efficacia, come certamente - in questo sono d’accordo con voi - sarebbe opportuno fare, sono ovviamente necessarie risorse per la ricerca di qualità. È paradossale che l’establishment accademico e istituzionale chieda alle medicine tradizionali e non convenzionali prove di efficacia quando non esistono, salvo rari casi, fondi erogati a tale scopo.

Ostracismo miope confermato dalle Istituzioni italiane: basti pensare che il ministero della Salute non ha mai diffuso la notizia che la Commissione europea, nell’ambito del Settimo piano europeo pluriennale di finanziamenti per la ricerca attualmente in vigore, ha finanziato il Consorzio CAMbrella per la ricerca in ambito delle medicine tradizionali e non convenzionali. Una rivista attenta come la Vostra non si è preoccupata di indagare i dati di quella importantissima e imponente ricerca.

Vi è necessità di nuovi paradigmi nel pluralismo della scienza, e questa è la sfida per il futuro non solo della biomedicina quale sistema dominante - come giustamente dice l’Organizzazione mondiale della sanità - ma dell’intera scienza del XXI secolo.

Prof. Paolo Roberti di Sarsina, medico psichiatra, docente al master in Sistemi sanitari dell’Università Bicocca di Milano, esperto in medicine non convenzionali del Consiglio superiore di sanità, membro del comitato scientifico dell’Aiot - Associazione medica italiana di omotossicologia e fondatore dell’Ente morale associazione medicina centrata sulla persona onlus

**

Fonte: Wired, 27 maggio 2014


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: