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PIANETA TERRA. EUROPA - CURARE LA DEMOCRAZIA ....

DEMOCRAZIA REALE SUBITO: "DEMOCRACIA REAL YA"!!! NOTIZIE DALLA SPAGNA. Alcuni articoli sulla situazione - a c. di Federico La Sala

SPAGNA. La protesta degli «indignados» si è estesa un po’ in tutto il paese. Sul banco degli accusati c’è tutta la classe politica, di destra e di sinistra.
domenica 22 maggio 2011 di Federico La Sala
[...] La protesta degli «indignados» si è estesa un po’ in tutto il paese. I partiti stanno a guardare colti di sorpresa alla vigilia di un voto che nelle previsioni dovrebbe cambiare lo scenario a favore del centro-destra, oggi all’opposizione. Il principale obiettivo della protesta sociale è il premier socialista Zapatero, al governo dal 2004, colpevole - secondo gli «indignati» - di non aver saputo reagire ad una crisi che in Spagna per l’anno in corso prevede una crescita irrisoria del (...)

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> DEMOCRAZIA REALE SUBITO: "DEMOCRACIA REAL YA"!!! NOTIZIE DALLA SPAGNA. --- INTERVISTA A JAVIER CERCAS. È un vento nuovo che sfida i politici di qualsiasi orientamento (di Omero Ciai).

venerdì 20 maggio 2011


-  "Pane e giustizia la sfida al potere degli indignados"
-  "In strada ci sono persone che chiedono solo una democrazia migliore"
-  "Per la prima volta c’è una generazione che non ha prospettive di miglioramento"

di Omero Ciai (la Repubblica, 20.05.2011)

«Lo confesso subito: ho una grande simpatia per gli occupanti della Puerta del Sol, per questi ragazzi che stanno protestando nel centro di Madrid accampati in una piazza come gli egiziani di piazza Tahrir. Con la situazione sociale che stiamo vivendo è strano che non sia accaduto prima». Lo scrittore spagnolo Javier Cercas, premiato per la sua opera all’ultimo Festival del libro di Torino, si sta appassionando al movimento di protesta che ha attratto tutta l’attenzione mediatica alla vigilia delle elezioni amministrative e regionali di domenica prossima.

Chi sono? Che cosa sta succedendo in Spagna?

«Sono architetti, avvocati, insegnanti, studenti universitari. Ragazzi giovani che hanno studiato, e ai quali le famiglie e i governanti hanno promesso un futuro e che non lo trovano. Non c’è. Per la prima volta dalla Guerra Civile in Spagna c’è una generazione che non ha prospettive di migliorare la propria vita. Mio nonno lasciò un Paese e una vita migliore a mio padre. E lo stesso accadde tra mio padre e me. Invece, oggi, io rischio di lasciare a mio figlio una situazione economicamente peggiore. Oggi ha sedici anni, ma se non succede nulla quando sarà più grande dovrà ricordare con nostalgia come viveva grazie allo stipendio di suo padre. Non avrà uno stipendio per vivere e da vecchio non avrà una pensione. La maggioranza dei giovani non trova lavoro e chi lo trova guadagna meno di mille euro al mese. Non si può vivere in un Paese europeo con meno di mille euro. A Madrid ne servono 700 solo per affittare una casa. E dunque? Sono giovani che non hanno alcuna prospettiva di diventare adulti. Hanno studiato, si sono laureati, hanno viaggiato, sono preparati, ma non hanno alcuna chance».

Che fine ha fatto la Spagna del boom? Quella che supera l’Italia tra le prime dieci potenze economiche mondiali? Che fa da battistrada per i riformisti di tutta Europa con i suoi progressi nei diritti civili e nelle libertà individuali?

«Era un’illusione, in gran parte. Abbiamo vissuto una stagione molto al di sopra delle nostre possibilità e i giovani di oggi stanno pagando il conto».

Non è incredibile la parabola di Zapatero, un leader che ha saputo sorprendere l’Europa con le leggi a favore dei diritti (divorzio espresso, matrimoni gay, aborto per le minorenni, coppie di fatto) e ora è travolto dall’economia?

«In Italia avete avuto una visione sempre troppo ottimista di Zapatero. È facile governare quando l’economia va bene ma il leader di un paese va giudicato di fronte alle crisi. Ritirarsi dall’Iraq fu un gesto di grande forza simbolica. Ma un politico si misura nelle crisi, nella capacità di reagire e di proporre soluzioni. E nella crisi economica Zapatero è stato un disastro. Non ha capito cosa stava accadendo e non ha saputo dare al Paese risposte concrete. La Spagna fashion, la Spagna di moda che vince i mondiali di calcio, produce i film di Woody Allen, abolisce perfino la corrida e si arrampica nel benessere era una irrealtà cui tutti abbiamo creduto e dalla quale nessun politico ci ha messo in guardia. Anzi. Io penso che l’immagine vera della Spagna di oggi, insieme ai laureati disoccupati o precari accampati alla Puerta del Sol, il chilometro zero, il punto dal quale si misurano tutte le distanze, sia Seseña, una urbanizzazione moderna alla periferia di Madrid che avrebbe dovuto accogliere 60mila abitanti e che oggi è praticamente vuota, abbandonata. Seseña è il simbolo del boom economico spagnolo sospinto dalla bolla della speculazione immobiliare. La bolla è scoppiata affondando tutto e i ragazzi piantano le tende al chilometro zero».

È proprio pessimista?

«No, credo nella Spagna ma condivido le ragioni di questa protesta. In piazza non ci sono degli idealisti rivoluzionari ma solo persone che chiedono una democrazia migliore. La democrazia perfetta non esiste, siamo tutti d’accordo, solo le dittature possono essere orrendamente perfette, ma la democrazia si può migliorare. Faccio un esempio: quando è iniziata la crisi finanziaria in Spagna abbiamo fatto come Obama negli Stati Uniti. Abbiamo aiutato le banche a non fallire perché se fosse saltato il sistema saltava tutto. Bene, ma si era anche detto che dopo sarebbero state messe delle regole. Invece non è cambiato nulla: quando ci sono difficoltà economiche paghiamo tutti mentre appena c’è da guadagnare qualcosa...».

Ma in Spagna c’è una "dittatura partitocratica" come dicono i giovani della Puerta del Sol?

«Credo di sì. La politica avrebbe bisogno di una vasta riforma. Per prima cosa andrebbero abolite le liste chiuse grazie alle quali le gerarchie dei partiti eleggono chi vogliono. L’elettore vota il partito, non le persone. E questo è sbagliato, regala un potere immenso alle élite dei partiti».

Un altro movimento nato grazie ai social network. Quanto assomigliano le proteste di Madrid alla primavera araba?

«Non darei troppa importanza ai social network. Sono strumenti. Twitter è lo strumento della protesta di oggi come nel ’68 erano i ciclostili. Invece riguardo alla primavera araba credo che Puerta del Sol le assomigli moltissimo. Al Cairo chiedevano la democrazia, a Madrid giustizia sociale e riforme. È un vento nuovo che sfida i politici di qualsiasi orientamento».


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