Nel sanatorio di Davos l’origine della tragedia tra la forma e il caos
Mi avvicino alla (rilettura della) Montagna incantata con sentimenti misti, persino con un certo senso di colpa, come quando ci si abbandona all’ascolto di una musica troppo sentimentalmente accattivante (certo Chopin, certo Rachmaninoff) o anche a un testo letterario troppo «meridiano» (ho letto per esempio Les nourritures terrestres di Gide in tram, andando e tornando da scuola, per evitare di espormi a tentazioni). (...)
Analisi del testo alquanto superficiale da parte di un filosofo come Vattimo.
Non è stato colto il senso più autentico del libro di T.Mann.
Questo libro è molto di più di un "libro di formazione", come si usa dire. Questo è un "libro iniziatico".
Le coppie dialettiche evidenziate da Vattimo (Settembrini-Nafta etc) seguono quella che è l’autentica esperienza del protagonista H.Castorp: la sua mutata consapevolezza del tempo.
Il tempo è il nucleo di questo libro come è anche quello di uno dei più importanti romanzi di quel periodo: la Recherche di Proust.
Tutta la prima parte della Montagna Incantata è dedicata alla meditazione sul tempo e H.Castorp cambia dopo il suo arrivo al Berghof tanto quanto è cambiata la sua cognizione del tempo. Questa è la prima e fondamentale tappa iniziatica. Poi egli potrà inoltrarsi nei misteri della conoscenza e dell’amore offerti dall’incontro con i vari personaggi del libro.
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