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INDIVIDUO E SOCIETA’ E COSTITUZIONE, IERI COME OGGI. USCIRE DALLO STATO DI MINORITA’, APRIRE GLI OCCHI: C’E’ DIO E "DIO", PATRIA E "PATRIA", E FAMIGLIA E "FAMIGLIA" .....

ROMOLO AUGUSTOLO: L’ITALIA NON E’ NUOVA A QUESTI SCENARI. C’E’ CAPO E "CAPO" E STATO E "STATO": MUSSOLINI E LENIN A CONFRONTO. L’analisi di Gramsci (già contro derive staliniste!), una bussola per non naufragare e una lezione di vita e di libertà - a c. di Federico La Sala

ANTONIO GRAMSCI (1924): "Roma non è nuova a questi scenari polverosi. Ha visto Romolo, ha visto Cesare Augusto e ha visto, al suo tramonto, Romolo Augustolo".
venerdì 21 dicembre 2012
[...] Benito Mussolini ha conquistato il governo e lo mantiene con la repressione piú violenta e
arbitraria. Egli non ha dovuto organizzare una classe, ma solo il personale di una amministrazione.
Ha smontato qualche congegno dello Stato, piú per vedere com’era fatto e impratichirsi del mestiere
che per una necessità originaria. La sua dottrina è tutta nella maschera fisica, nel roteare degli occhi
entro l’orbite, nel pugno chiuso sempre teso alla minaccia... [...]
IMMAGINARIO E (...)

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> ROMOLO AUGUSTOLO: L’ITALIA --- «Le camicie nere assomigliano ai socialisti russi». Gramsci in un discorso del 1922 a Mosca spiegò: «L’Italia è matura» per una rivoluzione (di Antonio Carioti).

venerdì 11 novembre 2011

E Gramsci annunciò la rivoluzione

In un discorso del 1922 a Mosca spiegò: «L’Italia è matura»

di Antonio Carioti (Corriere della Sera, 11.11.2011)

Antonio Gramsci è un autore così studiato ed esplorato che la scoperta di un suo inedito può sorprendere. Ma gli archivi di Mosca sono una miniera inesauribile per chi abbia la pazienza di scavare a fondo. Così due ricercatori italiani affiliati all’Università inglese di Exeter, Caterina Balistreri e Alessandro Carlucci, hanno ritrovato il testo dell’intervento tenuto da Gramsci, il 7 agosto 1922, alla XII Conferenza del Partito bolscevico. Si pensava che nella fase iniziale della sua permanenza in Russia (era arrivato in maggio come delegato del Pci nell’esecutivo dell’Internazionale comunista) l’intellettuale sardo avesse potuto combinare poco, per via di gravi problemi di salute sfociati nel ricovero in sanatorio, ma ora si dimostra che riuscì a portare il suo contributo in quella sede. Nell’Archivio statale russo di storia socio-politica (Rgaspi) è stata rinvenuta anche la sua scheda personale di partecipazione alla Conferenza, con tanto di firma autografa.

Il testo reperito dai due studiosi, che lo presentano con un saggio sul prossimo numero della rivista «Belfagor», diretta da Luigi Ferdinando Russo, ci mostra un Gramsci poco più che trentenne e ancora partecipe dell’estremismo rivoluzionario che caratterizzava all’epoca il Pci, guidato da Amadeo Bordiga. Insiste, notano Balistreri e Carlucci, sulla imminente «disgregazione dell’ordine sociale borghese». Anzi, «vede nel fascismo una conferma estrema di questo processo disgregativo, e quindi dell’esistenza di condizioni mature per una rivoluzione proletaria». Due mesi e mezzo dopo, con la marcia su Roma, al governo sarebbe invece arrivato, per restarci molto a lungo, Benito Mussolini.

Colpisce il parallelo che Gramsci traccia fra le camicie nere e il partito antibolscevico dei Socialisti rivoluzionari (Sr), erede della tradizione populista russa. In entrambi i casi, sostiene, si tratta di rinnegati che, provenendo da sinistra, sono diventati «collaboratori della borghesia». Potrebbe sembrare una polemica propagandistica, ma è curioso che certe similitudini tra il populismo degli Sr e il fascismo siano state rilevate, molti anni più tardi, da un esperto del mondo slavo come Enzo Bettiza nel libro Il mistero di Lenin (Rizzoli, 1982).

Va sottolineato peraltro, notano Balistreri e Carlucci, che lo scopo principale dell’intervento di Gramsci è accreditare il Pci come unico vero partito rivoluzionario italiano, di fronte alle pressioni dei sovietici che insistono per un accordo con i socialisti massimalisti. Un contrasto in cui il giovane sardo si trovò a sperimentare per la prima volta i «metodi tendenti a imporre burocraticamente idee precostituite» tipici della mentalità bolscevica.


-  Il brano

-  «Le camicie nere assomigliano ai socialisti russi»

-  Pubblichiamo un brano tratto dal resoconto del discorso di saluto tenuto a Mosca da Antonio Gramsci il 7 agosto 1922, alla XII Conferenza del Partito bolscevico (Corriere della Sera, 11.11.2011)

In Italia in questo momento non c’è governo: né borghese, né socialista, né anarchico; non c’è nessun governo. Esistono alcune piccole cricche autonome che hanno il controllo del paese. I fascisti hanno ucciso più di cinquemila operai, ne hanno feriti più di trentamila, hanno distrutto cinquecento cooperative, hanno devastato mille e cinquecento amministrazioni comunali. Vedete in quali condizioni tragiche si trova il proletariato.

Per quanto riguarda il Partito socialista, attraversa un periodo di completa disgregazione, ha creduto in diversi riformismi, e nel fatto che si potesse superare pacificamente il movimento banditesco dei fascisti. Tuttavia, come dimostra l’esperienza, il Partito socialista si è sbagliato, e in Italia rimane solo il Partito comunista a condurre la lotta.

Il compagno Gramsci propone un interessante parallelo tra gli Sr (Socialisti rivoluzionari) e i fascisti, per quanto ciò possa sembrare strano ad una prima impressione. Tuttavia, conoscendone i membri, si può affermare che il fascismo è sorto sulla base di quella stessa psicologia da cui sono sorti gli Sr. Anch’essi, ex anarchici e terroristi, sono ora collaboratori della borghesia. Il loro (dei fascisti) capo è il rinnegato Mussolini, e tra le loro file si trova una massa di socialisti e anarchici rinnegati. I fascisti sono solo più franchi degli Sr, e si sono subito sbarazzati di ogni maschera. In tal modo la borghesia, del tutto disorientata di fronte agli attacchi terroristici dei fascisti, non sapendo cosa fare, si rivolge alla Chiesa in cerca d’aiuto, le fornisce somme enormi e di recente le ha dato due miliardi. Il deficit è enorme. La borghesia si rifiuta di compiere qualsiasi forma di sacrificio finanziario.

Questi fatti costituiscono senza dubbio condizioni mature per una rivoluzione. Non c’è altro partito capace di rappresentare un centro serio di opposizione agli elementi del vecchio sistema ormai in disfacimento se non il Partito comunista.


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