Gheddafi contrattacca, bombe e morti
La Nato in campo per l’embargo armi
Ankara dà il via libera e Parigi apre
Si combatte a Zintan, Misurata
e Yafran.
Si muove l’Alleanza:
«Siamo pronti alla no fly zone» *
Mentre continua l’offensiva delle truppe di Muammar Gheddafi contro le roccheforti degli insorti, con nuovi violenti attacchi su Misurata, Zintan e Yafran, tutte città situate a ovest di Tripoli, e mentre a Bruxelles si discute su un possibile passaggio del comando delle operazioni alla Nato, il presidente Barack Obama ha rotto gli indugi e si è espresso manifestamente a favore di tale ipotesi.
Stando a fonti della Casa Bianca, durante una conversazione al telefono con il premier turco Recep Tayyip Erdogan, Obama e l’interlocutore si sono trovati d’accordo sull’opportunità che l’intervento militare in Libia si avvalga delle «capacità uniche di comando multinazionale e di controllo» dell’Alleanza Atlantica, «così da assicurarne la massima efficacia». Secondo i due statisti, inoltre, occorre «un impegno internazionale a base ampia, comprendente anche gli Stati arabi, per applicare e imporre l’osservanza delle risoluzioni delle Nazioni Unite». Di concreto, invece, almeno per il momento dal Consiglio del Nord-Atlantico è uscita la decisione di affidare alle forze navali dei Paesi alleati il compito di far rispettare l’embargo sulle armi, decretato dall’Onu a carico del Paese nord-africano. Il segretario generale Rasmussen ha riferito che la Nato ha anche «completato i piani per imporre una no-fly zone per portare il nostro contributo, se necessario al vasto sforzo internazionale per proteggere il popolo libico dalla violenza del regime di Gheddafi».
Un passo necessario, secondo Frattini, anche per cambiare eventualmente le regole di ingaggio per i caccia italiani, che per ora non stanno colpendo obiettivi libici, e per circoscrivere l’intervento armato. «Quello che esce fuori dalla risoluzione Onu non lo accetteremo», ha sottolineato il ministro a proposito dei bombardamenti, criticati anche dal vicario apostolico di Tripoli, mons. Giovanni Martinelli, perchè non in linea con il vero obiettivo della missione. Lo stesso capo della diplomazia italiana ha già invocato una «azione di mediazione politica», da avviare con un «cessate il fuoco monitorato dall’Onu». Il ministro degli Esteri francese, Alain Juppè, ha comunque annunciato che i pari grado di tutti i Paesi partecipanti alla missione libica si riuniranno «nei prossimi giorni», forse di nuovo nella capitale belga, forse a Londra o nella stessa Parigi.
Intanto in Libia proseguono gli scontri. Sono almeno 40 le persone uccise nel cannoneggiamento da parte dei carri armati di Gheddafi sulla città ribelle di Misurata. Nel frattempo un cacciabombardiere F-15 Eagle americano è precipitato per un’avaria nei pressi di Bengasi, ma i due piloti sono riusciti a salvarsi, uno con l’aiuto dei ribelli mentre l’altro è stato recuperato da un elicottero; entrambi e sono stati poi evacuati.
* La Stampa, 22/03/2011