Vent’anni di lavoro e centinaia di studiosi per un’opera monumentale
Scoprite il catalogo dei commenti a Dante
Si tratta di un censimento di circa 500 manoscritti che riguardano parti del poema
di Massimo Cacciari (la Repubblica, 07.04.2011)
Un’impresa scientifico-culturale di straordinaria portata è giunta in questi giorni ad una svolta decisiva del suo cammino. Grazie ad un lavoro ormai ventennale e all’impegno di un centinaio di studiosi provenienti dai più importanti centri di ricerca italiani e stranieri, coordinati dall’infaticabile Enrico Malato, il Censimento dei Commenti danteschi. I Commenti di tradizione manoscritta (fino al 1480), edito dalla Salerno, a cura del Centro per gli Studi Danteschi intitolato ad uno dei caposcuola della filologia romanza, Pio Rajna, vede finalmente la luce. Si tratta della catalogazione di circa 500 manoscritti, tra i quali molti anonimi, la maggior parte riguardanti solo alcuni canti o passaggi del poema; per tutti sono indicati i luoghi che ne custodiscono i testimoni.
Di estremo interesse sono i medaglioni biografici dei diversi autori, specie dei più rappresentativi, infinite volte citati anche nei commenti moderni e contemporanei e rimasti spesso fin qui nient’altro che un nome. Eppure è proprio grazie ad essi, ai più antichi, che ci è possibile dipanare l’immensa "selva" dantesca, fatta di figure, vicende storiche, personaggi, luoghi: dal grande commento del della Lana, primo integrale in volgare, all’Ottimo (così chiamato per la purezza del suo volgare toscano), al Buti, al Rambaldi. Ma occorre ricordare anche le prove dei figli stessi di Dante, Pietro e Jacopo, e quella del Boccaccio, che lesse i primi 17 canti dell’Inferno a Santo Stefano in Badia, alla fine della sua vita, quasi estremo omaggio a colui che era stato il suo Autore.
Qualsiasi Paese civile sosterrebbe un’opera collettiva di questo livello, riguardante in grande misura, il fondatore del proprio stesso idioma, con entusiasmo e con tutti i mezzi necessari affinché possa completarsi con ragionevole rapidità. Da noi, invece, si corre il fondato pericolo che debba "chiudere", forse in onore delle celebrazioni del 150°. E non sarebbe certo la prima Edizione Nazionale a fare questa fine.
Ma risparmiamoci ora le patrie miserie, per sottolineare l’importanza storico-culturale di questa ricerca. I commenti alla Commedia delineano, nel loro spesso confuso intrecciarsi, la storia ininterrotta dell’affermarsi di Dante, fino al ‘500, come "stella fissa" della cultura umanistica. Il poeta è insieme sempre l’esule politico, l’agonista indomito, che tale rimane fino all’Empireo, e insieme il teologo, il vate-profeta, l’uomo di scienza.
Proprio in questi commenti, si può già vedere in atto ciò che sarà compreso dai grandi studiosi contemporanei di Dante, per così dire post-crociani: l’indissolubilità di tutte queste dimensioni del genio dantesco. Nella modestia con cui essi "servono" il poema, senza pretendere di giudicarlo secondo una prospettiva, "tacendo" quasi dei propri convincimenti, questi commenti illustrano e spiegano indirettamente la inesauribile polifonia della Commedia.
La passione per l’Autore e il suo canto si lega così alla più positiva istanza di volerlo comprendere in ogni suo dettaglio. E’ come fosse qui già avvertita la coscienza che la forma dell’intero si rivela in ogni particolare, allorché questo venga realmente analizzato e compreso. E’ lo stesso accordo di amore e scienza che informa di sé, io ritengo, il lavoro filologico e scientifico dei curatori di questo Catalogo.