Inviare un messaggio

In risposta a:
"DA DOVE VENIAMO? CHI SIAMO? DOVE ANDIAMO?": IMPRESSIONISMO, POST-IMPRESSIONISMO .... E "L’ORIGINE DEL MONDO" (Gustave Courbet, 1866).

ARTE E CONOSCENZA: LA RIVOLUZIONE DELLO SGUARDO. Dal Musée d’Orsay di Parigi al Mart di Rovereto (Trento), opere di Monet, Cézanne, Pissarro, Sisley, Renoir, Degas, Toulouse-Lautrec, Van Gogh, Gauguin, Morisot, Vuillard, Bonnard, Denis, Courbet. Una breve presentazione, con una nota - a c. di Federico La Sala

(...) una rilettura di quel cruciale passaggio che ha preparato il terreno alle avanguardie artistiche europee del primo Novecento (...)
venerdì 8 febbraio 2013 di Federico La Sala
[...] I capolavori di questi ed altri artisti saranno presenti nella mostra del Mart: un’occasione unica per conoscere da vicino, attraverso opere esemplari, il più entusiasmante periodo della ricerca pittorica tra Ottocento e Novecento [...]
Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? (Paul Gauguin, 1897)
"Duemila anni fa, un ovulo fu miracolosamente fecondato dall’azione soprannaturale di Dio, da questa meravigliosa unione risultò uno zigote con un patrimonio cromosomico proprio. Però in (...)

In risposta a:

> ARTE E CONOSCENZA: LA RIVOLUZIONE DELLO SGUARDO. --- La Gare d’Orsay si ferma al Mart (di Fernando Mazzocca)

domenica 20 marzo 2011

La Gare d’Orsay si ferma al Mart

di Fernando Mazzocca (Il Sole 24 Ore, 20 marzo 2011)

Il Musée d’Orsay - in corso di riallestimento - sta cambiando pelle. Riaprirà nel prossimo autunno, probabilmente non senza polemiche, così come avvenne in occasione della sua apertura, nel 1986, quando la trasformazione di una vecchia stazione ferroviaria a sede del maggior museo dell’Ottocento del mondo suscitò accese discussioni, soprattutto da parte di chi non approvava quella spiazzante scelta museografica e le soluzioni espositive proposte da Gae Aulenti.

Vedremo in autunno. Per ora, vista la parziale chiusura per lavori, un importante nucleo di oltre settanta dipinti impressionisti e post impressionisti del museo è stato selezionato dal presidente Guy Cogeval per una strepitosa tournée che, dopo aver toccato l’Australia e l’America, fa ora la sua ultima ed unica "fermata" in Italia, al Mart di Rovereto. Cogeval ha appena dato prova - curando le due magnifiche mostre di Gérôme e di Monet la scorsa stagione a Parigi - di saper rimettere in gioco senza pregiudizi la storia dell’arte dell’Ottocento. Ma questa occasione espositiva appare davvero come una sorta di prova generale di quanto avverrà nel riallestimento del popolarissimo museo parigino in termini di nuove riflessioni sulla dinamica e sugli esiti della rivoluzione impressionista.

Rispetto ai "pastoni" che sono stati serviti e si continuano a servire ai danni del pubblico più ingenuo con rassegne chiavi in mano dedicate agli impressionisti o a i loro succedanei, qui siamo dinnanzi a tutt’altra vivanda. Prima di tutto si tratta di veri e non di sedicenti capolavori. Poi, questi capolavori sono stati attentamente selezionati per fornire una nuova riflessione - affidata alle otto sezioni della mostra - su quei protagonisti e su quelle opere che hanno veramente cambiato il nostro modo di vedere e considerare l’arte.

La rassegna del Mart parte da due prime sezioni che spiegano con chiarezza come mutò in pochi anni il sistema delle arti. I giovani ribelli dell’Impressionismo riuscirono a scardinare le gerarchie tradizionali e a rivendicare la libertà di creare contro il controllo delle accademie e dei salon tradizionali. Rivedicarono anche la libertà di esporre attraverso canali alternativi come il Salon des Refusés e il Salon des Indépendants. E infine seppero far conoscere le loro opere attraverso nuove figure di letterati, di critici e di mercanti indipendenti e coraggiosi. Due quadri manifesto come Un atelier Batignolles di Fantin-Latour e Omaggio a Cézanne di Maurice Denis hanno rappresentato (rivoluzionando l’iconografia del ritratto di gruppo) questo nuovo mondo, riunito attorno alle figure carismatiche di Manet e di Cézanne.

Ma rispetto a quanti erano riusciti a far fronte comune, a trovare dei sostenitori e a riconoscersi come movimento (è il caso degli impressionisti), si profilò anche la figura dell’artista assolutamente isolato, che si emarginava volutamente dalla società e non si riconosceva in alcun sistema, neppure alternativo. «Profeta o reietto? Genio o alienato? Demiurgo o fallito?», l’artista ribelle aveva finito con alimentare il mito del genio pazzo o maledetto, che ha esercitato e continua a esercitare uno straordinario fascino sul pubblico. Van Gogh, Gauguin e Cézanne, rappresentati in mostra con opere emblematiche come i rispettivi autoritratti, La stanza di Van Gogh ad Arles, l’Autoritratto con il Cristo giallo e la Casa dell’impiccato, sono stati giustamente scelti come i protagonisti di questo nuovo modo, senza ritorno, di concepire l’arte.

La vita e la pittura di Van Gogh sembravano confermare la teoria sostenuta allora da Cesare Lombroso dell’associazione tra genio e follia. In realtà egli visse l’arte come una missione sacra ed esclusiva, in cui sacrificare tutto se stesso. Mentre Gauguin doveva considerarsi un essere superiore, capace di creare un collegamento tra il mondo visibile e l’invisibile. Questa sua vocazione, per cui si era autoritratto insieme a un antico Crocifisso, lo sospingeva in Oceania alla ricerca, attraverso una vita autentica e selvaggia, di una rigenerazione espressa in una pittura destinata a conquistare un posto davvero speciale nell’immaginario popolare.

A Cézanne era bastato invece rifugiarsi nella campagna di Arles, dove si isolò divenendo un asociale, per realizzare un primitivismo del tutto formale che è un altro mito dell’arte moderna. Invece gli impressionisti, radicati a Parigi, consacrarono altri luoghi, tra le rive della Senna alla periferia della città e i boulevard affollati del centro, e altre scene di vita, quella mondana che si svolgeva nei numerosi locali dedicati al divertimento tra il Bois de Boulogne e gli Champs-Elysées, nei quadri - tutti un’esplosione di luci e di colori - scelti per la terza e la quarta sezione della mostra.

Poi il registro è destinato ancora a mutare con le opere riunite sotto la tematica de L’ascolto interiore, dove viene seguito il percorso - e siamo verso la fine del secolo - dal naturalismo estroverso degli impressionisti alla visualizzazione dei percorsi psichici realizzata dai simbolisti come Puvis de Chavannes, Khnopff, Bernard e Vuillard.

Sempre le problematiche dell’intimità ricompaiono nella sezione intitolata In famiglia, dove appunto i grandi ritratti familiari di Bazille o Denis ci conducono a riconsiderare uno degli aspetti più importanti dell’evoluzione della società borghese e della sua morale. Quest’ultima venne spesso sovvertita dagli artisti come nel caso del capolavoro maledetto di Courbet L’origine del mondo, opera centrale della riflessione sul tema Maschile-Femminile. La rappresentazione in primo piano del sesso di una donna sconosciuta, esibito come un trofeo su un lenzuolo bianco, rimane uno dei limiti estremi mai osati dalla pittura.


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: