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CRISI COSTITUZIONALE E DISEGNO EVERSIVO (1994-2011). L’ITALIA, TRE PRESIDENTI DELLA REPUBBLICA SENZA "PAROLA", E I FURBASTRI CHE SANNO (COSA SIGNIFICA) GRIDARE "FORZA ITALIA".

L’ITALIA NELLO STALLO, IL "GOLPE MORALE", E IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA. "Il Quirinale da solo non basta", ma solo il Quirinale può rimuovere l’inaudita vergogna di un Presidente di un Partito dal nome di "Forza Italia", di "Popolo della libertà", di "Italia"!!! Una nota di Lorenza Carlassare - con alcuni appunti di Federico La Sala

PER L’ITALIA E PER LA COSTITUZIONE, CARO PRESIDENTE NAPOLITANO, CREDO CHE SIA ORA DI FARE CHIAREZZA. PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI
domenica 20 novembre 2011 di Federico La Sala
[...] La Costituzione si limita a dire che il presidente della Repubblica può sciogliere le Camere “sentiti i loro presidenti” (art. 88). Nessuna difficoltà, sembrerebbe. La norma però va letta nel quadro del sistema parlamentare e del generale principio dell’art. 89 “Nessun atto del presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti che ne assumono la responsabilità”. La controfirma ha un valore puramente formale, o il governo può (...)

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> L’ITALIA NELLO STALLO, IL "GOLPE MORALE" --- “Crisi? Alibi per sfasciare la Costituzione”. Intervista a Lorenza Carlassare (di Stefano Caselli)

giovedì 22 marzo 2012

“Crisi? Alibi per sfasciare la Costituzione”

Carlassare: l’emergenza economica ha scatenato il liberismo sfrenato

di Stefano Caselli (il Fatto, 22.03.2012)

Torino. Siamo diventati una Repubblica presidenziale? Non esageriamo. Il ruolo che il presidente della Repubblica ricopre in questi mesi fa parte della crisi che stiamo vivendo e non è un fenomeno inedito. Io mi preoccuperei di altro: della crisi usata come alibi per distruggere la Costituzione dalle fondamenta”. Lorenza Carlassare, costituzionalista ed esponente di Libertà e Giustizia, non trova eccezionale l’attivismo di Giorgio Napolitano.

Professoressa Carlassare, il governo dei professori, il presidente della Repubblica sempre più sulla scena politica. La crisi economica sta alterando gli equilibri istituzionali tra i poteri dello Stato?

Inizialmente la pressione dei mercati, l’incalzare della crisi, lo spread, hanno indubbiamente influito sul funzionamento del nostro sistema, ma è stato un bene. Si è sbloccata da fuori una situazione assurda e senza uscita nella quale eravamo impantanati. I normali meccanismi istituzionali non erano efficaci, perché la maggioranza precedente si reggeva sì su pochi voti, ma quando mancavano in un modo o nell’altro (più nell’altro a quanto pare) i voti si trovavano sempre. Una mozione di sfiducia era di fatto impossibile. E si badi, non c’è stata alcuna sospensione della democrazia: la maggioranza berlusconiana ha per anni contrabbandato una verità fasulla, che il sistema bipolare impedisse un cambio di governo in corso di legislatura, una cosa incredibile. Il sistema parlamentare è fondato proprio sulla possibilità di cambiare esecutivo in qualunque momento. Il governo in carica ha ricevuto la fiducia del Parlamento e tanto basta. Ma forse è quello il problema vero...

In che senso?

Che i rapporti di forza sono sempre gli stessi. Abbiamo salutato con sollievo la crisi che ha sbloccato la nostra situazione politica, ma il sollievo ha forse contribuito a ottundere la nostra sensibilità politica. Certo, ora abbiamo davanti a noi una destra seria, colta e competente. Ma non dimentichiamo che in Parlamento i rapporti di forza non sono cambiati.

Cosa la preoccupa di più di questa situazione?

La crisi ci ha liberato di Berlusconi - o almeno ce ne ha dato l’illusione - ma quella stessa crisi sta ora minando le basi della nostra Costituzione, o meglio, sta sgretolando la sua realizzazione concreta, perché la realtà si sta allontanando sempre di più da quel modello di Stato sociale con lavoro, rispetto della persona e dignità umana al centro di tutto. I problemi sociali sono un fardello, la tutela del lavoro non ne parliamo. Temo che la crisi sia oggi un bellissimo alibi per far valere non il liberalismo, che è una cosa diversa, ma il liberismo sfrenato.

Torniamo al presidente Napolitano. Non starà esagerando con la sua moral suasion?

Anche dopo Tangentopoli fu lo stesso, anche ai tempi del governo Dini. Anche allora si parlò di governo del presidente e simili. È naturale che, quando la politica e le istituzioni parlamentari vanno in crisi, il presidente della Repubblica tenda a occupare un ruolo che nessun’altro potrebbe ricoprire. Il problema semmai è che questa politica non è soltanto in crisi, è completamente squalificata.

Al punto da rendere il nostro sistema sempre più presidenziale e meno parlamentare?

Questo mi sentirei di escluderlo. Il Parlamento è ancora vivo e vegeto. Se non si votano i provvedimenti, Monti non passa. Questa è una buona destra, ma se anche volesse fare politiche migliori non andrebbe da nessuna parte. Questa legge elettorale ha causato danni gravissimi. Non solo per via del Parlamento dei nominati su cui giustamente ci si concentra, ma anche per l’abnorme premio di maggioranza che ci costringe tuttora a essere nelle mani di una maggioranza politica che tale non è più nel Paese ormai da tempo.

Già, la riforma elettorale. La riforma del porcellum, dopo la bocciatura dei referendum, sembra uscita dall’agenda politica.

Si vede che fa più comodo di quanto si tema. Non è stato forse Berlusconi a dire che il governo Monti sta facendo quello che lui avrebbe potuto fare? Non è cambiato nulla. E nulla cambierà fino a che non si cambia la legge elettorale.


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