Inviare un messaggio

In risposta a:
MESSAGGIO CRISTIANO E TRADIMENTO STRUTTURALE. La chiesa cattolico-romana non ha più il diritto di definirsi “cristiana”

LA CHIESA E GLI ABUSI DEI PRETI: A VERONA, IL PRIMO RADUNO DELLE VITTIME ITALIANE. La storia di Laura - di Vera Schiavazzi

A VERONA. (....) il gruppo ‘La colpa’ (info@lacolpa.it) ... ha organizzato l’incontro al Palazzo della Gran Guardia (...)
sabato 25 settembre 2010 di Federico La Sala
[...] «Vogliamo offrire a tutte le vittime di preti pedofili italiani il sostegno psicologico che è indispensabile, perché queste violenze sono paragonabili a quelle familiari anche per le conseguenze che lasciano - spiega Salvatore Domolo, 45 anni, il portavoce, che ha alle spalle una storia di bambino abusato e di ex prete - e il sostegno legale. Ma non ci interessano i risarcimenti, quanto l’urgenza di un’azione legale verso la Chiesa cattolica per crimini contro l’umanità. E il 31 (...)

In risposta a:

> LA CHIESA E GLI ABUSI DEI PRETI - LO SCANDALO DELLA PEDOFILIA.Il coperchio sarà levato... E allora l’effetto del silenzio sarà devastante (di Marco Politi - Cei: l’Italia si sta disintegrando).

martedì 28 settembre 2010

Cei: l’Italia si sta disintegrando

di Marco Politi (il Fatto Quotidiano, 28.09.2010)

L’Italia è a rischio implosione. Dalla relazione del cardinale Bagnasco al Consiglio permanente Cei emerge il malumore del popolo cattolico per la situazione del Paese. Polemiche incessanti, segnate dal disconoscimento reciproco, dalla denigrazione e da una divisione astiosa - sostiene il presidente della Conferenza episcopale - fanno pensare di essere “all’anticamera dell’implosione, al punto da declassare i problemi reali e le urgenze obiettive del Paese”.

È un’Italia che sembra barcollare: arriva “sull’orlo del peggio... poi si raddrizza il tiro, ci si riprende, si tira un respiro di sollievo”, ma alla fine l’attenzione si volge ancora “tra le macerie a cercare finti trofei... per tornare alla guerriglia”. È un ritratto impietoso. “Siamo angustiati per l’Italia”, afferma il cardinale, perché il Paese concreto, fatto di persone che lavorano e intraprendono, non riesce a realizzare il bene pubblico. Si torna sempre al punto di partenza. Da dieci anni si discute di riforme e quando saranno varate? Bisogna fare presto per rispondere alle sfide della globalizzazione. Urge una svolta. Vanno superate le logiche del favoritismo, della non trasparenza, del tornaconto personale. “Se si eludono con malizia i sistemi di controllo, se si falcidia con mezzi impropri il concorrente, se non si pagano le tasse, se si disprezza il merito... si cade nell’ingiustizia”.

Degrado politico

POCHI GIORNI fa l’Avvenire ha dedicato due pagine al degrado del sistema politico. Bagnasco riprende il tema. Lamenta il linguaggio violento usato da chi ha responsabilità pubbliche. Attira l’attenzione sulla fragilità della situazione economica,invita a tenere conto del diritto dei lavoratori licenziati e disoccupati e sottolinea l’importanza degli ammortizzatori sociali, esorta a non usare strumentalmente la flessibilità - che non va ostacolata per “indebolire la dignità di chi lavora”, auspica una soluzione giusta per i precari della scuola, ammonisce di non trascurare i guasti della malasanità e di non dimenticare i morti sul lavoro, verificando il sistema dei subappalti.

Non c’è aspetto del malessere italiano che il cardinale non citi nella sua relazione. Dallo stato delle carceri alla violenza sulle donne, dai rigurgiti razzisti alle persecuzioni contro i Rom. In questo senso è una relazione politica, con il monito a superare contese e personalismi esasperati per ritrovare il senso del “bene comune”. In particolare Bagnasco si augura l’avvento di una nuova generazione di politici cattolici.

Gli occhi della gerarchia restano disperatamente chiusi, invece, su un aspetto chiave della crisi italiana. L’agire di un primo ministro che offre da anni l’esempio di un’azione sistematica per eludere, cancellare o fabbricare leggi nel suo personale interesse. Non si tratta di abbracciare l’antiberlusconismo, come spesso dicono per difendersi gli esponenti della Chiesa. Non è questo.

Non si tratta nemmeno del colore politico del governo. Ma lo scardinamento delle regole, praticato da Berlusconi, è unico in Occidente. E la Cei - d’intesa con la Segreteria di stato vaticana - finge di non vederlo, anche se è in flagrante contraddizione con l’idea di “bene comune” a cui fa appello Bagnasco.

Da questo punto di vista bisogna notare che il segnale inviato un anno fa da Berlusconi alla Chiesa - con il “metodo Boffo” applicato dal Giornale di Feltri - ha avuto pieno successo (per il Cavaliere). Da settembre scorso l’Avvenire non si permette più di criticare i comportamenti di Berlusconi. Il che è l’unica cosa che interessa al premier. Che poi dal giornale dei vescovi arrivino critiche al governo in tema di immigrazione o che si esprima il desiderio di un mutamento della legge elettorale, a Berlusconi interessa poco. Basta che la gerarchia ecclesiastica non gli tolga il puntello della legittimazione etica. E la Cei e il Vaticano questo il puntello continuano a darglielo.

Assai netta nella relazione Bagnasco è, tuttavia, la difesa dell’unità nazionale. Il presidente della Cei sostiene con forza che vanno verificati tutti gli aspetti del federalismo. Senza ricatti, equivoci, ipocrisie, demagogie e forme di contrattualismo esasperato: il cardinale usa questi termini a uno a uno. “La riforma - scandisce testualmente - non deraglierà se potrà incardinarsi in un forte senso dell’unità e indivisibilità della nazione”.

E qui Bagnasco evoca il simbolo della bandiera così spesso vilipesa da Bossi e dai suoi imitatori. “Il tricolore - esclama il presidente della Cei - è ben radicato nel cuore degli italiani”. È un federalismo “solidale”, quello per cui la Chiesa è pronta a spendersi. Nella visione di un nuovo patto nazionale,che nel centocinquantesimo dell’Unità d’Italia rafforzi i vincoli tra gli italiani.

Lo scandalo pedofilia

NON POTEVA mancare nell’intervento del porporato un paragrafo dedicato agli scandali di pedofilia. È il più deludente. La Cei fa sue le parole di Benedetto XVI sui crimini inqualificabili, sulle “immense sofferenze causate dall’abuso” e la necessità di dare priorità alle vittime. E questo è tutto. In Inghilterra sono stati istituiti gruppi di vigilanza, in Belgio e in Austria la Chiesa ha creato commissioni di indagine, in Germania l’episcopato ha nominato un vescovo referente nazionale per gli scandali. In Italia la Cei si ferma all’annuncio di voler seguire le direttive della Santa Sede e alla promessa di “decisa vigilanza, intervento e sostegno umano e cristiano per tutti”.

Non una sola struttura nazionale per contrastare il fenomeno e rintracciare le vittime dimenticate, è stata messa in piedi. E si tace sui risarcimenti. La gerarchia crede che parlarne sia un fatto anticlericale e non capisce che è un’esigenza molto sentita del mondo cattolico e dell’opinione pubblica. In realtà la Chiesa italiana, come è stato detto al convegno di Verona, teme che “si alzi il coperchio” sulle centinaia di abusi commessi. Ma il coperchio, se i vescovi non seguiranno l’esortazione alla trasparenza di Benedetto XVI, sarà levato lo stesso. E allora l’effetto del silenzio sarà devastante.


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: