Monito dal Quirinale dopo le polemiche e i toni caldi di questi giorni
"Potevo estromettermi del tutto, ma non l’ho fatto
"Un clima pericoloso per il Paese" Antipolitica, l’allarme di Napolitano
di GIORGIO BATTISTINI *
ROMA - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è preoccupato. Il clima di antipolitica che si respira nel paese non gli piace. "Sì - dice il capo dello Stato ai giornalisti dopo la consegna dei premi di giornalismo Saint-Vincent - la situazione è pericolosa. C’è un clima pesante di qualunquismo. Per me poteva essere più comodo cavalcare tutto o estromettermi del tutto, ma ho scelto di non farlo". E così il capo dello Stato frena Grillo. Non volendo e non potendo bacchettare direttamente l’interessato (che sembra riscuotere soprattutto applausi a sinistra, vecchia e nuova, ma anche dal centro di Di Pietro) il presidente affida a una lezione di giornalismo nel salone dei corazzieri al Quirinale una raccomandazione intensa per ottenere la massima attenzione e la massima prudenza, visto il dilagare del grillismo su tutte le prime pagine nazionali. Quasi una doccia fredda sulla sbornia d’irridente ironia che ha invaso la politica.
Consegnando al Quirinale l’annuale premio Saint Vincent di giornalismo, Napolitano invita la stampa italiana ad "evitare la denuncia indiscriminata e approssimativa, magari sensazionalistica, nella descrizione dei problemi del mondo della politica". Un mondo, aggiunge, che "merita ogni disvelamento e approfondimento anche critico, ma con misure che possano suscitare partecipazione e volontà di riforma. Non negazione e senso d’impotenza", come accade con il qualunquismo. Facendo attenzione, raccomanda ancora, al danno che "possono provocare rappresentazioni unilaterali della volontà del Paese, partendo dall’idea che le buone notizie non sono notizie". Il capo dello Stato ricorda che spesso "i mass media si difendono dicendo che raccontano e riflettono. Ma - conclude Napolitano - bisogna vedere come lo fanno".
Così, dopo i ripetuti richiami alla "schiena dritta" rivolti al mondo dell’informazione negli anni del suo settennato da Carlo Azeglio Ciampi, Giorgio Napolitano è ora alle prese ora con gli effetti dell’inedito fenomeno-Grillo sui media. Col rischio che monti nel Paese un allarmante disagio contro partiti e istituzioni. Il richiamo alla stampa è un indiretto avvertimento agli eccessi qualunquistici, già intravedendo una deriva a danno di quella democrazia dei partiti (e dei suoi privilegi) della quale il capo dello Stato è legittimo rappresentante come massimo esponente delle istituzioni.
Da qui un duro richiamo ai giornalisti. Il diritto-dovere d’informare e comunicare obbliga a essere "sempre coscienti delle ricadute d’ogni denuncia indiscriminata e magari approssimativa". Nessun riferimento diretto, ma il pensiero del capo dello Stato su Grillo e dintorni è trasparente. E infatti subito aggiunge che i giornalisti devono essere "consci e responsabili di quello che comunicano, anche quando si parla del mondo della politica, nel quale sono doverosi approfondimenti e grande responsabilità". A riequilibrare i richiami critici arriva però un riconoscimento ai sacrifici dei giornalisti. Un premio speciale è andato a Giovanni Spampinato (ucciso a Ragusa nel ’72 mentre indagava su un intreccio tra fascisti e mafiosi) e a Giancarlo Siani (ucciso dalla camorra a Napoli). Infine la segnalazione dei guasti del precariato e dell’umiliazione della mancanza di un contratto di lavoro che manca da quasi quattro anni.
* la Repubblica, 19 settembre 2007.