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RIPENSARE L’EUROPA. PER IL "RISCHIARAMENTO" ("AUFKLARUNG") NECESSARIO. ANCORA NON SAPPIAMO DISTINGUERE L’UNO DI PLATONE DALL’UNO DI KANT, E L’IMPERATIVO CATEGORICO DI KANT DALL’IMPERATIVO DI HEIDEGGER E DI EICHMANN !!!

FREUD, KANT, E L’IDEOLOGIA DEL SUPERUOMO. ALLA RADICE DEI SOGNI DELLA TEOLOGIA POLITICA EUROPEA ATEA E DEVOTA. Un breve saggio di Federico La Sala, con prefazione di Riccardo Pozzo.

In questa lezione incontriamo un altro Kant (...) Foucault scopre in Kant il contemporaneo che trasforma la filosofia esoterica in una critica del presente che replica alla provocazione del momento storico (...)
venerdì 3 maggio 2024
Foto. Frontespizio dell’opera di Thomas Hobbes Leviatano.
SIGMUND FREUD E LA LEZIONE DI IMMANUEL KANT: L’UOMO MOSE’, L’ UOMO SUPREMO, E LA BANALITÀ DEL MALE. I SOGNI DELLA TEOLOGIA POLITICA ATEA E DEVOTA E LA RIVOLUZIONE COPERNICANA. NOTE PER UNA RI-LETTURA
QUESTO L’INDICE (il testo completo è allegato - qui in fondo - in pdf):
I
PRIMA PARTE:
SIGMUND FREUD, I DIRITTI UMANI, E IL PROBLEMA DELL’ (...)

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> FREUD, KANT, E L’IDEOLOGIA DEL SUPERUOMO. --- «Amore, nome moderno dei diritti umani». Una riflessione inedita dell’abbé Pierre

venerdì 20 gennaio 2012

«Amore, nome moderno dei diritti umani»

di Abbé Pierre (www.missionline.org, 20 gennaio 2012)

      • A 5 anni dalla morte, un testo inedito dell’abbé Pierre. In cui risalta in maniera decisiva il carattere teologico e cristiano della sua indignazione e il suo impegno per gli ultimi
      • Il 22 gennaio 2007 moriva, alla veneranda età di 95 anni, Henri Antoine Grouès, meglio conosciuto come l’abbé Pierre, fondatore del movimento internazionale Emmaus per la condivisione e il riscatto sociale degli ultimi, una realtà ormai diffusa anche in diversi contesti di missione come l’Africa centrale e l’America latina.
        -  Per l’occasione Emmaus International ha pubblicato un libro fotografico da cui MissiOnLine.org offre ai suoi lettori ampi stralci di una riflessione inedita dell’abbé Pierre dedicata ai diritti umani e al loro ancoraggio teologico.

Quale «parola» è più spesso evocata, nei nostri temi - che si ama molto nominare (ma per dire cosa? «moderni», sebbene non vi sia niente di più futile e vano che le «mode» - insomma, quale termine viene più spesso richiamato della parola «diritto», e più ancora «diritti dell’uomo»? E senza dubbio chiunque, se è sincero, quando ne parla e lotta per il rispetto di questi «diritti», percepisce che egli sta evocando un valore che ha un carattere molto raro, tanto che definiamo «assoluto».

Ma chiunque lotta (fino a arrivare a rischiare di soffrire la persecuzione per questo motivo) per il rispetto di questo valore assoluto, non percepisce molto in fretta che il vero problema non è definire, numerare, migliorare l’elenco e la dichiarazione di questi «diritti», bensì trovare e riuscire a fare in modo che questi diritti poggino veramente su qualcosa per cui vi sia la reale possibilità che essi vengano rispettati?

Tutti i nostri sforzi non possono ottenere altro se non - vedi la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, redatta da una commissione di cui facevo parte - la vaga allusione alla «comunità» di cui il servizio può rendere «possibile» il «libero e pieno sviluppo della personalità» di ciascuno.

Come stupirsi che, non osando parlare dell’amore, gli uomini non vedano i loro «diritti» restare frasi campate in aria, portate dal vento qui e là?

In realtà non ci sarà mai vero rispetto di nessuna Dichiarazione dei diritti dell’uomo fino a che, in qualche maniera, non sia riconosciuto, insegnato, messo in risalto il «perché l’uomo c’è», ovvero la sua finalità, posta sulle sue spalle (e in questo egli è unico, totalmente, tra tutti gli esseri che possiamo vedere), qualcosa che viene caricato su di lui per il fatto che egli possiede la libertà, ovvero la libera responsabilità d’essere capace e idoneo a usare questa corta durata che gli viene offerta nel tempo per imparare a Amare per sempre al di là del tempo.

L’Amore significa: «Quando tu soffri, tu, l’altro, chiunque tu sia, dove tu sia, io soffro e tutte le mie energie si sollevano per guarirci insieme del tuo male diventato il mio, per mettere la mia gioia nella tua e la tua nella mia».

Non esiste una sorgente di pace, ovvero di salvaguardia dei «diritti», se non qui. E qui, ne sono certo, si trova l’Incontro con l’Infinito della Tenerezza divina, verso la quale il cuore dell’uomo ha una fame e sete fortissima.


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