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RIPENSARE L’EUROPA. PER IL "RISCHIARAMENTO" ("AUFKLARUNG") NECESSARIO. ANCORA NON SAPPIAMO DISTINGUERE L’UNO DI PLATONE DALL’UNO DI KANT, E L’IMPERATIVO CATEGORICO DI KANT DALL’IMPERATIVO DI HEIDEGGER E DI EICHMANN !!!

FREUD, KANT, E L’IDEOLOGIA DEL SUPERUOMO. ALLA RADICE DEI SOGNI DELLA TEOLOGIA POLITICA EUROPEA ATEA E DEVOTA. Un breve saggio di Federico La Sala, con prefazione di Riccardo Pozzo.

In questa lezione incontriamo un altro Kant (...) Foucault scopre in Kant il contemporaneo che trasforma la filosofia esoterica in una critica del presente che replica alla provocazione del momento storico (...)
venerdì 3 maggio 2024
Foto. Frontespizio dell’opera di Thomas Hobbes Leviatano.
SIGMUND FREUD E LA LEZIONE DI IMMANUEL KANT: L’UOMO MOSE’, L’ UOMO SUPREMO, E LA BANALITÀ DEL MALE. I SOGNI DELLA TEOLOGIA POLITICA ATEA E DEVOTA E LA RIVOLUZIONE COPERNICANA. NOTE PER UNA RI-LETTURA
QUESTO L’INDICE (il testo completo è allegato - qui in fondo - in pdf):
I
PRIMA PARTE:
SIGMUND FREUD, I DIRITTI UMANI, E IL PROBLEMA DELL’ (...)

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> FREUD, KANT, E L’IDEOLOGIA DEL SUPERUOMO. ---- HEYDRICH E LA SOLUZIONE FINALE. Il 20 gennaio 1942, a Wannsee, una conferenza ad alto livello dei mag­giori esponenti del nazismo pia­nificava la ’soluzione finale’ (di Antonio Airò - Heydrich, l’architetto della Shoah).

sabato 18 settembre 2010

Un saggio ricostruisce il ruolo del gerarca nazista nel cammino che portò alla «soluzione finale»: puntava al genocidio già dai primi anni Trenta

Heydrich, l’architetto della Shoah

di ANTONIO AIRÒ (Avvenire, 18.09.2010)

Il 20 gennaio 1942, a Wannsee, una conferenza ad alto livello dei mag­giori esponenti del nazismo pia­nificava la ’soluzione finale’ metten­do in cantiere la deportazione (e la si­cura morte della gran parte di essi) de­gli undici milioni di ebrei, uomini, donne, bambini, giovani e anziani, re­sidente in Europa. La decisione del maggior genocidio della nostra storia era stata anticipata in un discorso di Hitler nel novembre precedente (sen­za alcun atto ufficiale successivo) e confermata sostanzialmente dopo la scelta di dichiarare la guerra agli Stati Uniti. «Il conflitto mondiale incombe su di noi: l’annientamento degli ebrei è la conseguenza necessaria».

Ma la conferenza (il cui verbale sarebbe sta­to rielaborato da Adolf Eichmann) san­civa il ruolo e l’autorità di Reinhard Heydrich, personaggio ai vertici delle SS, interprete fedelissimo delle inten­zioni del Führer, dietro Himmler «in­tellettuale antisemita e razzista fana­tico ». Personaggio quasi sconosciuto al mondo degli storici, Heydrich, come risulta dal documentato saggio di É­douard Husson, docente di Storia con­temporanea alla Sorbona, è invece l’’architetto’ che darà sostanza ad un progetto inumano che nasceva da lon­tano e che la guerra avrebbe portato a compimento con la vittoria del Reich, ponendo fine con la conquista della Russia «al complotto ebraico mondia­le ».

Nelle pagine del libro - con un ampio ricorso alle fonti, molte inedite e la cui interpretazione non sempre è di age­vole lettura - emerge come la soluzio­ne finale della questione ebraica sia per Heydrich quasi un’ossessione che affondava le sue radici nelle ripetute affermazioni di Hitler fin dal 1919 e che egli, con uno zelo e un’obbedienza as­soluta che coinvolgeva tutti i settori del partito e del regime (militari com­presi), portava avanti. Un genocidio che negli anni Trenta sarebbe stato av­viato con il ricorso all’eutanasia con la quale si eliminavano i soggetti più de­boli della società tedesca, ebrei in te­sta. «Le uniche autorità che si mobi­litarono contro i metodi genocidi dei nazisti furono le Chiese», osserva Hus­son. All’inizio della guerra lo zelo di Heydrich arrivò a proporre l’arresto di tutta una serie di personalità cattoli­che e il loro invio nei campi di con­centramento. Il suggerimento rientrò perché Hitler aveva deciso di rinviare la questione a dopo la vittoria germa­nica nel conflitto e «il cristianesimo fosse sradicato» nel popolo tedesco.

La soluzione finale si sarebbe ripro­posta con l’occupazione della Polo­nia. Questa sarebbe divenuta un la­boratorio con l’inclusione degli ebrei nelle diverse fasi di eliminazione fisi­ca della classe dirigente di quel Paese e la deportazione generalizzata nei ghetti realizzati nelle città. L’occupa­zione della Francia - e l’armistizio con Parigi - faceva emergere il progetto di deportare la gran parte degli ebrei nel Madagascar.

Il 3 luglio 1940 Hitler fa­ceva intendere in un discorso che se la Gran Bretagna avesse cooperato a que­sto piano «non avrebbe più avuto la preoccupazione di uno Stato ebraico in Palestina». Hitler continuò a pen­sare alla lontanissima colonia france­se come sede obbligata degli ebrei so­pravvissuti per per lunghi mesi.

Ma la resistenza degli inglesi faceva saltare questa ipotesi e Heydrich riponeva in primo piano un ’genocidio lento’ con il trasferimento degli ebrei nei Paesi dell’Est europeo. La conquista della Russia, accompagnata dalla ’liquida­zione’ di ebrei, zingari, funzionari po­litici di quella nazione - conseguenza di una rapida vittoria delle truppe te­desche - avrebbe risolta la questione ebraica. Intanto un decreto del set­tembre 1941 imponeva agli ebrei l’i­dentificazione con la stella gialla, se­condo le indicazioni di Heydrich. E de­cine di convogli di deportati partiva­no verso l’Unione Sovietica.

La rapida vittoria del Reich non si ve­rificava. L’entrata in guerra degli Stati Uniti allargava il conflitto. La confe­renza del 20 gennaio poneva quindi le basi per la soluzione finale con la de­portazione generalizzata degli ebrei europei. Quelli residenti nell’Unione Sovietica sarebbero stati lasciati mori­re nei campi di lavoro forzato. Nel maggio 1942 Heydrich sarebbe stato ucciso dai partigiani a Praga. Il geno­cidio degli ebrei non si sarebbe però fermato: sei milioni di morti il bilan­cio.

Édouard Husson

-  HEYDRICH E LA SOLUZIONE FINALE

-  La decisione del genocidio

Einaudi. Pagine 406. Euro 32 ,00


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