SULLA "CRITICA DELLA RAGION PURA", LA TEOLOGIA, E IL FANATISMO. UNA CONSIDERAZIONE (E UN CONSIGLIO) DI IMMANUEL KANT:
"AL CONTRARIO CON LA CRITICA SI DA’ AL NOSTRO GIUDIZIO IL CRITERIO COL QUALE SI PUO’ SICURAMENTE DISTINGUERE il sapere ["Wissen"] dalla sua illusoria parvenza ["Scheinwissen"]; ed essa, portata nella metafisica al pieno suo uso, costituisce un modo di pensare che estende poi il suo benefico influsso ad ogni altro uso della ragione, cominciando dall’ispirare il vero spirito filosofico. E lo stesso servizio che rende alla teologia, rendendola indipendente dal giudizio della speculazione dogmatica e ponendola così del tutto al sicuro dagli attacchi degli oppositori, non è certo da giudicarsi piccolo. Giacché la metafisica comune, sebbene le promettesse grande aiuto, non poteva poi mantenere le promesse, ed inoltre, chimando a suo appoggio la dogmatica speculativa, non aveva fatto altro che armare nemici contro se stessa.
Il fanatismo (Schwarmerei), che non può sorgere in una età illuminata, se non nascondendosi sotto una metafisica scolastica, sotto la cui protezione può arrischiarsi a delirare quasi con ragione, è dalla filosofia critica, scacciato da questo ultimo rifugio, e soprattutto per un insegnante di metafisica, non può non essere di grande importanza il poter dire, con universale consenso, che ora finalmente ciò che egli presenta, è anche una scienza e che si apporta così un reale vantaggio alla comunità" (I. Kant, Prolegomeni ad ogni metafisica futura che si presenterà come scienza, Laterza, Bari 1967, pp. 200-201).