Caro John
La posizione di Kant è diversa ed è molto più consonante con il messaggio evangelico e la Costituzione della nostra Repubblica (art. 3) - e la tua terza possibilità (cum grano salis).
Per riflettere meglio, mi permetto di citarti a riguardo delle tue riflessioni una sua considerazione-indicazione dalla "Critica della ragion pratica":
"[...] la legge morale è per la volontà di un essere perfettissimo una legge della santità, ma per la volontà di ogni essere finito razionale è una legge del dovere [...] Noi siamo sotto una disciplina della ragione [...] Dovere e obbligo sono le denominazioni che dobbiamo dare soltanto alla nostra relazione con la legge morale. Noi siamo bensì membri legislativi di un regno dei costumi, possibile mediante la libertà rappresentata a noi mediante la ragion pratica come oggetto di rispetto, ma nello stesso tempo ne siamo i sudditi, non il sovrano, e il disconoscere il nostro grado inferiore come creature, e il rifiuto presuntuoso dell’autorità della legge santa, è già una infedeltà alla legge secondo lo spirito, quand’anche se ne osservi la lettera".
"Ma con ciò - continua Kant - s’accorda benissimo la possibilità di un comandamento come questo: Ama Dio sopra ogni cosa e il prossimo tuo come te stesso" E aggiunge in nota: "Con questa legge è in forte contrasto il principio della propria felicità, di cui alcuni vogliono fare il principio supremo della moralità. Questo suonerebbe così: Ama te stesso sopra ogni cosa, ma Dio e il prossimo tuo per amor di te stesso" (dal cap. terzo del L. I - Analitica, "Dei moventi della ragion pura pratica").
Essere giusti con noi stessi - come con Kant - è difficile, ma è l’unica via per non ... morire a noi stessi, agli altri, e al "regno della grazia" (Kant). Ricordiamo: GRAZIA (gr.: "Charis") di DIO ("Deus charitas est": 1 Gv., 4.8).
M. grazie per la tua benevole attenzione e moltissimi saluti.
Buone vacanze,
Federico La Sala