L’analisi di Bori
E Freud propose un Mosč liberale
di Marco Rizzi (Corriere della Sera, La Lettura, 03.01.2015)
L’ultima opera di Sigmund Freud č L’uomo Mosč e la religione monoteistica. Il padre della psicoanalisi sottrae Mosč all’ebraismo e ne fa un principe egizio, che trasferisce al popolo d’Israele il concetto di monoteismo, elaborato dal faraone Akhenaton, e si pone alla sua guida. Viene perņ ucciso dal suo popolo di adozione e sostituito da un omonimo: nasce cosģ il dualismo - tra sacerdoti e profeti, tra Yahweh e Adonąi - che percorre la storia ebraica sino alla dicotomia tra legge e grazia di Paolo. Per Freud, il parricidio commesso dagli ebrei nei confronti di Mosč sta alla base della forza del fenomeno religioso, che rappresenta a livello sociale ciņ che nell’inconscio individuale č il ritorno del rimosso.
Pier Cesare Bori, scomparso nel 2012, curņ l’edizione italiana del saggio di Freud per Boringhieri nel 1977. Vent’anni dopo tenne una relazione, ora ripubblicata a cura di Gianmaria Zamagni ( Č una storia vera? Le tesi storiche dell’uomo Mosč e la religione monoteistica di Sigmund Freud , Castelvecchi, pp. 48, e 6), in cui condensa il significato pił duraturo dello scritto freudiano: la prospettiva di una religione liberale, priva di immagini e fondata solo sulla veritą e sulla giustizia.
La democrazia per Freud e Kelsen
di Giulio Azzolini (la Repubblica, 03.01.2016)
Qual č il legame che ha stretto Hans Kelsen e Sigmund Freud? Nel saggio edito da Morcelliana lo spiegano, con attenzione a testi, critica e storia, Federico Lijoi e Francesco Saverio Trincia.
Nel 1921 Freud invitņ Kelsen alla “Societą psicoanalitica di Vienna” per una conferenza sul rapporto tra lo Stato e la psicologia delle masse. I due dialogarono su rischi e potenzialitą della democrazia. Se in Totem e tabł, i fratelli uccidevano il padre, nella storia erano le masse a voler distruggere le gerarchie aristocratiche. Ma non basta una rivoluzione per fare una democrazia. Il monito freudiano di “educazione alla realtą” e quello kelseniano di “educazione alla democrazia” risuonano preziosi e lontani.