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RIPENSARE L’EUROPA. PER IL "RISCHIARAMENTO" ("AUFKLARUNG") NECESSARIO. ANCORA NON SAPPIAMO DISTINGUERE L’UNO DI PLATONE DALL’UNO DI KANT, E L’IMPERATIVO CATEGORICO DI KANT DALL’IMPERATIVO DI HEIDEGGER E DI EICHMANN !!!

FREUD, KANT, E L’IDEOLOGIA DEL SUPERUOMO. ALLA RADICE DEI SOGNI DELLA TEOLOGIA POLITICA EUROPEA ATEA E DEVOTA. Un breve saggio di Federico La Sala, con prefazione di Riccardo Pozzo.

In questa lezione incontriamo un altro Kant (...) Foucault scopre in Kant il contemporaneo che trasforma la filosofia esoterica in una critica del presente che replica alla provocazione del momento storico (...)
martedì 7 maggio 2024
Foto. Frontespizio dell’opera di Thomas Hobbes Leviatano.
SIGMUND FREUD E LA LEZIONE DI IMMANUEL KANT: L’UOMO MOSE’, L’ UOMO SUPREMO, E LA BANALITÀ DEL MALE. I SOGNI DELLA TEOLOGIA POLITICA ATEA E DEVOTA E LA RIVOLUZIONE COPERNICANA. NOTE PER UNA RI-LETTURA
QUESTO L’INDICE (il testo completo è allegato - qui in fondo - in pdf):
I
PRIMA PARTE:
SIGMUND FREUD, I DIRITTI UMANI, E IL PROBLEMA DELL’ (...)

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> FREUD, KANT, E L’IDEOLOGIA DEL SUPERUOMO. --- Immanuel Kant (1724-1804). Precondizioni per capirlo. Una introduzione di Renato Pettoello e la traduzione delle dissertazioni in latino (di M. Bettetini)

domenica 12 ottobre 2014

Immanuel Kant (1724-1804)

Precondizioni per capirlo

Una introduzione di Renato Pettoello e la traduzione delle dissertazioni in latino rendono più chiara la genesi delle sue idee

di Maria Bettetini (Il Sole-24 Ore/Domenica, 12.10.2014)

      • Immanuel Kant, Dissertazioni latine, testo latino a fronte, a cura di Igor Agostini, annotazione critica di Gualtiero Lorini, Bompiani, Milano, pagg. 556, € 30,00.
        -  Renato Pettoello, Leggere Kant, La Scuola, Brescia, pagg. 180, € 14,50.

«Il desiderio di vedermi abilitato in una di queste discipline filosofiche mi dà l’occasione di supplicare, nel modo più umile possibile, Vostra Maestà, affinché voglia accordarmi il posto di Professore Straordinario di Logica e Metafisica lasciato vacante presso la nostra università». Il postulante non venne ascoltato, e non ebbe la cattedra. D’altra parte, Immanuel Kant aveva solo ventidue anni, uno di insegnamento, nessuna esperienza all’estero e otto pubblicazioni, di cui tre dedicate alle origini dei terremoti, tema poco filosofico. Non fu dunque la durezza di Federico II di Prussia a respingere la richiesta di una cattedra, nemmeno oggi il giovane Kant sarebbe stato abilitato dai concorsi nazionali.

Divenne professore ordinario nella sua città (dopo aver rifiutato offerte da altre quattro) a quarantasei anni, con una ventina di pubblicazioni, quando poté lasciare il posto di sottobibliotecario che gli aveva nel frattempo consentito di sopravvivere. Anche in questo caso, nessun contatto con colleghi al di fuori del neonato Impero di Prussia (come avrebbero richiesto i concorsi odierni), Kant parlava tedesco, scriveva in tedesco e latino, secondo il costume accademico. In latino i testi accademici, in tedesco le opere per il pubblico, una scelta che diede un forte impulso all’uso della lingua volgare nei libri di scienza e filosofia. A proposito di libri: Kant non era benestante e conosceva i suoi diritti, scrisse dunque pagine durissime contro gli editori che ristampavano i suoi libri senza consultarlo e soprattutto senza dargli il corrispettivo dei diritti d’autore.

Si comprende meglio perché nel discutere la prova a priori dell’esistenza di Dio sottolineasse la differenza tra cento talleri pensati e cento talleri esistenti. Spesso Kant ci è stato presentato come un misantropo pignolo e avaro: usciva e rientrava a ore fisse, non si è mai allontanato dalla città natale Köningsberg (oggi Kaliningrad, Russia), non faceva vita mondana.

Gli rende giustizia una recente introduzione al suo pensiero scritta da Renato Pettoello, che racconta di un uomo ben deciso a non disperdersi e a non buttare via il tempo, perché teso al fine di completare il suo lavoro filosofico, una missione nata dalla "grande luce" che lo invase nel 1769. In quell’anno, comprese che non si doveva avere la pretesa di conoscere il mondo, ma di definire quali siano la struttura e i limiti del nostro conoscere.

Al liceo mi sarebbe piaciuto avere tra le mani il libretto di Pettoello, che con semplicità, segno di padronanza, conduce anche i non esperti a un incontro sereno con il filosofo che capovolse la filosofia (e a volte anche i voti degli studenti liceali). In particolare, Pettoello sottolinea come la apparente poca coerenza tra gli scritti kantiani sia in verità frutto di un atteggiamento di onesta ricerca: «egli cercava con mente aperta, senza dogmatismi, la soluzione dei problemi che gli si presentavano», «senza cristallizzarsi sulle proprie posizioni, che era sempre pronto a rimettere in discussione». Alcune prese di posizione mirano alla distruzione di stereotipi da manuale, per esempio la definizione della Critica della ragion pura come «teoria dell’esperienza, una teoria della costituzione oggettiva del mondo, oltre che un grande trattato sul metodo».

A dispetto di quanto si continua a ripetere, «la filosofia kantiana, tutta la filosofia kantiana, non è soggettivistica, non è psicologistica e non è dualistica». Come spesso accade, un filosofo pensa e scrive, altri poi interpretano e stravolgono. L’invito è quindi ad affrontare, con l’appoggio dei tanti ausili ormai disponibili, la lettura delle opere kantiane.

Per chi avesse già dimestichezza con le opere in volgare, tutte con plurime e spesso ottime traduzioni in italiano, è disponibile ora una nuova traduzione di quattro opere latine, quattro dissertazioni presentate per altrettanti "concorsi" universitari.

Le prime, Sul fuoco e Nuova delucidazione dei primi principi della conoscenza, furono discusse per diventare lettore (un po’ il nostro "ricercatore") nel 1855. La Monadologia fisica fu oggetto di una disputazione pubblica prima dell’inizio dell’insegnamento, sempre all’università di Köningsberg, mentre La forma e i principi del mondo sensibile e intelligibile è il titolo della dissertazione che nel 1770 gli permise di diventare professore ordinario di Logica e Metafisica.

Il curatore delle nuove traduzioni, Igor Agostini, nella dotta introduzione sottolinea il valore storiografico di questi testi: non solo per la ricostruzione della carriera accademica e della vita scientifica di Kant, ma anche e soprattutto per la corretta interpretazione del suo tedesco. Il latino si rivela «essenziale per colmare le lacune del tedesco».

Nelle quattro dissertazioni sarebbe operativo un lessico che percorre trasversalmente l’intero corpus kantiano, studiarle significa quindi comprendere meglio e ricostruire l’evoluzione del pensiero del filosofo prussiano. D’altra parte è Kant stesso che nella prima Critica inserisce tra parentesi, dopo il termine tedesco, il termine latino corrispondente.

In particolare, quando al termine del primo libro della Dialettica trascendentale sottolinea la necessità di «adottare il termine idea nel suo significato originario», il ricorso al latino gli è utile per classificare le diverse specie di rappresentazioni in un’ottica platonica.

Così rappresentazione è Vorstellung e repraesentatio, la sensazione è Empfindung e sensatio, il concetto è Begriff e conceptus e così via. Il latino di Kant, spesso e insensatamente criticato (è chiaro che un prussiano nato nel 1724 non poteva avere la prosa di Cicerone né la levità di Virgilio), risulta invece l’anello della catena che stringe fortemente la "rivoluzione copernicana" di Kant con il lavoro filosofico dei secoli precedenti. Superando con disprezzo le metafisiche a lui vicine nel tempo, attinse volentieri al lessico e ai contenuti di Platone e Aristotele. Tutto questo quando poté dedicarsi serenamente agli studi, con la tranquillità, anche economica, del cattedratico.


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