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RIPENSARE L’EUROPA. PER IL "RISCHIARAMENTO" ("AUFKLARUNG") NECESSARIO. ANCORA NON SAPPIAMO DISTINGUERE L’UNO DI PLATONE DALL’UNO DI KANT, E L’IMPERATIVO CATEGORICO DI KANT DALL’IMPERATIVO DI HEIDEGGER E DI EICHMANN !!!

FREUD, KANT, E L’IDEOLOGIA DEL SUPERUOMO. ALLA RADICE DEI SOGNI DELLA TEOLOGIA POLITICA EUROPEA ATEA E DEVOTA. Un breve saggio di Federico La Sala, con prefazione di Riccardo Pozzo.

In questa lezione incontriamo un altro Kant (...) Foucault scopre in Kant il contemporaneo che trasforma la filosofia esoterica in una critica del presente che replica alla provocazione del momento storico (...)
venerdì 3 maggio 2024
Foto. Frontespizio dell’opera di Thomas Hobbes Leviatano.
SIGMUND FREUD E LA LEZIONE DI IMMANUEL KANT: L’UOMO MOSE’, L’ UOMO SUPREMO, E LA BANALITÀ DEL MALE. I SOGNI DELLA TEOLOGIA POLITICA ATEA E DEVOTA E LA RIVOLUZIONE COPERNICANA. NOTE PER UNA RI-LETTURA
QUESTO L’INDICE (il testo completo è allegato - qui in fondo - in pdf):
I
PRIMA PARTE:
SIGMUND FREUD, I DIRITTI UMANI, E IL PROBLEMA DELL’ (...)

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> FREUD, KANT, E L’IDEOLOGIA DEL SUPERUOMO. ALLA RADICE DEI SOGNI... - GUERRA E PACE. Una passo dalle Opere di Freud, con commento di una psicoanalista triestina (di don Aldo Antonelli)

venerdì 29 agosto 2014

GUERRA E PACE [1° e 2°]

di don Aldo Antonelli *

In data 30 settembre 1932 Freud scrive dichiarando la sua sorpresa e incompetenza nel rispondere al «che cosa si possa fare per tenere lontana dagli uomini la fatalità della guerra», confermando la tesi del suo interlocutore che nell’uomo «c’è una pulsione all’odio e all’autodistruzione» e condividendo l’impotenza e l’inadeguatezza sia delle istituzioni giuridiche e internazionali sia delle filosofie, delle teorie e delle utopie che, pur volendo contenere la violenza, la perpetuano e, pur affermando che di fronte alla guerra ci si deve comunque indignare, riconosceva con disincanto: «Da quanto precede ricaviamo la conclusione che non c’è speranza di poter sopprimere le inclinazioni aggressive degli uomini. Si dice che in contrade felici della terra, dove la natura offre a profusione tutto ciò di cui l’uomo ha bisogno, ci siano popoli la cui vita scorre nella mitezza, presso i quali la coercizione e l’aggressione sono sconosciute. Ci credo poco; mi piacerebbe saperne di più su queste felici creature. Anche i bolscevichi sperano di riuscire a sopprimere l’aggressività umana garantendo il soddisfacimento dei bisogni materiali e stabilendo l’uguaglianza sotto tutti gli altri aspetti tra i membri della loro comunità. Io ritengo questa un’illusione. Intanto, si sono armati con il massimo scrupolo, e per tenere uniti i loro adepti ricorrono non da ultimo all’odio contro tutti gli stranieri. D’altronde non si tratta, come Lei stesso osserva, di abolire completamente l’aggressività umana; si può cercare di deviarla al punto che non debba trovare espressione nella guerra».
-  (Testo in S. Freud, Opere 1930-1938, vol. 11°, Bollati Boringhieri, Torino 1979, 300)

Mi permetto di aggiungere anche la risposta che una cara amica di Trieste, Ambra, psicanalista, mi ha inviato perché non solo corregge la mia citazione, ma allarga in maniera magistrale il discorso su altri campi.....

Buona giornata.

Aldo

Caro don Aldo mi fa piacere che citi il famosissimo carteggio Einste- Freud sulla guerra. Sono certa che più di un tuo lettore, particolarmente acculturato (io non faccio testo perché sono psicoanalista e le opere di Freud “dovrei” averle sulla punta delle dita come tu hai il Vangelo o la Bibbia...!) saprà anticipare la tua risposta. Comunque ti segnalo una svista: si tratta dell’11° volume e non del 2°che riguarda gli scritti dei primi del ‘900.

Freud conviene con Einstein sull’esistenza di una pulsione di odio, o distruttiva che dir si voglia (e su questa gli psicoanalisti si sono più volte interrogati nel dopo Freud sviluppando vie a volte contrapposte: la Klein, una delle prime psicoanaliste infantili, credeva molto nella pulsione distruttiva e ha teorizzato, osservando i bambini anche molto piccoli, la sua esistenza. Oggi il dibattito è ancora aperto tanto che esiste nella Società psicoanalitica un gruppo di studio sulla violenza sociale di cui faccio parte).

Il problema secondo Freud è che gli impulsi distruttivi sono impastati con quelli erotici (e non per una fissazione di Freud di vedere la sessualità ovunque: ricorda che per Freud la sessualità è strettamente legata anche alla vitalità e la esprime proprio nella generatività che non è solo concreta, della riproduzione, ma anche mentale) e questo impasto è un grosso problema. Del resto tutti sappiamo di essere più o meno abitati da aspetti sadici e masochistici, che non necessariamente arrivano alla patologia, ma possono esprimersi in svariate forme larvate. E che spesso sesso e morte sono i protagonisti di film e romanzi famosi...

Una possibilità dunque non è quella di abolire l’aggressività umana e la nostra tentazione di fare conflitti (guarda i bambini: sono i profeti di quegli stessi conflitti che nelle stesse maniere, anche se in modalità drammaticamente più gravi, si “giocano” tra stati, popolazioni e uomini e donne di potere!) In questo non dovrebbe “abbandonarci nella tentazione” in nostro buon Padre! Si può piuttosto cercare di deviare l’aggressività così che non trovi espressione nella guerra. E solo con l’Eros si può far fronte alla pulsione di morte, a Thanatos! E l’Eros per esempio lo puoi trovare nelle migliaia di giovani che marciano per la pace, mano nella mano, innamorandosi magari proprio quel giorno della compagna di strada, avvolti nelle bandiere arcobaleno, cantando a squarciagola e inneggiando a un mondo diverso. Non lo realizzeranno completamente, certo, è un’utopia, ma il loro innamorarsi toglierà ossigeno alla pulsione di morte!

Lo stesso Freud a pag. 300, nella risposta ad Einstein, dice:” La psicoanalisi non ha bisogno di vergognarsi se qui parla di amore, perché la religione dice la stessa cosa: ‘Ama il prossimo tuo come te stesso’. Ora questa è un’esigenza facile da porre, ma difficile da realizzare” ( e Freud lo aveva discusso ne “Il disagio della civiltà” nel 1929!). E. aggiungo io “amare l’altro COME si ama se stessi”. Ma noi sappiamo amarci veramente oppure siamo in adorazione narcisistica di noi stessi? Non è la stessa cosa...

Per Freud si può solo puntare su un atteggiamento più civile e sul giustificato timore degli effetti della guerra. Quindi avere un pochino di paura della guerra è un vantaggio intelligente e non la manifestazione di poco coraggio! Ricordo di essere nata negli anni ’50, in un’epoca in cui quando si giocava alla casa con le bambine, il papà non veniva fatto da nessuno perché “era in guerra”... non al lavoro! E ricordo i discorsi della mia nonna che mi spaventava con le immagini di una guerra in cui si faceva la fame, si mangiava solo polenta ogni giorno. Una nonna, in una famiglia, che aveva vissuto le persecuzioni naziste perché di origini ebraiche.

Qualche anno dopo questo carteggio Freud, ormai molto anziano, morirà a Londra, lontano dalla sua Vienna, occupata dai nazisti, fuggito grazie all’aiuto di persone, tra cui soprattutto Marie Bonaparte principessa di Grecia e di Danimarca oltre che profonda conoscitrice di psicoanalisi, che lo amavano e temevano per lui, ebreo, che fino all’ultimo sembrava voler negare la gravità di quanto stava succedendo.

Sul tema della guerra molti psicoanalisti dunque hanno trattato, ma consiglio la lettura degli scritti di Franco Fornari che nel 1966 in Psicoanalisi della guerra spiega come la guerra rappresenti una elaborazione paranoica del lutto, difensiva, rispetto invece ad una più sana, ma più dolorosa e difficile, elaborazione depressiva.

Se non sbaglio Bonasia, sempre un famoso psicoanalista, dirà che la guerra è un infanticidio in cui i padri, quelli che comandano, mandano alla guerra - con la quale difendere i propri interessi di padri - i propri figli per farli morire e non essere da loro soppiantati!

Vedi... hai aperto un vaso di Pandora!

Un caro abbraccio Ambra

* Testo ricevuto via mail da don Aldo Antonelli


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