Un prefessore universitario, figlio d’emigranti degl’ ultimi anni del Novecento, ha’ questo da’ confessare: forse con rammarico o forse no...In questi casi; fra il si e il no’...(c’e in mezzo il mare) Per il fatto che; ci sarebbe tanto da dire. Il professore racconta: Quando Papa’ venne negli Stati Uniti lavoro’ in una miniera, nello stato del; Nuovo Messico. Papa’ ci aveva lasciati, in Italia ed io avevo solo un anno. Intendeva mandarci; dei soldi e darmi un’ educazione e anche comprare una casatta e un pezzo di terra e poi ritornare al paese e vivere; una vita in sicurezza, serenita’ e dignita’. Questo; era difatti lo scenario-speranza, di tanti emigranti. Il professore aggiunse: Per noi non fu’ cosi’...la mamma, volle riunirsi a Papa’ in America e cosi’ si avvero’. La maggioranza degli emigranti degli Stati Uniti non tornarono piu’ in Italia. I loro sogni, svanirono nella nostalgia per la terra nativa.
Questa nostalgia era spesso espressa abbondantemente nella loro mente; di piu’ nei giorni, freddi dell’inverno e anche durante nei lunghi giorni estivi.
Papa’ ha’ vissuto, tutta la sua vita in America ed ogni giorno viveva in una relazione di; amore-odio per il suo vecchio mondo e il nuovo.
Quando poi; Papa’ mori’; lascio’ in me un ricordo indimenticabile immortale; tramite l’amore mostrato reciprocamente e non solo per me stesso ma anche l’amore che ha’ mostrato a tutti noi in famiglia. Posso dire, con tutta sincerita’...un’amore cosi’ TANTO; TANTO...... GRANDE da una persona (davvero) CARA. Continulmente! con piacere e soddisfazione; nella mia memoria e immagginazione; vedo Papa’: nella cucina; adacquando il suo giardino; dar da mangiare al cane e al gatto; e’ in Italia; Los Angeles; New Messico; Hawaii; La Vegas...Ecco perche’! e’ con me ovunque io vada. Bravo professore e... grazie.