Centinaia di persone in piazza con cartelli con scritto
’Io non ridevo’ e ’Riprendiamoci la nostra città’
forzato un posto di blocco all’altezza dei Quattro cantoniper entrare a Piazza Palazzo
L’Aquila, i terremotati invadono la zona rossa
"Non possono portarci via 700 anni di storia"
Sono saliti sui cumuli di macerie del terremoto
di aprile urlando la propria rabbia.
Ognuno ha preso una pietra
L’AQUILA - Centinaia di aquilani si sono ritrovati stamani in piazza con cartelli con scritto ’Io non ridevo’ e ’Riprendiamoci la nostra città’, in segno di protesta alla luce delle intercettazioni divulgate negli ultimi giorni relative all’inchiesta fiorentina sugli appalti del G8. I manifestanti hanno forzato un posto di blocco all’altezza dei Quattro cantoni, nel cuore della zona rossa, per entrare a Piazza Palazzo, considerata inaccessibile.
Le forze dell’ordine, dalla polizia all’esercito, hanno provato a impedire ai manifestanti, circa 300, di varcare le transenne, ma è stato inutile: al primo tentativo di forzare i blocchi, le persone al posto di guardia hanno preferito lasciar passare la gente per evitare disordini. Così i manifestanti hanno raggiunto piazza Palazzo, la stessa in cui un mese fa era stato celebrato un Consiglio comunale tra cumuli di macerie. Gli stessi cumuli su cui una decina di aquilani sono saliti, urlando la propria rabbia per non avere più a disposizione la loro città. Simbolicamente ogni persona ha preso con sè una pietra dalle macerie residue dai crolli del terremoto di aprile.
"Non possono portarci via 700 anni di storia - ha commentato la docente universitaria Giusi Pitari, tra i manifestanti - è ora di riprenderci la nostra città, siamo indignati - ha proseguito - anche di fronte all’assenza dei nostri rappresentanti istituzionali".
"Non ridevamo, non ridevamo quella notte - ha urlato un altro dei manifestanti, Stefano Cencioni - perché tra questi vicoli sono morte delle persone, e queste macerie ne sono la testimonianza". Cencioni, un uomo sulla quarantina, ha voluto precisare che il suo "non è uno sfogo contro il sistema della Protezione Civile che tanto ha dato a questa città". "Ho conosciuto volontari - ha detto - che hanno lasciato le loro attività anche in Sicilia e in Valle d’Aosta per venire ad aiutarci e la persona a capo di questo sistema non può essere una persona da condannare", ha detto riferendosi a Guido Bertolaso. Molte sono state però le critiche rivolte al capo della Protezione Civile sollecitate da quei comitati cittadini vicini al Movimento ’3e32’ che fin da subito non hanno risparmiato critiche al sistema del Dipartimento.
* la Repubblica, 14 febbraio 2010