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RAPPORTO STATO E CHIESA: UNA SOLA QUESTIONE MORALE. AL GOVERNO DELLA CHIESA UN PAPA CHE PREDICA CHE GESU’ E’ IL FIGLIO DEL DIO "MAMMONA" ("Deus caritas est") E AL GOVERNO DELL’ **ITALIA** UN PRESIDENTE DI UN PARTITO (che si camuffa da "Presidente della Repubblica"), che canta "Forza Italia" e grida viva il "Popolo della libertà" (1994-2010). Questo è il nodo da sciogliere

SAN PIETRO ROSSO DI VERGOGNA: PAPA E CARDINALI SOTTO IL CUPOLONE DI LUCIFERO. Note di analisi di Marco Politi e Giancarlo Zizola - a cura di Federico La Sala

“Non si intravvede il filo logico delle azioni. Manca la ratio gubernandi, l’arte del governo. Magari ci fosse un regista occulto, che regge le fila di questo scandalo, come si immagina certa stampa! Il guaio è che non c’è, e nessuno sa cosa sta accadendo”.
domenica 7 febbraio 2010 di Federico La Sala
[...] Alla fine della torrida estate 2009, Bertone seppe dai giornali che Ruini aveva aperto le porte del
suo appartamento al premier Berlusconi, appena alluvionato dalla bufera sul porno di Stato, e al suo
fido Gianni Letta. Era il segnale di una dicotomia al vertice, allo stesso tempo la rivendicazione di
autonomia di Ruini. Egli mostrava di voler continuare a tessere come d’abitudine la sua rete politica,
pur sapendo di porre in essere azioni difformi dalla prospettiva astensionista (...)

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> SAN PIETRO ROSSO DI VERGOGNA: PAPA E CARDINALI SOTTO IL CUPOLONE DI LUCIFERO. ... UN "LODO" VATICANO PER IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO. Berlusconi offre un patto di non belligeranza (di Claudio Tito).

sabato 6 febbraio 2010

IL RETROSCENA.

-  Silenzio da parte italiana sulle presunte trame
-  in cambio di uno stop ai giudizi morali sul presidente del Consiglio

-  Governo e Santa Sede alle grandi manovre
-  Berlusconi offre un patto di non belligeranza

di CLAUDIO TITO *

ROMA - Un patto di non belligeranza. Una pace lunga tutta la legislatura tra gerarchie della Chiesa e Governo. Poggiata su un solo architrave: l’archiviazione definitiva e "senza conseguenze" del caso Boffo. Senza far sprofondare nel polverone mediatico i vertici della Segreteria di Stato. Nel giro di cinque mesi gli interessi del Vaticano e di Silvio Berlusconi sembrano di nuovo convergere. E si sono materializzati in una telefonata che all’inizio di questa settimana ha messo in contatto il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, con Palazzo Chigi. Un colloquio che ha avuto un unico argomento: la conclusione "immediata e senza conseguenze" della querelle aperta a fine agosto con l’editoriale di Vittorio Feltri sul Giornale.

Il filo che univa il presidente del consiglio e i vertici d’Oltretevere cinque mesi fa si era ingarbugliato. La vicenda dell’allora direttore di Avvenire era deflagrata in un campo di sospetti. Tanti gli interessi che univano la Curia e la presidenza del consiglio, pesanti invece i distinguo che separavano il Cavaliere da una parte ancora influente dei vescovi italiani: quelli che facevano capo alla Cei, al cardinal Ruini e a Angelo Bagnasco. Convinti, questi ultimi, che l’affondo del quotidiano di casa Berlusconi fosse la risposta alle lettere critiche pubblicate da Avvenire.

Ora, però - racconta chi frequenta gli ovattati corridoi vaticani - nel contatto telefonico con Bertone è stata concordata una nuova linea: ristabilire un "corretto" rapporto nelle relazioni tra Chiesa italiana e governo, saldando un’intesa che possa reggere agli urti della legislatura e arrivare agli appuntamenti cruciali del 2013: ossia al prossimo voto politico e all’elezione del nuovo presidente della Repubblica.

Proprio per questo, negli ultimi quindici giorni, il premier ha messo in campo tutti suoi ambasciatori per ottenere il massimo risultato dalla "archiviazione" del "caso Boffo". "Io sono sempre stato dalla loro parte - ha raccontato in settimana il capo del governo - e non c’è bisogno di conferme da questo punto di vista. Però non voglio più che mi si accusi o mi si faccia la morale". Il primo passaggio allora si è consumato nel colloquio riservato (il 20 gennaio scorso) con Camillo Ruini, l’ex presidente della Cei e prelato ancora potente nelle gerarchie ecclesiastiche. Il secondo con la telefonata che ha messo in contatto la Segreteria di Stato e Palazzo Chigi. Due conversazioni che si sono concentrate sulle polemiche scatenate dalla pubblicazione sul "Giornale" del dossier Bobbo, rivelatosi poi falso; e sulle rivelazioni circa il ruolo della Segretaria di Stato e del direttore dell’Osservatore romano, Giovanni Maria Vian. Il pranzo "chiarificatore" tra Vittorio Feltri e Boffo, infatti, ha messo in allarme gli ambienti più vicini al governo della Santa Sede. Il rischio che il nome di Vian e, soprattutto, quello di Bertone possa essere esplicitato in una sede pubblica - ad esempio in occasione della convocazione a fine mese di Feltri davanti all’Ordine dei giornalisti - ha provocato un vero sussulto nelle stanze di San Pietro. Un timore recapitato ai vertici dell’esecutivo italiano.

Poche ore dopo, negli uffici d’Oltretevere, è stata letta con un sospiro di sollievo la precisazione di Feltri di mercoledì scorso: "Non conosco né Bertone, né Vian". Una puntualizzazione, però, che ancora non lascia tranquilli. Anche perché manca un ulteriore tassello per chiudere il "caso". La "tregua" tra ruiniani e bertoniani, infatti, non riesce a prendere forma. La richiesta avanzata dai primi - fa notare chi ha parlato con i due "contendenti" - di "pareggiare" il conto con il "siluramento" di Vian, al momento è stata respinta. Motivazione: negli uffici della Segreteria di Stato, nessuno riesce a prevedere la reazione del "licenziando". Il sospetto di una risposta scomposta con il convolgimento esplicito dei piani alti del Vaticano fa ancora premio sulla volontà di una "tregua". Tant’è che negli ultimi giorni è stata persino valutata un’altra opzione: quella di aprire la trattativa per concedere il "riscatto" a Boffo con un altissimo incarico nella galassia editoriale della Cei. La paura di un coinvolgimento ufficiale della Segreteria di Stato, insomma, mette il Cavaliere nell’insolita condizione di accedere al confronto in una posizione di forza. Anzi, in questa fase si sente addirittura al centro della "mediazione" in corso tra le "correnti" cardinalizie.

Non a caso il faccia a faccia di due settimane fa con Ruini - spiega chi frequenta il mondo della Conferenza episcopale - si è concentrato su questi aspetti. Ricostruire un dialogo anche con i vescovi italiani e massimizzare il profitto della battaglia tra i due fronti della Chiesa. Anche perché, il presidente della Cei Bagnasco - a differenza di Bertone il cui incarico alla segreteria di Stato non ha scadenze - dovrà tra poco più di due anni chiedere a Benedetto XVI il secondo mandato quinquennale.

© la Repubblica, 06 febbraio 2010


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