Nozze gay, 300.000 no a Parigi
di Marco Mongiello (l’Unità, 14 gennaio 2013)
Il progetto di legge del Governo socialista di Francois Hollande su matrimoni e adozioni omosessuali scatena la protesta della destra e della chiesa francese. Ieri centinaia di migliaia di persone hanno sfilato per le strade di Parigi dietro un grande striscione con scritto «tutti nati da un uomo e una donna».Tra i manifestanti, 340.000 per la polizia, 800.000 per gli organizzatori, diversi rappresentanti della chiesa francese, della destra dell’Ump, tra cui il neopresidente Jean-François Copé, e dell’estrema destra del Front National, anche se mancava la leader Marine Le Pen. In un corteo separato hanno sfilato anche gli integralisti cattolici dell’associazione Civitas. «Un padre e una madre, è elementare» recitavano alcuni cartelli. Già prima di vincere le elezioni presidenziali a maggio Hollande aveva promesso una legge su matrimoni gay e adozioni. In Francia dal 1999 esistono le unioni civili, i cosiddetti Pacs (Pacte civil de solidarité), che però non garantiscono gli stessi diritti dei matrimoni e soprattutto non permettono le adozioni. Per questo lo scorso 7 novembre il Governo ha varato il disegno di legge «Matrimonio per tutti», preparato dal ministro della giustizia Christiane Taubira, che dovrà iniziare ad essere discusso dal Parlamento a maggioranza socialista il prossimo 29 gennaio. Alcuni deputati socialisti avrebbero voluto inserire anche delle misure sulla procreazione assistita, ma alla fine l’esecu tivo ha deciso di rimandare la questione. Contro la legge però si è levata l’opposizione della chiesa, che considera il progetto di legge «un attentato alla famiglia». Anche ieri l’arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza episcopale francese, il cardinale André Vingt-Trois, ha dato il suo «sostegno e incoraggiamento» ai manifestanti. Alla sua battaglia si sono uniti il gran rabbino di Francia, Gilles Bernheim, il rettore della grande moschea di Parigi, Dalil Boubakeur, e il presidente della federazione protestante di Francia, Claude Baty. La destra dell’Ump, dopo un primo momento di esitazione, ha deciso di cavalcare il movimento. La manifestazione è «un test per Hollande perché si vede chiaramente che in Francia di sono milioni di francesi che probabilmente sono preoccupati per questa riforma - ha dichiarato ieri il presidente dell’Ump Jean-François Copé - non si può imporre dall’alto senza alcun dibattito un progetto che sconvolge profondamente l’organizzazione della famiglia in Francia da un punto di vista giuridico».
«LA MANIF POUR TOUS»
A rispondere è stata la ministra degli Affari sociali, Marisol Touraine, secondo la qualei «indubbiamente ci sono stati meno manifestanti di quanto speravano gli organizzatori». Quanto alla legge sui matrimoni omosessuali, ha aggiunto il ministro, «è un impegno del presidente della Repubblica. Si tratta di far fare un progresso molto significativo alla nostra società riconoscendo l’uguaglianza di tutti». In serata un comunicato dell’Eliseo ha fatto sapere che nonostante la manifestazione «consistente» il Governo non modifica la sua volontà di avere un dibattito al Parlamento per permettere il voto sul progetto di legge. Il17 novembre il movimento contrario alle nozze gay aveva tenuto una prima manifestazione con 70.000 persone a Parigi e altre 30.000 in altre città della Francia.
L’associazione che tiene le fila dell’organizzazione si chiama «La Manif Pour Tous», la manifestazione per tutti, parafrasando il nome della legge di Hollande. A guidarla è un personaggio televisivo cattolico, conosciuta con il nome d’arte Frigide Barjot, un giovane omosessuale ateo fondatore dell’associazione «Plus Gay Sans Mariage», Xavier Bongibault, e un’insegnante che dice di aver votato per Hollande e di essere di sinistra, Laurence Tcheng, che ha dato vita al suo movimento «La Gauche Pour Le Mariage Républicain».
Gli organizzatori ci tengono a prendere le distanze dall’estrema destra dei cattolici integralisti. «Avevamo chiesto alle autorità di farli sfilare dall’altra parte della Senna ma non ci hanno ascoltato», ha precisato all’Unità Caroline Bernot, una portavoce dell’associazione. «Noi chiediamo al governo un vero dibattito o un referendum - ha spiegato - nel diritto francese la famiglia è un’istituzione e non ha senso sposare due persone dello stesso sesso».