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A FREUD (1939), IN MEMORIA. IN UN’ITALIA IN PIENA CRISI OSSESSIVA ("DUE" PRESIDENTI DELLA REPUBBLICA GRIDANO "FORZA ITALIA" DAL 1994), E’ SPARITA LA PSICOANALISI. CHE GUAIO (Edoardo Sanguineti, Corsera 03.01.2010)!!!

PER GALIMBERTI, QUEL CHE RESTA DI FREUD E’ LA RASSEGNAZIONE: SAREMO SEMPRE NEVROTICI. L’apologia del presente continua - a cura di Federico La Sala

(...) cosa resta di Freud a settant’anni dalla sua morte? Rispondo: l’aver sottratto il disagio psichico alla semplice lettura biologica, l’averlo collocato sul piano culturale, l’aver intuito per effetto di questa collocazione che il disagio psichico si modifica di epoca in epoca (...)
domenica 3 gennaio 2010 di Federico La Sala
[...] dagli anni Settanta in poi, il disagio psichico ha cambiato radicalmente forma: non più il «conflitto nevrotico tra norma e trasgressione» con conseguente senso di colpa ma, in uno scenario sociale dove non c’è più norma perché tutto è possibile, la sofferenza origina da un «senso di insufficienza» per ciò che si potrebbe fare e non si è in grado di fare, o non si riesce a fare secondo le attese altrui, a partire dalle quali, ciascuno misura il valore di se stesso [...]
FREUD, KANT, (...)

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> PER GALIMBERTI, QUEL CHE RESTA DI FREUD E’ LA RASSEGNAZIONE ---- NEL REGIME DEL NARCISISMO DI MASSA, "PISICOANALISTI" IN CROCIERA NEL PANTANO "NOSTRUM"!!! - DA SAVONA A PALAMA DI MAIORCA (di Luciana Sica)

lunedì 19 aprile 2010

Il congresso si svolge a bordo di una nave, da Savona a Palma di Maiorca

E ora la psicanalisi se ne va in crociera

-  Umberto Galimberti: "Sembra un viaggio in quella terra confusa che oggi è
-  la psicoterapia, in balìa dell’instabilità di cui il mare è una bella metafora"

di Luciana Sica (la Repubblica, 16.04.2010)

Il nostro mare affettivo: la psicoterapia come viaggio: titolo brillante per un congresso. Tanto più se si tiene in crociera. E parlare degli itinerari dell’anima e nel frattempo andare per mare sarà anche vista come un’idea mediatica, ma non sembra neppure così malvagia. Perché l’impressione è un’altra, se diversi terapeuti escono da cenacoli ristretti, e si mostrano per quello che sono: "veri" e variamente attrezzati ad affrontare il dolore, senza disdegnare la dimensione del piacere. È su una nave - da oggi a martedì prossimo - che la Federazione italiana delle associazioni di psicoterapia ha scelto di tenere il quarto appuntamento congressuale. Salpa da Savona, per attraccare a Barcellona, Palma di Maiorca, Ajaccio: alla fine le adesioni sono state circa 400 (familiari compresi).

L’idea è venuta alla presidente della Federazione, Patrizia Moselli, che difende la metafora legata al mare, assai più del possibile effetto di risonanza che neppure la fa inorridire: «Il viaggio rappresenta il "percorso" della psicoterapia, un’avventura interiore dalle rotte imprevedibili, l’apertura di nuovi orizzonti mentali». Nessun sopracciglio sollevato, nessun timore di facili battute? No, dice la Moselli: «La nostra è un’associazione di associazioni, con una visione non unica ma unitaria della psicoterapia. Tutti hanno trovato interessante creare uno spazio vitale per un confronto aperto tra modelli teorici e clinici diversi. E poi, perché dovremmo infastidirci, se si parla di noi?».

È vero che qui non si tratta di psicoanalisti più o meno "classici", anzi per la maggior parte dei loro diretti concorrenti: post-cognitivisti, o anche terapeuti della famiglia e della bioenergetica, comunque rappresentanti di approcci ben riconoscibili (cognitivo, corporeo, integrato, analitico-dinamico, sistemico, umanistico). In più si è sempre coltivato il sospetto che anche tra queste scuole ci sia una certa competizione - visto che il mercato della psiche non è poi un’astrazione. Ora invece si ritrovano a navigare nelle acque del Mediterraneo. Umberto Galimberti, outsider del congresso anche se ospite di gran fama, ha un suo punto di vista di segno comunque problematico: «La crociera a me sembra un viaggio in quella terra confusa che è oggi la psicoterapia, in balia dell’instabilità di cui il mare è una bella metafora. Approderà su qualche terra sicura? Penso di no perché, come già ci avvertiva Eraclito: "Per quanto tu cammini e percorra ogni strada, non raggiungerai mai i confini dell’anima, tanto è profondo il suo logos"». Domattina Galimberti terrà una relazione su «Il viaggio della psicoanalisi-psicoterapia: dalle origini romantiche all’età della tecnica», estranea all’intonazione delle solite litanie: «Nello scenario contemporaneo, dominato dall’efficienza e dalla funzionalità, l’anima - che si alimenta anche di ciò che razionale non è - soffre. E allora: o il ricorso agli psicofarmaci, o il cammino più arduo della conoscenza di sé che avviene anche attraverso una rivisitazione delle proprie idee. Senza un loro vaglio critico, non è consentito comprendere il mondo in cui viviamo e i suoi rapidi cambiamenti... Ad esempio, non è il caso di pensare che oltre all’"inconscio pulsionale" di cui ci ha parlato Freud si sia formato un "inconscio tecnologico", che a nostra insaputa ci governa e di cui le varie scuole di psicoterapia ancora non si occupano?».

Cinque giorni di interventi, workshop, lectures, sessioni parallele. Con un finale a sorpresa: una video intervista con Zygmunt Bauman (a cura di Rodolfo De Bernart), legata al dibattito conclusivo sul tema del narcisismo nell’era post-moderna della liquidità dov’è proprio la dimensione dell’intimità - il "reciproco coinvolgimento" - a rischiare il naufragio.


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