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A FREUD (1939), IN MEMORIA. IN UN’ITALIA IN PIENA CRISI OSSESSIVA ("DUE" PRESIDENTI DELLA REPUBBLICA GRIDANO "FORZA ITALIA" DAL 1994), E’ SPARITA LA PSICOANALISI. CHE GUAIO (Edoardo Sanguineti, Corsera 03.01.2010)!!!

PER GALIMBERTI, QUEL CHE RESTA DI FREUD E’ LA RASSEGNAZIONE: SAREMO SEMPRE NEVROTICI. L’apologia del presente continua - a cura di Federico La Sala

(...) cosa resta di Freud a settant’anni dalla sua morte? Rispondo: l’aver sottratto il disagio psichico alla semplice lettura biologica, l’averlo collocato sul piano culturale, l’aver intuito per effetto di questa collocazione che il disagio psichico si modifica di epoca in epoca (...)
domenica 3 gennaio 2010 di Federico La Sala
[...] dagli anni Settanta in poi, il disagio psichico ha cambiato radicalmente forma: non più il «conflitto nevrotico tra norma e trasgressione» con conseguente senso di colpa ma, in uno scenario sociale dove non c’è più norma perché tutto è possibile, la sofferenza origina da un «senso di insufficienza» per ciò che si potrebbe fare e non si è in grado di fare, o non si riesce a fare secondo le attese altrui, a partire dalle quali, ciascuno misura il valore di se stesso [...]
FREUD, KANT, (...)

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> PER GALIMBERTI, QUEL CHE RESTA DI FREUD E’ LA RASSEGNAZIONE: SAREMO SEMPRE NEVROTICI. --- IL DOPPIO. SE L’IO CATTIVO ORDINA LA STRAGE (di U. Galimberti)

lunedì 1 giugno 2015

SE L’IO CATTIVO ORDINA LA STRAGE

La doppia personalità esiste, e si scatena quando la coscienza perde il controllo. La passione per le armi, come nel caso di Napoli, è un sintomo che deve allarmare

di Umberto Galimberti (la Repubblica D, n. 941, 30 maggio 2015)

      • Riguardo all’infermiere Giulio Murolo, autore della strage a Napoli, la neuropsichiatra Annamaria Nazzaro della Asl Roma F. ha parlato di una «personalità psicotica scissa, con delirio di onnipotenza espresso nella possibilità di determinare la vita degli altri... La personalità scissa nel suo caso si esprime in un "io buono", come un medico che in sala operatoria assiste i pazienti e li cura e un "io cattivo", con una passione maniacale per le armi... La passione per la caccia non c’entra, qui non si tratta di un cacciatore, ma di un cecchino, che abbatte i passanti con un tiro al bersaglio... Con la passione ossessiva per le armi che gli hanno trovato in casa andava perfezionando la sua mania di distruzione, poi esplosa». Ho avuto l’impressione che con queste parole la dottoressa abbia voluto tranquillizzare i cacciatori. A ogni modo, per fortuna, i miei due "io", quello buono e quello cattivo, non sono scissi. Quello buono è prepotente e tiene sottomesso quello cattivo con inaudita cattiveria. Il cattivo vorrebbe riempire la casa di coltelli, fucili, pistole e mitragliatori, ma quello buono non gli permette di acquistare neppure un temperino, anche perché le armi gli fanno paura, sa che sono strumenti di morte e che se anche gliele regalassero, le belle armi lucenti, il mio "io" buono, non le vorrebbe. Ovviamente la mia è una provocazione, però...
        -  Attilio Doni
        -  attiliodoni@tiscali.it

Condivido la diagnosi della neuropsichiatra, che mi pare corretta. Troppo spesso siamo sicuri della nostra identità, e questa sicurezza è tanto più solida quanto più rimossa è l’altra parte di noi stessi.

Il motivo della doppia personalità è presente nel mito, nella letteratura, nei flm, nella psicoanalisi, nell’immaginazione infantile (si pensi al "compagno immaginario" che i bambini inventano per dialogarci nei momenti di solitudine), in un gioco vertiginoso di ombre e specchi.

Come scrive Wendy Doniger in La differenza sdoppiata (Adelphi): «Le mitologie indù e greca abbondano di sdoppiamenti incentrati sull’identità di persone che in vario modo hanno subito una scissione. Queste storie affrontano problemi che interessano molte culture, compresa la nostra: quale risposta dare?». Questa domanda è ripresa da Massimo Fusillo in L’altro e lo stesso. Teoria e storia del doppio (Mucchi Editore), secondo il quale: «Si parla di doppio quando l’identità di un personaggio si duplica: uno diventa due. A questo punto sorge l’interrogativo: come si fa a essere ciò che si è?».

È quanto accade per esempio in La prodigiosa storia di Peter Schlemihl di Adelbert von Chamisso (1814), La principessa Brambilla di Ernst Hoffmann (1820-1821), Il sosia di Fëdor Dostoevskij (1846), Lo strano caso del Dr. Jekyll e del Sig. Hyde di Robert Louis Stevenson (1885), Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde (1891), La metamorfosi di Franz Kafka (1915). In questi romanzi è in gioco l’identità dell’Io, a proposito del quale Jacques Derrida scrive: «L’Io è sempre in certo qual modo uno pseudonimo», dietro il quale si agitano le più radicali domande su quel labile confine che delimita l’Io e l’altro da sé.

Si tratta di un confine che la psicoanalisi di Freud ha cercato di precisare distinguendo l’Io dall’Es e dal Super-io, mentre la psicologia analitica di Jung in qualche modo vi allude delimitando l’Io quale cerchio minore nel cerchio maggiore del Sé. Sempre in ambito psicoanalitico, lo studio più approfondito su questo tema è stato condotto da Otto Rank (Il doppio, Edizioni SE), per il quale il doppio è l’immagine rimossa di se stessi che, quando appare al soggetto, da un lato genera angoscia fino a incrinare la sicurezza della propria soggettività, dall’altro consente al soggetto di realizzare surrettiziamente i propri desideri più nascosti e rimossi, come il soggetto non oserebbe mai e come la sua coscienza non gli permetterebbe mai di agire. Ma quando la coscienza cala le sue difese, l’altra parte di noi stessi, con cui non facciamo mai i conti e mai ci rapportiamo, irrompe producendosi in gesti che noi tutti conosciamo nei nostri momenti d’ira, devastanti, quando non sono più controllati.

Quanto a coloro che detengono armi o si esercitano nei poligoni di tiro, ovviamente non è escluso che sia sottesa a questa passione, neppure troppo nascosta, la possibilità di uccidere. La stessa che anima i cacciatori che, per il piacer loro, privano noi tutti della gioia di vedere gli uccelli volare nel cielo e non consentono agli animali di abitare quei pochi boschi e foreste risparmiati dalla cementificazione. L’io cattivo, come lei lo chiama, già governa indisturbato l’io buono in molti di noi, e di volta in volta se ne vedono gli effetti devastanti, perché chi si rifornisce di armi o non rispetta la natura che ci circonda ha già di suo una natura governata dalla tentazione omicida. Che prima o poi può esplodere. La doppia personalità esiste, e si scatena quando la coscienza perde il controllo.


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