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EVANGELO E COSTITUZIONE. Politica e morale ....

GABRIELE DE ROSA (1917-2009): UN GRANDE PROTAGONISTA DELLA VITA DEMOCRATICA ITALIANA. Note sull’ultima intervista, sulla sua scomparsa (un articolo di Giovanni Grasso) e sul lavoro di storico (un articolo di Antonio Airò) - a cura di Federico La Sala

È morto ieri nella sua casa romana lo storico ed ex senatore Gabriele De Rosa. Aveva 92 anni. La camera ardente è allestita all’Istituto Luigi Sturzo, in via delle Coppelle a Roma. I funerali avranno luogo luogo domani alle 11,30 nella Chiesa di Sant’Agostino
mercoledì 9 dicembre 2009 di Federico La Sala
[...] Essenziale per De Rosa è a Palazzo Lancellotti, dove hanno sede «Le Edizioni di Storia e letteratura», la conoscenza e la frequentazione di don Giuseppe De Luca «sacerdote di una pietà rarissima e di un amore profondo, spesso struggente per la Chiesa». È tramite questo «prete romano» - come amava definirsi - che lo storico del movimento cattolico conosce don Sturzo. Il fondatore del Partito Popolare cercava un giovane che facesse per lui ricerche. «De Luca gli fece il mio nome, (...)

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> GABRIELE DE ROSA (1917-1992): UN GRANDE PROTAGONISTA DELLA VITA DEMOCRATICA ITALIANA. --- Il cardinale Silvestrini: «Ha avuto il coraggio della verità» (di Giovanni Grasso).

venerdì 11 dicembre 2009

le esequie di De Rosa

Il cardinale Silvestrini: «Ha avuto il coraggio della verità»

DA ROMA GIOVANNI GRASSO (Avvenire, 11.12.2009)

« Vorrei riuscire a morire oggi o domani con la semplicità e tranquil­lità di una fede divina», scriveva Ga­briele De Rosa nel suo diario del 26 marzo 2001. E queste parole sono state scelte dalla famiglia del gran­de storico cattolico, scomparso l’8 dicembre scorso - nel giorno anni­versario di matrimonio -, per il li­bretto della messa funebre, celebra­ta ieri mattina nella Chiesa di Sant’A­gostino, a poche centinaia di metri dalla sede dell’Istituto Sturzo che per De Rosa era una seconda casa.

Sull’altare maggiore, a officiare, il cardinale Achille Silvestrini. Conce­lebravano i vescovi di Terni Vincen­zo Paglia e di Piazza Armerina Mi­chele Pennisi, con numerosissimi sacerdoti, tutti legati da amicizia e stima al professore scomparso. Una funzione «semplice e tranquilla» che al Professore sarebbe piaciuta.

Il feretro era circondato da fiori bian­chi, il simbolo dei cattolici demo­cratici. Tra questi spiccava il cusci­no a fiori rossi dell’Istituto Gramsci. Accanto ai familiari - la moglie Sa­bine, che l’ha accudito con amore e dedizione fino alla fine, i figli e i ni­poti - molti politici cattolici, di ieri e di oggi: i senatori a vita Andreotti e Colombo, il sottosegretario alla pre­sidenza del Consiglio Letta, il vice­presidente del Csm Mancino. Poi Forlani, Gerardo Bianco, Signorello, Treu, Garavaglia, Segni, Ciccardini, Mazzotta (successore di De Rosa al­la presidenza dell’Istituto Sturzo), Jervolino, Duilio, Parisi, Morgando, Selva... Molti altri, trattenuti alla Ca- mera per le votazioni sull’autorizza­zione all’arresto di Cosentino, ave­vano fatto mercoledì visita alla ca­mera ardente. Ma non hanno fatto mancare, ieri in aula a Montecito­rio, l’omaggio deferente, osservando un minuto di silenzio in piedi, dopo un breve ricordo di Pierluigi Casta­gnetti.

Ma la schiera più nutrita in chiesa e­ra quella degli storici, la categoria a cui De Rosa sentiva di appartenere sopra ogni altra: colleghi, amici e al­lievi di tre generazioni. Tra questi Fonzi, D’Addio, Monticone, Malge­ri, Ignesti, Riccardi, Casula, Giova­gnoli, D’Andrea e molti altri. In un angolo, lo stendardo glorioso dei Granatieri di Sardegna, sotto le cui insegne De Rosa combattè a El Ala­mein e un gruppetto di granatieri con il caratteristico colletto rosso fuoco. E, ancora, il personale visibil­mente commosso dell’Istituto Stur­zo, tanti amici ed estimatori.

Nella sua omelia, Silvestrini ha par­lato di De Rosa come di una «perso­nalità gigantesca» e ha voluto met­tere in luce «gli aspetti morali» della sua esistenza, citando «il coraggio della verità negli studi» e la «presa di coscienza della grave situazione del­­l’Italia degli anni Quaranta», con la decisione di far parte della Resi­stenza romana. Una scelta che, ha ricordato il cardinale, De Rosa con­siderò sempre centrale e decisiva in tutti i momenti della sua vita suc­cessiva, segnati dall’impegno acca­demico, culturale e politico. Monsi­gnor Paglia ha aggiunto: «La fede di Gabriele nel Signore non era una scelta periferica, ma era al centro del suo cuore».


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