PAROLA POLITICA E PAROLACCE
di don Aldo Antonelli
Un ministro, semplice manovale d’azienda, dipendente di Berlusconi prima e più che ministro della repubblica, oltre a sfarfagliare sulla filosofia d’azienda, mentisce spudoratamente anche sui fatti. O non sa, il che è grave o sapendo mentisce, il che è ancora più grave. Ieri sera, con una faccia da bronzo da far invidia al peggiore dei bulli di quartiere, Alfano ha ripetuto il ritornello che Berlusconi stesso ama ripetere con ossessione cercando di convincere perfino se stesso: "Tutti i suoi guai giudiziari sono iniziati con la sua discesa in campo"! Falso, falso e falso.
Berlusconi viene indagato per traffico di stupefacenti, undici anni prima della nascita di Forza Italia. Nel 1983 (l’accusa è archiviata). È condannato in appello (e amnistiato) per falsa testimonianza nel 1989, venti anni fa. Nel 1993, un anno prima della sua prima candidatura al governo, la procura di Torino già indaga sul Milan e i pubblici ministeri di Milano sui bilanci di Publitalia. Al di là di queste date, è documentato dagli atti giudiziari che Silvio Berlusconi e il gruppo Fininvest finiscono nei guai non per un assillo "politico" dei pubblici ministeri, ma per le confessioni di un ufficiale corrotto del Nucleo regionale di polizia tributaria di Milano. Ammette che le "fiamme gialle" hanno intascato 230 milioni di lire per chiudere gli occhi nelle verifiche fiscali di Videotime (nel 1985), Mondadori (nel 1991), Mediolanum Vita (nel 1992) , tutti controlli che precedono l’avventura politica dell’Egoarca.
Di fronte a questo diluvio a cascata di menzogne il cardinal Bertone, da parte sua, trova scandaloso che qualcuno dica "parolacce". Per la sua morale la parolaccia è più grave della menzogna; ho l’impressione che sia rimasto un bambino mai cresciuto. Ciò che lo preoccupa è la politica di facciata e non il vuoto della politica e ancor meno la politica asservita agli interessi aziendali e personali dell’Egoarca. Lo preoccupano le parole scorrette che offendono il galateo e non le parole mendaci che stravolgono e imprigionano le coscienze e ancor meno le leggi ad personam che istituzionalizzano e consacrano ruberie, falsi in bilancio e abusi di potere.
Qui ritorna anche il discorso sulle parole, meglio, sulla parola, ma ad un altro e ben più alto livello. La filosofa spagnola Maria Zambrano ha analizzato bene il legame profondo che c’è tra la parola e la politica, così che una parola degradata e vuota produce una politica fatta di menzogna e di violenza. Marco Campedelli, sul notiziario della rete Radié Resh ("In Dialogo" - settembre 2009), si chiede perché la parola sia fonte sorgiva per la politica e risponde: «Per il fatto che la parola nella sua costituzione essenziale è parola dialogica, parola come relazione, e dunque parola che crea la polis, la città degli uomini».
Prosegue: «Una politica inumana, disumana, nasce da una parola che ha perso il senso, una parola la cui dimora è stata abbandonata dalla vita. E’ allarmante come nel nostro Paese una massa di persone siano attratti e affascinati da "Signori nessuno" che infilano una dopo l’altra come perle in una collana, parole piatte, vuote e più drammaticamente parole violente e disumane. Pensiamo come il nostro Nord-Est sia la patria della Lega. Se noi analizzassimo il linguaggio della Lega capiremmo che il rapporto tra parola e violenza, tra parola ed esclusione, tra parola e discriminazione è all’origine di un modo nuovo di "pensare" dove la parola caccia dalla sua dimora il "Tu" e vi pone al centro il trono grottesco dell’"Io"».
Se il cardinal Bertone avesse parlato, per esempio, in questi termini, avrebbe dato prova di esser cresciuto e avrebbe dato testimonianza di una Chiesa che è chiamata dal vangelo a pronunciare parole di senso, parole di vita, parole di profezia. Smettendo i panni del bandidore di moralismi vuoti e di parole banali.
Aldo Antonelli