Lo psicanalista Recalcati
“Nessun erotismo né passione, solo perversione”
di Wanda Marra (il Fatto, 18.09.2011)
"Nessun erotismo, nessuna arte della seduzione, nessuna passione. Nel sesso quest’uomo cerca piuttosto la prova della sua esistenza”. Dunque, “il vero luogo del bunga bunga non è il letto, ma il sacrario, il mausoleo cimiteriale dove si prepara illusoriamente un posto nell’eternità”. Massimo Recalcati, psicanalista lacaniano così legge la figura (e la patologia) di Berlusconi, anche alla luce delle ultime vicende emerse dalle intercettazioni. Un crescendo angosciante di ossessione sessuale, che viene prima di ogni altra cosa, che copre ogni realtà (“Sono uno che non fa niente che possa essere assunto come notizia di reato... a me l’unica cosa che mi possono dire è che scopo”, diceva B. in una telefonata a Lavitola). Una “schiavitù” compulsiva e inesorabile che altro non è che “un potente rimedio nei confronti della sua angoscia della morte”.
“Perversione” la definisce tecnicamente Recalcati. Che spiega: “La prestanza fallica del proprio corpo è l’unico suo vero tarlo”. E dunque, non stupisce che arrivi a dire “faccio il premier a tempo perso”: “Come potrebbe dedicarsi, se non a tempo perso, ad altro? - spiega lo psicanalista - Magari ad assicurare un’immagine dignitosa delle istituzioni e una guida al governo del nostro paese... Meglio fare “girare la patonza” (testuale in un’altra intercettazione, ndr), l’amuleto che lo protegge dalla morte, assicurandogli di essere ancora vivo”.
Recalcati usa le stesse parole del premier citando “la moltiplicazione affannosa dei corpi”, “la ricerca incestuosa (‘ho due bambine’) e vampiresca della loro giovinezza (‘a 29 anni è già vecchietta’), la verifica ossessionata della propria resistenza fallica (‘me ne sono fatte otto’), per spiegare un punto centrale: “Il godimento perverso di S.B.” non dà in realtà “alcuna soddisfazione”, ma esige “la sua ripetizione compulsiva”. Per questo, lo psicanalista mette in relazione “il rituale del bunga-bunga” con “il sacrario monumentale che S.B. ha edificato nella sua villa di Arcore”. Con un’immagine forte: “Una specie di viagra di marmo che dovrebbe permettere all’uomo, mortale come tutti, di erigersi come un fallo gigante nell’eternità”.
Insomma, il sesso non è altro che un tentativo disperato di esorcizzare la morte: “Tutta la tragica e farsesca verità del bunga bunga” dunque è “in quest’esorcismo dello spettro della morte”, come “nel rifiuto del tempo che passa”. Altro che il tanto sbandierato “amore per le donne” che dovrebbe creare invidia e ammirazione. Dietro questo, infatti, “si nasconde un uso psicofarmacologico e non erotico dei corpi femminili”. Per questo, come avviene frequentemente in questi casi clinici, spiega Recalcati “gli fa perdere la testa esponendolo ai comportamenti più autolesivi, rendendolo, per esempio, vittima di ricattatori senza scrupolo”. Dunque, nessuna gioia, nessuna vitalità. Solo l’angoscia “che trasuda da questo corpo anziano”: “Il vero padrone non è lui, ma è, come per tutti, la morte”.